terroristi tunisini

NON CI POSSO CREDERE! - “SONO DELL'ISIS MA NON SI POSSONO ARRESTARE" - IL TRIBUNALE DI TORINO HA ORDINATO MISURE CAUTELARI NEI CONFRONTI DI 5 TERRORISTI TUNISINI MA LA DECISIONE NON PUO’ ESSERE ESEGUITA PER QUESTIONI PROCEDURALI - GLI INDAGATI POSSONO RICORRERE IN CASSAZIONE

Giuseppe Legato e Massimo Numa per “la Stampa”

 

CASSAZIONE

Cinque tunisini dovrebbero essere arrestati per terrorismo internazionale per avere costituito un'efficiente cellula dell' Isis tra Torino e Pisa. Lo ha deciso il Tribunale della Libertà che ha accolto la richiesta delle misure restrittive avanzate dalla Procura di Torino (dopo il primo «no» di un gip) ma che, per ora, non possono essere eseguite. Nessun mistero, solo l'applicazione della legge.

 

propaganda isis

I cinque tunisini hanno infatti ancora tempo per presentare ricorso in Cassazione e solo la Suprema Corte potrà decidere il loro destino. L'indagine dei Ros, coordinati dal pm Andrea Padalino, era partita attraverso l' analisi del profilo Facebook di Bilel Chihaoui, 27 anni, residente a Torino ma arrestato in Toscana e infine espulso il 19 agosto 2016. Precedenti per droga, un' iscrizione fantasma all' Università e una vita disperata tra San Salvario e Rivalta, dove vivevano gli altri della cellula affiliata all' Isis.

 

miliziani Isis

Due sono morti combattendo o sotto i bombardamenti alleati sul fronte siro-iracheno. Scomparsi tra il 2015 e il 2016, celebrati sui social come «martiri»: Wael Labidi e Khaled Zeddini. Dai palazzoni popolari di Rivalta, dove entrambi abitavano con altri ragazzi come loro, si erano arruolati nelle milizie dell' Isis. Anche loro universitari. Partiti entrambi il 21 febbraio 2015, avevano raggiunto in aereo la Turchia. Morirono entrambi nel volgere di pochi mesi.

 

L'ultimo fu Labidi. Si era iscritto a Palazzo Nuovo per avere la borsa di studio e il permesso di soggiorno. Mai visto, infatti, in un' aula per seguire le lezioni o sostenere esami. Idem Bilel. Si rammaricava - sempre su Facebook - di non avere seguito la loro sorte «gloriosa», entrambi erano infatti «leoni». Ma lui prometteva di fare un attentato suicida in Italia e lasciò Torino per la Toscana.

 

polizia carabinieri

I Ros del colonnello Michele Lorusso e del suo vice Massimo Corradetti, che ne seguivano le mosse lo raggiungono e lo arrestano per terrorismo. Pochi giorni dopo l' espulsione. I suoi complici Nafaa Afli, 26 anni, ora agli arresti domiciliari per droga a Cairate (Varese); Marwen Ben Saad, 34 anni, pure lui ai domiciliari ma a Pisa come Bilel Mejiri, 24 anni. Tutti accusati di spaccio di droga ma convinti sostenitori della jihad. Scenari tra i più pericolosi: fanno parte di Ansar al-Sharia, gruppo terrorista salafita che negli Anni 90 era sotto il controllo di Al Qaeda nel Maghreb, e infine transitati nelle milizie del Califfato.

 

Wael Labidi

Solo Ben Saad aveva un passato terrorista ben definito: arrestato nel 2014 a Tunisi, grazie all' assistenza legale finanziata dai jihadisti in Italia, attraverso l' aiuto di un poliziotto tunisino, erano riusciti a farlo liberare e ad accoglierlo infine a Pisa. Dettagli rivelatori. Nella lista di imbarco del volo Turkish Airlines TK1874, partito da Malpensa per Istanbul, i due aspiranti foreign fighter avevano i soli biglietti di andata, acquistati in un' agenzia di viaggio di Pisa.

 

Nell' ottobre 2015 sul profilo Facebook Wael Labidi compariva in una foto già con mimetica e barba incolta, al fianco di un noto miliziano assassino che, a dicembre, avrebbe arso vivo il pilota giordano Muad El Kasasbeah, paracadutato dal suo aereo colpito dai proiettili e infine catturato. Bilel Zeddini era invece morto nel luglio 2015, forse in un' azione suicida.

 

cassazione

Uomini pronti a colpire, con un odio profondo nel cuore contro gli «infedeli». E con una organizzazione logistica alle spalle di notevole spessore. Come quando, intercettati, raccontano con cognizione episodi di terrorismo avvenuti in Libia e in altri teatri di guerra. Il Tribunale della Libertà ha deciso che devono andare in carcere. Si spera in un rapido intervento della Cassazione.