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MEMORIE DI UNA SPIA - LA STORIA DI ELI COHEN, 007 DEL MOSSAD IMPICCATO A DAMASCO NEL 1965: IL SUO CADAVERE NON È MAI STATO TROVATO MA, DOPO LA FINE DELLA DITTATURA DI BASHAR AL-ASSAD, LO STATO EBRAICO HA RINTRACCIATO I DOCUMENTI DELLA SPIA ISRAELIANA E HA CONSEGNATO I DOSSIER ALLA FAMIGLIA COHEN - L'AGENTE DEL MOSSAD ERA RIUSCITO A INFILTRARSI ALL'INTERNO DEI PALAZZI DEL POTERE SIRIANI, FINGENDOSI UN IMPORTANTE UOMO D'AFFARI - DOPO QUATTRO ANNI, IN CUI HA TRASMESSO INFORMAZIONI A TEL AVIV, ELI COHEN È STATO SCOPERTO PER COLPA DI...
Guido Olimpio per www.corriere.it
Pochi giorni fa Avraham Cohen ha lanciato un nuovo appello al governo Netanyahu. Un invito a fare di più per recuperare i resti del fratello, Eli Cohen, impiccato a Damasco il 18 maggio 1965. Un’esecuzione pubblica voluta dal regime siriano per punire una delle spie più abili del Mossad, un uomo capace di infiltrarsi ai massimi livelli del potere. E la risposta è arrivata in forma diversa: il premier ha consegnato alla famiglia l’archivio di Cohen recuperato dall’intelligence in territorio nemico. Quasi 2500 documenti a ricordare una storia speciale.
Eli, nato in Egitto nel 1924 e poi emigrato nello Stato ebraico nel 1957, è reclutato dal Mossad per una missione a lungo termine. Prima va in Argentina dove costruisce molti contatti e poi raggiunge la Siria usando l’identità di Kamel Amin Thaabet. Professione «commerciante». Parte la seconda fase che gli permette di conquistare la fiducia dei massimi dirigenti del potere siriano.
Risultato ottenuto con un lavoro di cucitura, con cene, incontri, saper fare. Per tutti è un ricco imprenditore, simpatico. Una buona compagnia. E Cohen sfrutta alla grande i varchi per spiare il nemico, in campo politico e militare. Azione condotta per quattro anni, portata avanti da un flusso continuo di informazioni trasmesse a Tel Aviv. Ma come in molti «giochi di spie» arriva la fine.
Secondo una ricostruzione i messaggi che Eli trasmetteva alla centrale interferivano con le comunicazioni di una base ed allora la polizia ha scatenato un rastrellamento «elettronico» con l’aiuto di un nuovo apparato fornito dai sovietici. Arrestato, sarà impiccato nella Marieh Square a Damasco. Le autorità fanno seppellire la salma nel cimitero ebraico ma in seguito cambiano luogo in quanto volevano impedire che il Mossad potesse recuperare le spoglie.
Da allora le notizie diventeranno sempre più frammentarie. Dopo l’inizio della guerra civile, gli israeliani ingaggiano dei ribelli affinché cerchino la tomba nel campo profughi di Yarmuk. Nel 2016 spunta un breve filmato dell’esecuzione. Due anni dopo Tel Aviv acquista all’asta l’orologio di Cohen, un Eterna-Matic Centenaire 61, e lo consegna alla moglie. In parallelo il governo chiede la mediazione di Mosca, Emirati e persino dei turchi per trovare i resti.
È il solito bazar. La famiglia riceve un’offerta da un intermediario: in cambio di due milioni di dollari possiamo aiutarvi a risolvere il mistero. Non se ne fa nulla, il Mossad dice di lasciar perdere. Nel 2019 esce su Netflix la serie The Spy, ispirata proprio alla storia di Eli Cohen.
Tel Aviv, durante la pandemia Covid, acquista il vaccino russo, mossa – secondo una interpretazione – per ottenere l’aiuto del Cremlino. Dalla dittatura arrivano solo vaghe promesse ma anche una precisazione: abbiamo spostato spesso la salma e non sappiamo più dove sia. Forse è un modo per alzare il prezzo oppure è davvero così. O magari aspettavano un momento migliore per un baratto vista l’importanza di Cohen per gli israeliani. Solo che è arrivato l’epilogo anche per gli Assad, cacciati dalla rivoluzione a dicembre, e il file è passato di mano.
Gli ex ribelli, ora al potere, avrebbero rilanciato la promessa di cercare meglio, un gesto parte di una trattativa per “normalizzare” le relazioni con Tel Aviv, dichiaratamente ostile ai guerriglieri, entrata nel paese dove ha occupato parti di territorio con il pretesto di proteggere i drusi dai jihadisti.
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Adesso il colpo ad effetto dei quasi 2500 documenti ottenuti dal Mossad. Il grande faldone contiene audio degli interrogatori, il testamento, lettere personali e carte legate all’operazione, fotografie, istruzioni su come agire nella zona di Quneitra (sulle alture del Golan), schede, passaporti falsi, materiale che Cohen ha usato durante gli anni a Damasco così come molti altre «cartelle». L’archivio potrà fornire nuovi spunti sugli ultimi giorni della spia. Momenti drammatici in quanto, secondo la tesi della famiglia, Eli era stato messo sotto pressione dai superiori e per questo avrebbe osato «troppo» finendo nelle mani del Mukhabarat siriano. [...]
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