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Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”
fausto piano salvatore failla libia bonatti
L' autopsia sui corpi di Salvatore Failla e Fausto Piano conferma che nella vicenda degli ostaggi i servizi di sicurezza italiani hanno dovuto giocare partite diverse con interlocutori diversi. Quasi mai affidabili. In primo luogo i rapitori, che avevano tutto l' interesse a trattare ma anche a depistare per non essere individuati; le autorità di Sabratha, che hanno riferito fatti rivelatisi non veri; il cosiddetto «governo di Tripoli», che ha contribuito a confondere le acque.
A sequestro concluso, entrambe queste due «entità» hanno provato a tenere sotto scacco il governo di Roma; trattenendo, finché hanno potuto, prima i sopravvissuti e poi i morti. Per ragioni politico-diplomatiche che nulla avevano a che vedere con la vicenda specifica, dettate dall' occasione di acquisire credito e riconoscimento sul piano internazionale.
fausto piano salvatore failla libia bonatti uccisi a sabrata
Le false informazioni dei rapitori I «criminali filo-islamisti» che hanno gestito la prigionia dei quattro impiegati della ditta Bonatti hanno trasmesso informazioni false e fuorvianti durante il negoziato.
Nell' interpretazione di investigatori e inquirenti, le telefonate con la voce registrata di Failla fatta ascoltare l' altro ieri dalla moglie servivano a drammatizzare la situazione, con l' obiettivo di alzare il prezzo del riscatto. Tuttavia, che l' ostaggio fosse stato separato dagli altri tre non era vero, come hanno confermato i due superstiti nelle loro testimonianze. Pollicardo e Calcagno, che hanno registrato messaggi analoghi, hanno pure negato che Failla avesse problemi di salute e necessità impellenti di cure mediche, come invece gli fu fatto dire nel messaggio registrato.
Inoltre la richiesta alla famiglia di mobilitare giornali e tv, di far deflagrare il caso sui mass-media, aveva l' obiettivo di mettere pressione sulla controparte, cioè le autorità italiane. Per questo dalla Farnesina, con l' accordo dell' intelligence , ai familiari è stato suggerito di non aderire all' invito e, anzi, di non rispondere più alle telefonate dalla Libia.
L' assalto dei miliziani
Che cosa abbia spinto i carcerieri a trasferire gli ostaggi il 2 marzo (dopo un fallito tentativo il giorno precedente) probabilmente non si saprà mai, né se era loro intenzione tenerli divisi o no. E resta un mistero la dinamica dell' agguato in cui sono morti i rapitori e due prigionieri. La versione subito offerta dal capo del Consiglio municipale di Sabratha (un assalto dei miliziani contro una fattoria che ospitava soldati dell' Isis) sembra smentita dalle fotografie dei cadaveri intorno a una macchina, in aperta campagna. Poi gli stessi ricompaiono, in altre istantanee, all' interno di un casolare, insieme ad altri morti. Chi li ha spostati, e perché?
la foto dell italiano ucciso in libia a piazzapulita
Anche l' attribuzione del sequestro all' Isis, ribadita ancora ieri dal sindaco di Sabratha, ha ricevuto solo sconfessioni. A cominciare dagli ostaggi liberati. I servizi segreti avevano già questa indicazione, tanto che alla vigilia del 19 febbraio, quando gli Usa hanno comunicato l' imminente raid «chirurgico» contro una base dello Stato islamico in quella zona, la preoccupazione che potessero rimanerne vittime pure gli ostaggi italiani era stemperata da quella consapevolezza.
I DUE TECNICI DELLA BONATTI RAPITI IN LIBIA - GINO POLLICARDO E FILIPPO CALCAGNO
Ad attacco avvenuto funzionari italiani sono comunque andati sul luogo dei bombardamenti per verificare l' accaduto, e sono stati loro a riconoscere tra i morti i due diplomatici serbi sequestrati tre mesi prima.
La presunta esecuzione
Dopo l' agguato dei miliziani è stata diffusa la tesi del colpo alla nuca sparato contro gli ostaggi italiani. Rilanciata appena tre giorni fa dal ministro degli Esteri del «governo di Tripoli», che pur additando altri responsabili rispetto all' Isis («criminali tunisini che nulla hanno a che fare con l' Islam», è l' ultima versione) ribadiva che contro Failla e Piano c' era stata una «esecuzione a sangue freddo» da parte dei rapitori.
Gli accertamenti sui cadaveri svolti ieri hanno escluso il colpo alla nuca, e confermato le raffiche. Chissà se questo dato potrà essere comparato con le autopsie sui banditi uccisi, se mai qualcuno le farà e ne comunicherà l' esito ai magistrati italiani. I referti degli esami eseguiti in Libia sui resti di Failla e Piano sono stati promessi, e il medico italiano che ha assistito alle operazioni consegnerà una relazione. Sarà uno dei pochi punti fermi in mezzo a tante incertezze che bugie e reticenze accumulate sin qui (per esempio sulla sorte dell' autista dei tecnici, che assisté al sequestro) hanno alimentato.
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