DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER…
Estratto dell’articolo di Elena Basso per “la Repubblica”
Il 10 luglio la Corte di Appello di Bologna ha deciso che don Franco Reverberi sarà estradato in Argentina e sarà sottoposto a processo. Una svolta nella storia di questo prete italiano accusato di aver partecipato attivamente agli orrori del regime di Videla, nell’Argentina degli anni tra il 1976 e il 1983.
Per 40 anni Reverberi, che oggi ha 86 anni, è stato parroco della comunità di San Rafael. All’entrata di quella che è stata la sua piccola chiesa di campagna è appesa una foto, il ritratto di un prete ormai anziano. Poco distante due donne stanno pulendo i pavimenti della cappella e, osservando il ritratto del parroco, dicono: «Ci manca don Reverberi, era proprio un brav’uomo».
Entrambe hanno sempre vissuto in una casa poco distante dalla chiesa, sono credenti e il prete nella foto le ha battezzate e poi sposate: lo conoscono molto bene. Un prete come molto altri, fino a quando nel 2010 arriva una notizia sconvolgente: quattro testimoni lo accusano di aver collaborato con i sanguinari militari della dittatura di Videla e di aver presenziato alle loro torture nel centro di sterminio della città.
I giudici iniziano a raccogliere le prove contro di lui e poco dopo aprono il processo, ma è troppo tardi: nel 2011 Reverberi scappa rifugiandosi in Italia. Da allora vive e celebra messa a Sorbolo, un piccolo comune nella provincia di Parma di cui Reverberi è originario e che ha lasciato a 11 anni con la famiglia. Nel 2013 la giustizia italiana rifiuta l’estradizione, fino a quando nel 2021 arriva la svolta giudiziaria: dall’Argentina viene fatta una seconda richiesta d’estradizione. E questa volta l’esito è diverso.
Dal 2010 Reverberi si è sempre dichiarato innocente e ha sostenuto di aver viaggiato in Italia non per sfuggire al processo ma per un semplice viaggio, e di non aver potuto far ritorno in Argentina per via di complicazioni legate alla sua salute. […]
Ad aver accusato Reverberi sono stati quattro testimoni: Mario Bracamonte, Sergio Chaqui, Roberto Rolando Flores Tobio ed Enzo Bello Crocefisso. Tutti e quattro sono stati vittime del terribile regime di Videla che, dal 1976 al 1983, ha fatto sparire almeno 30mila oppositori politici sequestrandoli, torturandoli e poi buttandoli, ancora vivi, in mare. Ma la dittatura argentina non ha contato solo sull’appoggio dei militari, è stata sostenuta anche da civili e da religiosi che hanno aiutato i soldati nel loro piano di sterminio.
Don Reverberi, sostengono i testimoni, era un habitué del centro clandestino, vestiva in abiti militari e osservava i militari torturare i prigionieri con la Bibbia in mano. E non solo: li invitava a collaborare con i loro aguzzini, perché — sosteneva — quello era il volere di Dio. […]
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