“L'INSEDIAMENTO DI TRUMP ASSUME LE SEMBIANZE DEL FUNERALE DELLA DEMOCRAZIA IN AMERICA, SANCITO DA…
Dagoreport
Si racconta di un Mario Draghi furioso stamane negli incontri preliminari alla cabina di regia sull'emergenza Covid. Dopo le ennesime sportellate tra Salvini e Speranza, grillini e leghisti, aperturisti e rigoristi, Mariopio stava per mettere mano alla fondina.
Ha preso per le orecchie i leaderini della maggioranza traballante che sostiene il suo governo e li ha strigliati: "Mi chiedete di restare a palazzo Chigi ma come posso andare avanti se non è possibile dare un indirizzo politico al governo sulla gestione dell'emergenza? Litigate su tutto, quando servirebbe un'unica direzione. Abbiamo bisogno di fare sintesi per l'emergenza pandemica e il Pnrr ma ogni ora, in Consiglio dei ministri o altrove, vi mettete a litigare".
La frustrazione di Draghi, che da mesi assiste al wrestling permanente tra i suoi stessi ministri, è rivolta anche ai cosiddetti "filo-draghiani" alla Giorgetti che, proprio nei momenti di difficoltà, invece di gettare acqua sul fuoco, si allineano ai diktat del partito alimentando tensioni e confusione, come sull'obbligo vaccinale per gli over 60.
Mariopio, che a causa delle beghe da pollaio nel governo si è fatto intontire dalle sirene del Quirinale, sa che l'Unione europea e i mercati lo vogliono alla guida del governo. Da uomo del "Sistema", conosce i meccanismi e il valore della fiducia nei rapporti internazionali. È il garante dei maxi prestiti dell'Ue all'Italia: se non c'è lui a far carburare ministri e ministeri, la seconda rata per il Pnrr la rimiriamo in cartolina. Anche perché i buoni propositi italiani sono fissati sui documenti ufficiali consegnati a Bruxelles ma vanno trasformati in realtà.
Chi s'assume questo onere? Chi, se non Mario Draghi dall'alto della sua autorevolezza, può imprimere una chiara direzione di marcia? Inchiavardarlo a palazzo Chigi è una pre-condizione. Poi occorre il condimento: ovvero un programma di governo alla tedesca, una sorta di "patto di coalizione" scritto, magari in pochi punti, per fissare le priorità di un esecutivo che resta d'emergenza.
Il cetriolo aleggia sui leader della maggioranza: devono trovare un accordo. Come ha ammonito quel vecchio filibustiere del Transatlantico che è Paolo Cirino Pomicino "bisogna azzerare ogni steccato, cercare il miglior garante dell'unità del Paese. Le tifoserie, le presunte convenienze, sono veleno".
A destra permane la spaccatura tra Salvini e Meloni con la "Ducetta" che vuole spingere Draghi al Quirinale per andare a votare ed è pronta a impallinare la candidatura di Berlusconi. Ai suoi ha confidato che il Cav "non passerà". A sinistra è calato il gelo tra Letta e Conte, e non solo perché Peppiniello Appulo non ha le redini dei gruppi parlamentari M5s. I cinquestelle, da Conte a Di Maio, sono compatti nel non volere Draghi al Colle (come auspicato da Letta) perché temono come la peste il voto anticipato.
conferenza stampa di fine anno di mario draghi 7
E a quel punto bye bye seggio e stipendio. Il cerchio si è stretto: per tenere Mariopio al volante del governo bisogna mettergli a disposizione una macchina che non si ingolfi a ogni curva. I partiti sapranno deporre capricci ideologici e rivendicazioni puerili per consentire al governo di affrontare le emergenze (covid e Pnrr) a seguito delle quali è stato formato?
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