
DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È…
Paola Italiano per “la Stampa”
Un’età difficile, si dice così. Quando, da bambini adorabili, i figli si trasformano in adolescenti insofferenti e recalcitranti. Ma qual è la linea di confine tra un genitore che tenta di farsi ascoltare con modi autoritari e uno reo di averli sottoposti a maltrattamenti psicologici? A Torino la procura ha chiesto la condanna a 10 mesi per un padre di 54 anni: «Siete grasse» ripeteva alle sue ragazze, di 14 e 17 anni.
Secondo l’accusa, le avrebbe anche costrette a praticare sci agonistico contro la loro volontà. La difesa replica che si trattava solo di un padre preoccupato: perché le figlie stavano realmente ingrassando, perché pensava che la madre concedesse loro troppa libertà nell’uscire per feste e locali, con tanto di documentazione fotografica delle serate su Facebook.
I FATTI
I genitori sono separati. La causa nasce da un esposto della moglie, nel 2011. Non sembra il caso di una delle miriadi di processi che nascono da dissidi e vendette tra coniugi che tirano in mezzo i figli: la separazione era già definita, e non c’erano problemi di alimenti o di affidamento. La famiglia è estremamente facoltosa, le ragazze erano affidate alla madre e il padre poteva vederle nella misura concordata. Questo, fino a quando loro stesse hanno chiesto di non essere più portate dal papà.
ACCUSA E DIFESA
La pm Barbara Badellino parla di «umiliazioni, denigrazioni e svalutazioni» delle figlie da parte del padre nel rinfacciare in continuazione il fatto di essere ingrassate. Secondo la moglie, il marito avrebbe una fissazione per l’aspetto fisico: anche con lei si lamentava se non la vedeva in linea.
A spingere l’accusa ad andare avanti con le contestazioni, il fatto che non fosse la prima volta che le figlie manifestavano disagio: nel 2009 si erano confidate con due insegnanti, preoccupate perché, soprattutto la più piccola, scoppiava in lacrime il venerdì, prima di andare dal padre.
I legali della difesa hanno cercato di dimostrare in aula che non era vero: i problemi, dicono, sono sorti solo nel 2011, quando si è scatenata la battaglia sulla libertà da accordare alle figlie. In aula hanno portato diari e temi in cui le ragazze scrivevano del loro amore per il padre, e anche per lo sci.
L’uomo non ha voluto essere interrogato, ma gli avvocati spiegano che è solo perché temeva che la sua emotività sulla dolorosa vicenda venisse mal interpretata. Dopo l’esposto (mai seguito da una querela vera e propria), ha interrotto i rapporti: «Sono state le figlie a cercarlo, ora vogliono ricucire». La sentenza è prevista per lunedì.
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