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Elena Tebano per il Corriere della Sera
Se la storia di Jennifer Bricker non fosse vera, sarebbe molto difficile crederci. Quando è nata, 29 anni fa negli Stati Uniti, le carte della vita sembravano averle riservato un destino molto duro: priva delle gambe per un difetto congenito, Jen era stata abbandonata in culla.
E invece non solo ha trovato una famiglia che l' ha adottata e cresciuta con amore «senza mai farmi sentire diversa» (come ha raccontato alla Bbc), ma è anche riuscita a diventare una campionessa di ginnastica artistica e un' acrobata. Per poi scoprire che l' atleta che con l' esempio l' ha spinta a realizzare i suoi sogni, la ginnasta Dominique Moceanu, altri non è che sua sorella biologica, della cui esistenza non aveva mai saputo niente.
Jennifer aveva solo tre mesi quando Gerald Bricker, tecnico petrolifero allora 42enne, e la moglie Sharon (casalinga, all' epoca 39enne) l' hanno portata a casa nel 1987, ad Hardinville, insieme ai loro tre figli.
In un paesino di meno di 80 anime sperso tra i campi dell' Illinois non c' era molto da fare, se non correre qua e là. Jen lo ha fatto non appena ha avuto la forza per reggersi sulle braccia: appoggiandosi sulle mani ha imparato a muoversi velocissima all' età in cui gli altri bambini iniziavano a camminare. Non è passato molto tempo che i fratelli le hanno insegnato a far capriole sul trampolino elastico che avevano in giardino e ad arrampicarsi sugli alberi, e a sei anni ha imparato da sola ad andare sui pattini, mentre le protesi e la sedia a rotelle che le avevano fornito i medici rimanevano in gran parte inutilizzate.
Poi a nove anni l' incontro destinato a cambiarle la vita: vede in tv ai Giochi di Atlanta Dominique Moceanu, la più giovane olimpionica di sempre degli Stati Uniti, di origine romena. Proprio come Jen, che aveva sempre saputo di essere adottata ma che dei genitori biologici conosceva solo la nazionalità. «Mi ha conquistata perché avevamo un aspetto molto simile - spiega-, non c' era nessuno che avesse il mio aspetto quando ero piccola, non avevo mai incontrato altri romeni. E mi rivedevo in lei sotto molti aspetti».
Guardando Dominique, Jen decide di voler diventare una ginnasta. E ci riesce, specialità tumbling , le capriole a corpo libero, tanto da piazzarsi quarta nelle giovanili di due anni dopo. Se oggi fa l' acrobata e si esibisce in giro per il mondo è anche grazie a quello.
Infine, a 16 anni, la scoperta: Jen chiede ai genitori se c' è qualcosa della sua nascita che le hanno nascosto. «Sì, il tuo cognome di nascita è Moceanu» è la risposta della madre.
Jen ci mette un attimo a capire: «Dominique è mia sorella».
Per cercarla le ci vuole molto di più: quattro anni. Il tentativo di contattare il padre, tramite uno zio ex detective privato, va a vuoto: l' uomo dopo la prima telefonata smette di rispondere alle loro chiamate.
Finalmente nel 2007 Jen prende carta e penna e scrive alla sorella: «Sei stata il mio idolo per tutta la mia vita, e poi è venuto fuori che sei anche mia sorella!». «Mi rendo conto che tutto questo deve essere difficile da assorbire per te», aggiunge. Cinque settimane dopo Dominique alza il telefono e la chiama. Jen le racconterà in seguito di aver immaginato molte volte quel momento e di aver temuto ogni volta un rifiuto.
Il padre biologico nel frattempo è morto, ma grazie alla sorella ritrovata Jen potrà conoscere anche un' altra sorella, Christina, e la madre. E finalmente può chiudere il cerchio. La donna scoppia a piangere: non avrebbe mai voluto dare in adozione Jen, era stato il marito, un uomo duro e autoritario, a decidere prima che lei potesse anche solo vederla. «Sono stata fortunata - dice oggi Jen - ho avuto un' infanzia molto più felice delle mie sorelle».
JENNIFER BRICKER 1JENNIFER BRICKER
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