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1.PESCARA, IN TRIBUNALE CON UNA PISTOLA: “VOLEVO DOCUMENTARE LA SCARSA SICUREZZA”
MARIO FERRI PISTOLA TRIBUNALE PESCARA
E’ entrato con una pistola in tribunale per dimostrare la poca sicurezza dopo la strage di Milano. E’ successo a Pescara. Dove Mario Ferri, detto Falco conosciuto per le sue invasioni nei campi di calcio di mezzo mondo, è entrato nel palazzo di giustizia nascondendo una pistola a salve filmando tutto.
Varcata la soglia, si è diretto in un’aula dove si stava tenendo un’udienza al pieno terra. E’ uscito e in ascensore si è filmato allo specchio mentre teneva in pugno la pistola. Poi si è introdotto in un ufficio per mostrare come sia facile accedere agli atti. E infine ha pubblicato sulla sua pagina Facebook una foto del ‘blitz’ per dimostrare – a suo dire – le falle nel sistema sicurezza.
Falco – 26 anni, di Montesilvano (Pescara) – era sottoposto a provvedimenti cautelari per sentenze precedenti, legate soprattutto alle sue invasioni. La più clamorosa quella compiuta a luglio 2014, quando venne arrestato in Brasile per l’incursione durante Belgio-Stati Uniti. Mentre nelle scorse settimane è riuscito a invadere, indossando la solita maglietta di Superman, perfino l’Isola dei Famosi, in Honduras. Nel 2011 era stato raggiunto da un provvedimento di Daspo, di cinque anni, per gli eventi sportivi nazionali e non. E per la sua “invasione armata” al tribunale di Pescara è stato denunciato dai carabinieri per evasione dai domiciliari e procurato allarme.
2.TRIBUNALE DI ROMA: FALDONI INCUSTODITI E PORTE APERTE
Tommaso Rodano per "il Fatto Quotidiano"
tribunale fallimentare di roma
La passeggiata tra i corridoi del Tribunale civile di Roma si svolge in un silenzio surreale. Nessun controllo, nessuna misura di sicurezza; nemmeno il giorno dopo la strage di Milano. I lunghi rettilinei sui tre piani della cittadella giudiziaria sono praticamente deserti. Sui lati ci sono gli armadi degli archivi. Alcuni sono spalancati, con i faldoni in bella vista. Poi ci sono gli uffici dei magistrati: li potrebbe raggiungere chiunque, in qualsiasi momento.
Il palazzo di giustizia è nel quartiere Prati, in centro. Una rocca senza mura e senza guardiani. Se il trauma di Milano ha portato una piccola novità, rispetto alle abitudini consolidate, è la frequenza con cui gli agenti dei carabinieri si affacciano sugli ingressi di via Lepanto e viale Giulio Cesare. Ma sono pochi. Soprattutto la mattina, quando gli uffici sono aperti al pubblico, controllare il flusso di persone che entra è impossibile. Oltre alla quasi totale assenza di forze dell’ordine, mancano gli strumenti basilari di sicurezza: non c’è nemmeno un metal detector.
Si può passare in ogni momento, portando con sé qualsiasi tipo di oggetto. Il primo tentativo di entrare, quando gli uffici giudiziari sono ancora aperti al pubblico, è a colpo sicuro: si ha la certezza di passare inosservati nel via vai di avvocati, magistrati e persone comuni. Il secondo tentativo, dopo quello che dovrebbe essere l’orario di chiusura, è appena più temerario.
Gli ingressi pedonali sono chiusi e bisogna tentare da quello da cui passano le auto. La prima prova fallisce per l’intervento di un carabiniere. Ma basta girare l’angolo e ritentare dopo qualche minuto, contando sulla distrazione del personale nella guardiola: nessuna opposizione, si entra di nuovo. A quel punto chi fosse riuscito a introdursi nel tribunale con cattive intenzioni, avrebbe un solo eventuale problema, quello di orientarsi nei tre piani del palazzo.
TRIBUNALE PENALE DI ROMA IN PIAZZALE CLODIO
C’è praticamente di tutto: tredici sezioni della giustizia civile, quattro sezioni del lavoro e una sezione del diritto fallimentare. E ancora: le cancellerie, gli uffici dei dirigenti e le stanze dei magistrati. Tutte facilmente raggiungibili; alcune addirittura con le porte aperte. Dentro l’ufficio “del giudice incaricato”, come si legge sull’ingresso spalancato, non c’è nessuno. Una scrivania e un buon numero di quadri alle pareti. Arredamento essenziale. Sedie bianche e blu, stracolme – come le librerie – di fascicoli con nomi e cognomi sulla copertina.
Non solo un criminale potrebbe entrare per fare male, qui dentro, ma potrebbe anche mettersi a rubare senza nessun disturbo. Pile e pile di atti giudiziari sono sparpagliate lungo i corridoi. Con un minimo di cautela, c’è tutto il tempo di mettersi a frugare: alcuni armadi sono aperti, per gli altri basta far scivolare le ante; nessuno è chiuso a chiave. Il Tribunale civile di Roma, verrebbe da dire, è l’unica istituzione della città dove la trasparenza è totale.
In piazzale Clodio, nella sezione penale, va un po’ meglio. L’ingresso dedicati al pubblico è presidiato da una guardiola, che effettua la prima selezione. Poi si deve passare attraverso un metal detector e lasciare un documento. Dopo le 14 per entrare serve un accredito. Ma anche in questo caso, c’è un trucco: un piccolo corridoio che parte da via Golametto e introduce a un ingresso minore, con un solo gabbiotto della sicurezza. Chi si riesce a mimetizzare tra avvocati e magistrati può entrare eludendo i controlli.
3.SPARI TRIBUNALE: GRATTERI, CONTROLLI METAL DETECTOR A TUTTI
(ANSA) - Per rendere più sicuri i palazzi di giustizia occorre utilizzare la Polizia penitenziaria, "come i Marshall americani", e istituire controlli al metal detector per tutti, anche a "presidente di tribunale e capo della polizia": nessun "lei non sa chi sono io". Così all'ANSA Nicola Gratteri, procuratore aggiunto di Reggio Calabria, rifacendosi alla proposta di trasformare la Polizia penitenziaria in Corpo di polizia di giustizia, redatta dalla sua Commissione per la revisione delle normative antimafia.
METAL DETECTOR - TRIBUNALE DI MILANO
"In questa riforma che il presidente Renzi mi ha dato e mi ha delegato abbiamo previsto" la "trasformazione da polizia penitenziaria a corpo di giustizia come i Marshall americani, cioè coloro che si occupano della sicurezza dei magistrati ma si occupano anche della sicurezza dei palazzi di giustizia", ha spiegato Gratteri a margine dell'evento "Colloqui del Forte di Bard", in Valle d'Aosta. Il magistrato ha auspicato un sistema in cui "non esiste una differenza sostanziale tra chi è magistrato e chi è poliziotto o chi è avvocato, indagato o imputato. Tutti passano sotto al metal detector. Dove nessuno può dire 'lei non sa chi sono io', dove anche il presidente del tribunale, anche il capo della polizia è sottoposto a passare al controllo del metal detector".
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