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DAGOREPORT - DA IERI SERA, CON LA VITTORIA IN GERMANIA DELL’ANTI-TRUMPIANO MERZ E IL CONTENIMENTO…
Sconcerto in Svezia e nuovi argomenti offerti al fronte, politico e d'opinione,contrario all'accoglienza dei rifugiati arrivano da una vicenda tragica per titolare la quale la parola più ricorrente è una sola: shock. Per l'orrore di un delitto, per l'ambiente in cui è maturato e soprattutto per i profili della vittima e del suo carnefice.
La prima era Alexandra Mezher, 22enne addetta di una piccola struttura per profughi minorenni. Il suo assassino è proprio uno dei giovanissimi ospiti, un ragazzino di 15 anni che l'ha uccisa a coltellate.
Alexandra aveva un aspetto nordico, capelli biondi e occhi verdi, ma era di origini libanesi e viveva in Svezia, in modo regolare con tanto di passaporto.
ALEXANDRA MEHZER SVEZIA PROFUGHI
Da pochi mesi aveva trovato lavoro a Moelndal, cittadina dormitorio a sud di Goteborg, nella piccola struttura per profughi minorenni non accompagnati gestita dalla Hvb (Hem for Vaard eller Boende, l'organizzazione statale delle case di cura o per pensionati). Il ragazzo, richiedente asilo di nazionalità non precisata, ieri mattina l'ha accoltellata a morte dopo un alterco per motivi non precisati.
Secondo la ricostruzione dell'edizione online del quotidiano Expressen, Alexandra era sola durante il turno di notte quando, alle prime luci del giorno, ha litigato con il 15enne.
ALEXANDRA MEHZER SVEZIA PROFUGHI
Un diverbio trasformatosi in un'aggressione. Pochi attimi sono bastati al ragazzo per colpire mortalmente Alexandra alla schiena, senza dare il tempo agli altri ospiti della casa-famiglia di poter intervenire prima che il delitto fosse compiuto. Gli altri sono riusciti a immobilizzato solo quando Alexandra era a terra, sanguinante. La prima chiamata alla polizia è arrivata alle 7,46 del mattino. Una volta sul posto, gli agenti si sono trovati di fronte lo spettacolo macabro di una scena del delitto "con molto sangue".
Trasportata in ospedale, per Alexandra non c'è stato nulla da fare. L'aggressore è stato arrestato con l'accusa di omicidio. "Era un angelo, che voleva solo fare del bene" le parole con cui gli affranti genitori hanno descritto la 22enne. Mentre un cugino dava sfogo alla rabbia ampliando la portata del caso e le sue ricadute nel dibattito pubblico:
"E' colpa dei politici svedesi se Alexandra è morta". E il primo ministro, Stefan Loefven, recatosi a Moelndal nel pomeriggio, dopo aver definito "terribile" il crimine, rincarava: "In Svezia ci sono molte persone preoccupate dalla possibilità di casi di questo tipo".
Nelle strutture della Hvb non si erano mai verificate aggressioni al personale, ma circa un anno fa proprio dalla struttura di Moelndal era stata presentata alla casa madre la richiesta degli addetti di non fare i turni di notte da soli. Ma quello di Moelndal non era un caso unico, perché nelle parole di un'ispettrice del Dipartimento per la salute e l'assistenza sociale, "non è raro" che nelle case della Hvb ci sia una sola persona in servizio di notte.
E il servizio è sempre risultato impeccabile nelle tre ispezioni condotte dal dicembre 2014. "L'ultima è stata tre mesi fa ed è stata una visita a sorpresa - ha detto Annelie Andersson - Non abbiamo rilevato mancanze. D'altra parte non era emerso alcun difetto in nessuna delle ispezioni". Ma il difetto non era nel servizio, era nella sicurezza.
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