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Estratto dell’articolo di Claudia Guasco per “Il Messaggero”
Il primo consiglio degli esperti è: «Niente panico». Anche se è la reazione immediata, e comprensibile, quando si riceve una telefonata dalla banca con la quale un operatore avverte che un malintenzionato ha tentato di accedere al proprio conto online. «Bisogna fermarsi e riflettere. Soprattutto, avere ben presente che nessun istituto di credito chiederà mai a un cliente di confermare le credenziali a voce o tramite un sms», spiega un investigatore.
Agitazione e capacità di persuasione dei truffatori però spesso hanno la meglio, come nel caso di una venticinquenne di Umbertide, in provincia di Perugia, che nel 2021 si è vista azzerare il conto. Non ha più recuperato i 3.500 euro sottratti e non ha ottenuto nemmeno la rivincita in Tribunale: il presunto autore del raggiro è stato assolto due giorni fa, le prove a suo carico si sono rivelate insufficienti.
La vicenda risale al 2021, quando sul telefono della ragazza arriva un messaggio di allerta per tentata intrusione al proprio conto corrente. L'sms è ben confezionato e credibile, il numero è quello dell'istituto collegato alle operazioni di home banking. Esorta a cliccare su un link, inserendo quindi il codice utente e il Pin. La giovane è colta alla sprovvista e non ha il tempo di valutare la situazione poiché, a stretto giro, riceve la chiamata di un sedicente operatore del gruppo che la esorta ad accelerare la procedura.
Lei esegue, salvo poi scoprire che i codici non servivano per trasferire il denaro su un conto sicuro, bensì per prosciugare i suoi risparmi. In pochi minuti ha fornito le chiavi di accesso a due prelievi da 900 e 2.500 euro, tutta la liquidità di cui disponeva. La vittima denuncia e partono le indagini, che permettono di risalire al titolare della carta prepagata: indagato per frode informatica e accesso abusivo a sistema informatico, va a processo. Che finisce con un'assoluzione.
«Impossibile dimostrare che l'autore della truffa fosse effettivamente il possessore della carta prepagata sulla quale sono transitati i soldi», hanno stabilito i giudici. «Era un processo indiziario, non c'erano vere e proprie prove a carico dell'imputato», spiega il suo avvocato Luigi Costa. […]
L'unico indizio a carico dell'imputato è che i soldi sono arrivati sulla sua carta prepagata, peraltro inutilizzata da tempo. Di quel denaro si è persa traccia, non si sa se l'uomo l'abbia prelevato dal momento che è confluito su un conto estero e non è da escludere, sostiene la difesa, che sia stato a sua volta vittima di criminali informatici. «La Procura non è stata in grado di ricostruire il giro dei soldi, i restanti indizi non erano sufficienti per una condanna», sintetizza Costa.
La venticinquenne è caduta, come altre 16.000 persone nel 2023, in una delle cyber trappole più insidiose: lo spoofing telefonico, utilizzato per contraffare il mittente di messaggi, telefonate e posta elettronica. La chiamata sembra provenire da una banca o da una compagnia di assicurazioni, in realtà viene effettuata via internet tramite tecnologia VoIP che consente di configurare la visualizzazione di un numero in uscita sul display del ricevente nell'impostazione dell'account. […]
Il giro d'affari complessivo è imponente: l'anno scorso in Italia la cybercriminalità ha messo a segno 137 milioni di profitti illegali, con un incremento del 20%. Determinante nel recupero dei soldi perduti è la tempestività della denuncia, quanto al reintegro della somma da parte degli istituti a inizio marzo la Cassazione ha messo un punto fermo. […]
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