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Estratto dell'articolo di Stefano Mancini per "la Stampa"
Il tatuaggio non è più per sempre. Con pazienza, dolore e oltre un migliaio di euro si possono cancellare i disegni che in gioventù erano messaggi sulla pelle e adesso hanno perso fascino, colore e significato. Sono sette milioni gli italiani che hanno ceduto al fascino tribale, al senso di ribellione o semplicemente alla moda, e due milioni quelli che, secondo l'Istituto superiore di Sanità, si sono pentiti e ora bussano alla porta dei chirurghi estetici in cerca di una soluzione.
Che esiste, si chiama laser e con l'evoluzione tecnologica diventa sempre più efficiente e preciso.
[…] il nome dell'ex è la più classica delle situazioni: dei due milioni di persone che vogliono cancellare il passato, il 61 per cento ha commesso questo errore madornale.
I tatuaggi disegnati male sono la seconda causa di cancellazione (45 per cento): tanti ragazzi hanno cercato di risparmiare sulle spese, senza riflettere su quanto costa rimediare a un lavoro malfatto. Seguono in questa classifica i tattoo fatti con ex amici o parenti che non si frequentano più (41 per cento) e quelli in stile tribale (33) o, al quinto posto, troppo grandi e visibili da diventare imbarazzanti.
Una casistica particolare riguarda le persone che partecipano ai concorsi nelle forze armate. Le regole vietano in genere la presenza di tatuaggi in aree del corpo non coperte dalla divisa. […]
La rimozione richiede più sedute, fino a dieci e oltre, con pause di due mesi tra ognuna – spiega lo specialista. Il prezzo: dai 200 euro in su per ogni fermata dal chirurgo plastico. In un attimo si arriva a parcelle a sei zeri. L'alternativa in caso di urgenza è la rimozione chirurgica, che però lascia una cicatrice permanente. È sempre meglio rispettare i tempi di attesa e permettere all'organismo di eliminare i frammenti di inchiostro frantumati dal laser.
[…] In America è in corso una campagna di sensibilizzazione sulla pratica del tattoo. "Think before you ink" è lo slogan, ovvero rifletti prima di coprirti d'inchiostro. Anche oltre Oceano, come in Italia si allunga la fila dei pentiti. "Non è tanto una fuga dal tatuaggio, quanto un rapporto di causa effetto – spiega Paolo Broganelli, responsabile della Dermatologia al Mauriziano di Torino –. Ci sono più pentiti perché aumenta la popolazione tatuata. I casi sono i più disparati: ricordo un paziente che aveva una frase in cinese sul braccio. Se la fece tradurre in un ristorante e scoprì che aveva un significato diverso da quello che pensava». […]
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