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Leonard Berberi per il “Corriere della Sera”
Esterno giorno, Sesta strada, Manhattan, New York, 3 aprile 1973. «Hey Joel, sono Martin Cooper», dice un signore in giacca, cravatta e sguardo vispo. «Ciao Martin», risponde una voce da questo aggeggio di 23 centimetri e un chilo di peso, senza schermo e che ha bisogno di una decina d' ore per caricare la batteria.
«Ti sto chiamando da un telefono cellulare, un vero telefono cellulare, uno di quelli che si tiene in una mano, portatile, senza filo!», esclama Cooper. Dall' altra parte seguono alcuni secondi di silenzio. E la consapevolezza che la gara tecnologica è terminata, vinta proprio da chi aveva appena telefonato.
Il nuovo mondo delle telecomunicazioni parte così. In una giornata primaverile grigia e fresca di 45 anni fa, nel traffico di una strada di una metropoli statunitense. Non è un momento casuale, a dire il vero, ma non c' è nemmeno la piena consapevolezza di quello che è appena successo. Non in Martin Cooper, ingegnere della Motorola che ha appena finito quella che è la prima telefonata senza fili nella storia dell' umanità.
Una chiamata, a suo modo spietata, al rivale Joel S. Engel, capo del programma di ricerca sui telefonini di un altro colosso a stelle e strisce, At&t. Perché sia Cooper/Motorola sia Engel/At&t stanno lavorando da mesi sulla realizzazione di un dispositivo che consenta le telefonate senza stare attaccati a una presa. «Ma Engel e il suo team del Bell Labs pensavano di installare l' apparecchio portatile nelle automobili, cosa che avrebbe finito per intrappolarci non soltanto a casa e negli uffici, ma anche dentro i veicoli!», ricorda oggi Cooper.
«Per me non aveva davvero senso: quello che dovevamo fare era realizzare una tecnologia per consentire alle persone di parlare in qualsiasi posto, senza alcun tipo di restrizione fisica».
Anche se il rischio di finire intrappolati dal cellulare, 45 anni dopo, è ancora quanto mai attuale. L'ingegner Cooper lavorò con i suoi colleghi per tre mesi a un modello che rendesse obsoleto quello pensato da At&t: nacque così il prototipo del «DynaTAC», un apparecchio dalle dimensioni di un mattone che quel 3 aprile 1973 funzionò perfettamente.
Ci vollero però una decina d'anni per mettere in commercio il primo esemplare di telefonino, rimpiazzato poi dal modello 8000X (che costava, ai valori correnti, quasi 10 mila dollari) e nel 1989 dal MicroTAC. Poi arrivò Nokia che con il suo 3210 sbaragliò tutti.
Quindi rispose Motorola con il sottilissimo Razr.
Fino a quando spuntarono gli smartphone e, nel 2007, quel 3G iPhone di Apple che cambiò il nostro modo di trascorrere le giornate. Se 10 anni fa in tutto il mondo vennero venduti 122 milioni di aggeggi, nel 2017 sono stati 1,54 miliardi. E l'ingegner Cooper? Oggi ha 89 anni ed è molto attivo su Twitter con un account abbastanza esplicito (@MartyMobile). E sì, conserva sulla scrivania tutti i modelli di cellulare. «Mattone» compreso.
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