DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E…
1. TIZIANA CANTONE, SBLOCCATO L’IPHONE: NEI MESSAGGI LA VERITÀ SU SUICIDIO E VIDEO HOT
Marilù Musto per www.leggo.it
I carabinieri sono stati precisi: hanno «scavato» in maniera chirurgica perché già sapevano che in quell’iPhone 5 ci sarebbe stata la verità. L’hanno trovata intatta, tra i messaggi vocali di Tiziana Cantone registrati prima che si lasciasse morire impiccata all’attrezzo da ginnastica della tavernetta.
E per aprire il cellulare di Tiziana Cantone è stato usato un trucco informatico identico a quello utilizzato dall’Fbi per aprire lo smartphone del killer di San Bernardino. Niente spedizioni di telefoni oltre Oceano, niente richieste di aiuto alla Apple. Solo tecnica e algoritmi.
Si compone così l’ultimo anello della catena di un’indagine per istigazione al suicidio di Tiziana che non vede ancora nessun indagato, ma punta dritto verso la definizione del ruolo dell’ex fidanzato Sergio Di Palo. Una storia che corre sul filo della rete internet: prima con la condivisione dei filmati hot della bella trentunenne di Mugnano di Napoli - protagonista di giochi sessuali con alcuni uomini - finiti in pasto alla rete, poi la negazione da parte di Whatsapp di fornire il brogliaccio dei messaggi agli avvocati di quattro ragazzi di Battipaglia accusati da Tiziana di aver diffuso i video con scene di sesso e, infine, i segreti nell’inviolabile cellulare che lei aveva spento prima di suicidarsi.
2. VIDEO HOT, SBLOCCATO IPHONE DI TIZIANA
Marilù Musto e Marco Perillo per www.ilmattino.it
La chiamano brute force, forza bruta, ed è un algoritmo in grado di risolvere un problema informatico verificando tutte le soluzioni teoricamente possibili fino a che si trova quella corretta. Un baco, un bug, utilizzato dagli inquirenti sull'iPhone 5 di Tiziana Cantone, in grado di far andare oltre i dieci tentativi che controllano la firma digitale di un dispositivo per l'accesso a dati.
Perché il problema era questo: l'automatica cancellazione della chiave d'accesso dopo dieci tentativi. Se i codici erano errati, ne conseguiva l'impossibilità di leggere le informazioni criptate. Ne sono venuti a capo così gli inquirenti campani, forse utilizzando un metodo già usato dagli investigatori dell'Fbi americana per il caso della strage di San Bernardino, nel dicembre 2015. Destò scalpore, in quel caso, il rifiuto della Apple a collaborare alle indagini, adducendo motivi di privacy e spiegando che era impossibile bucare un iPhone con dispositivo iOS 8 o superiore. In effetti, da come abbiamo visto, non è proprio così.
TERESA GIGLIO MADRE DI TIZIANA CANTONE
Come nel caso di Tiziana, anche lo smartphone utilizzato dai killer di San Bernardino era un iPhone 5 che proteggeva i dati utilizzando una chiave derivata dalla combinazione di un Id conservato nel processore del device e di un Pin di quattro cifre impostato manualmente. Brute force a parte, sono emerse negli ultimi tempi varie modalità che gli agenti americani potrebbero aver utilizzato per accedere ai dati senza l'aiuto dell'azienda madre. La prima è l'utilizzo di un firmware modificato, un programma basato su una sequenza d'istruzioni per effettuare quello che in gergo tecnico viene definito il jailbreak.
Eppure la Apple non si sarebbe fatta fregare da un firmware non certificato dall'azienda produttrice. E allora? Si è parlato del ricorso a un laser che, in particolare, potrebbe essere stato in grado di rimuovere uno dei sottili strati del processore dell'iPhone, rivelando la chiave nascosta e accedere ai dati senza utilizzare il Pin.
Insomma, non certo un gioco da ragazzi e non a caso si è parlato di un esborso di milioni di dollari da parte dell'Fbi per raggiungere il suo obiettivo. Ironia della sorte, pochi mesi dopo un ricercatore di Cambridge, Sergei Skorobogatov, ha dimostrato di poter leggere i dati contenuti in uno dei telefonini Apple avendo accesso fisico al dispositivo e usando apparecchiature acquistabili ovunque per meno di 100 eu
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