DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ…
Maria Sorbi per ilgiornale.it
Ema sta valutando l'efficacia e la sicurezza del vaccino russo. Nel frattempo politica e sanità gettano le basi per accoglierlo.
L'obbiettivo è farsi trovare già pronti - magari con un tot di dosi opzionate - nel giorno stesso del via libera. I pregiudizi sul vaccino di Mosca vengono insomma relegati definitivamente al passato. «La scienza è neutra e impermeabile alla pressione della politica, dell'industria, della geopolitica. La scienza va dritta per la sua strada, non ci interessa la provenienza e ci poniamo al servizio delle popolazione per curare e assistere».
Così il direttore sanitario dello Spallanzani di Roma, Francesco Vaia, dichiara che il suo ospedale, dove è già in corso la sperimentazione del vaccino italiano di ReiThera, è aperto anche ad accogliere lo Sputnik russo. L'annuncio è stato fatto in videoconferenza con il Centro nazionale di ricerca epidemiologica e microbiologica di Mosca Nicolaj Gamaleya.
«È giusto che verifichiamo la qualità, la sicurezza e l'efficacia dei vaccini - spiega Vaia - superando la logica del brevetto e della geopolitica». I due istituti si scambieranno dati, materiale biologico e conoscenze, schierati dalla stessa parte del campo di battaglia e determinati a sconfiggere il virus.
Nel primo incontro tra i due team di scienziati sono stati presentati nuovi dati e discussi aspetti relativi allo sviluppo ed alla implementazione clinica del vaccino Sputnik V e di nuovi anticorpi monoclonali. Il gruppo russo ha presentato dati relativi agli studi di impatto nella popolazione anziana e nei confronti delle varianti. Il Fondo russo di investimento ha comunicato l'avvenuto trasferimento delle tecnologie in quattro paesi fuori dalla Federazione Russa (India, Cina, Corea del Sud e Brasile) e la disponibilità a seguire un percorso simile anche in Italia.
L'apertura è massima e si incanala perfettamente nella volontà di produrre i vaccini in Italia, Sputnik compreso. Ieri l'assessore laziale alla Sanità Alessio D'Amato ha scritto ai ministri degli Affari regionali Mariastella Gelmini e della Salute Roberto Speranza chiedendo di valutare la possibilità di produrre anche in Italia il vaccino russo. Oppure di opzionare il vaccino per farsi trovare pronti dopo l'eventuale via libera di Ema e di Aifa.
Nina Kandelaki, direttore del Dipartimento dello sviluppo dei progetti sanitari del Fondo russo di investimenti diretti, ha dato la disponibilità sia all'opzione delle dosi, che a facilitare il dialogo per sviluppare la produzione del vaccino: «Consentire la produzione del vaccino in Italia? Penso che questa disponibilità sia importante - spiega D'Amato - poichè abbiamo bisogno di tutte le munizioni possibili in questa guerra e soprattutto di utilizzare tutti i vaccini efficaci oggi a disposizione innanzitutto per la copertura delle varianti». In attesa di un ok ufficiale al vaccino di Mosca, il direttore dell'Aifa Nicola Magrini sembra ottimista: «Sulla rivista Lancet sono stati pubblicati risultati molto interessanti».
ursula von der leyen e vladimir putin
«Sputnik nasce teoricamente male per motivi mediatici e con grande scetticismo della componente scientifica occidentale in assenza di dati» sintetizza l'infettivologo Massimo Galli dell'ospedale Sacco. «Poi ci sono stati i dati della sperimentazione di fase 3 e non si può che considerarlo un vaccino importante e interessante. Si tratta di un vaccino nel quale vengono utilizzati due adenovirus diversi come vettori, uno per la prima dose e uno per la seconda, riducendo di molto quella interferenza che il sistema immunitario umano potrebbe avere reagendo contro gli adenovirus in questione». Il coordinatore della campagna vaccinale lombarda Guido Bertolaso ci conta parecchio: «Con l'arrivo di Johnson&Johnson e con la prospettiva dello Sputnik, dovremmo avere un numero sufficiente di dosi per iniziare questa grande operazione di somministrazioni su tutto il territorio nazionale».
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