DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Il. Sa. per il “Corriere della Sera - Edizione Roma”
Bandi anticipati via mail all'imprenditore amico. Affidamenti dagli importi artificialmente frazionati per evitare gare d'appalto e favorire il solito imprenditore. Corsie privilegiate per informarlo e aggiornarlo sulle iniziative del ministero dell'Istruzione (incluso veicolargli l'elenco di scuole destinatarie di nuovi fondi).
Inizierà il 14 febbraio il processo nei confronti dell'ex presidente della Dire e dell'Istituto di Ortofonologia Federico Bianchi di Castelbianco, titolare di una serie di appalti ministeriali viziati, secondo la Procura, da un accordo corruttivo.
In aula, con lui, Giovanna Boda, ex dirigente dell'Istruzione, non ancora tornata alla normalità dopo il tentativo di suicidio (il 14 aprile 2021) all'indomani delle prime perquisizioni disposte dai magistrati. Più altre undici persone accusate a vario titolo di corruzione, turbativa d'asta e rivelazione di segreto d'ufficio.
Per favorire Bianchi di Castelbianco Boda avrebbe ricevuto soldi e favori a partire dal 2018. L'editore avrebbe saldato, per fare qualche esempio, i 9.700 euro per «trattamenti» estetici di Boda, i 47.500 euro relativi «al noleggio a lungo termine della Mercedes Benz», i circa 27mila euro spesi in viaggi, i 104mila e passa euro per l'autista. Cifre alle quali si sommerebbe la disponibilità «della carta di credito prepagata... e impiegata per spese di carattere personale» di 39mila euro circa. Più varie promesse di pagamento (per il mutuo, per le bollette, per l'affitto di una baita e altro) che il pm Carlo Villani include nello scambio corruttivo.
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Non ci sarà, invece, Valentina Franco, la factotum di Boda che, dopo aver scelto di collaborare con i magistrati, ha chiesto di patteggiare. Più altri cinque indagati che, allo stesso modo, hanno scelto di patteggiare.
Dall'inchiesta era emersa una sorta di «dipendenza» di Boda da Bianchi di Castelbianco che si sarebbe dato da fare in epoca Covid persino per farla vaccinare in Israele (assieme a famiglia e collaboratori), dove i tempi si annunciavano più rapidi. Secondo l'accusa l'ex dirigente ministeriale avrebbe ricevuto a vario titolo circa tre milioni di euro in cambio di affidamenti per 23,5 milioni di euro all'editore. «Non ricordo le singole dazioni - aveva detto Boda nel corso dell'interrogatorio reso ai pm quest' anno -. Avevo perso il senso della realtà, ma non mi sono arricchita perché molte volte ho rimandato indietro i soldi».
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