TOGHE SPORCHE - LE INTERCETTAZIONI DEI GIUDICI DELLA TRIBUTARIA DI ROMA ARRESTATI PER AVER “AGGIUSTATO” LE SENTENZE IN CAMBIO DI MAZZETTE: “MI FACCIA CONTROLLARE LA GRANA. QUESTE COSE È MEGLIO COTTE, MAGNATE E CUCINATE”. COINVOLTI AVVOCATI, COMMERCIALISTI, FUNZIONARI DEL FISCO E FINANZIERI

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Sandro de Riccardis per “la Repubblica

 

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«Queste cose è meglio cotte, magnate e cucinate». Come polli da spennare ai danni dello Stato, Luigi De Gregori, il giudice della Commissione tributaria provinciale di Roma arrestato due giorni fa, individuava le sue prede e non lasciava scampo.

 

Le telefonate ai ricorrenti da cui intende incassare le tangenti per “ammorbidire” i contenziosi, seguono sempre lo stesso canovaccio: «Stavo istruendo il ricorso... non riesco a uscirne. Potrebbe darmi dei chiarimenti?», si propone a un avvocato. «Ma perbacco...» risponde il professionista, incredulo di avere al telefono il giudice che dovrà decidere la sua causa da cinque milioni di euro.

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I due s’incontrano. Discutono dell’impostazione del ricorso. Poi De Gregori, nel modo «grossolano e artigianale» riconosciuto dal gip, arriva al dunque. «Lei faccia le controdeduzioni, ma non più di tre pagine però. Io accolgo tutto, e le do le spese... queste cose è meglio cotte, magnate e cucinate».

 

“CONTROLLIAMO LA GRANA”

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È lo stesso giudice ad ammettere, nelle intercettazioni dell’indagine dei pm romani Stefano Rocco Fava e Giuseppe Deodato, l’esistenza di un sistema che va avanti da molti anni. Lo spiega all’avvocato di un’azienda della ristorazione, quando i due s’incontrano. Parlano del criterio con cui vengono assegnate le cause.

 

«Imparziale dovrebbe essere — dice De Gregori — Ormai in 36 anni, se c’è possibilità d’intervenire... Mò questi novi, meglio non toccarli. Per me non c’hai problemi... se capitava a persone amiche... se pò fà».

 

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«Dottoressa — dice alla legale di una immobiliare — lei mi fa queste due pagine.. una cosa piccola.. quanto tempo c’è vò! Lei capisce, stiamo parlando tra due persone adulte e vaccinate, che conoscono l’andazzo». La donna assicura che riferirà la proposta al cliente. Pochi giorni dopo consegna la chiavetta usb con la sentenza scritta da lei. Di Gregorio prende la chiavetta.

 

E il resto: «Mi faccia controllare la grana», dice. Per il gip, il magistrato è « dominus indiscusso della decisione, capace di accogliere o rigettare i ricorsi, addirittura condannare l’amministrazione alle spese di giudizio». E dominus della giustizia tributaria è anche Filippo Impallomeni, il presidente dell’ottava sezione della Commissione tributaria di Catania, arrestato a febbraio.

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Capace di riprendersi una sentenza già depositata per modificarla dopo aver ottenuto il denaro. «Se non l’hanno caricata, ci dici “bloccala, mettigliela da parte” — dice al cancelliere — Ci dici “ce n’era una sbagliata, il dottor Impallomeni mi ha detto di tenerla ferma che la deve sistemare...”. Io gliela facevo di condanna, che mi interessava, alla fine se li possono pagare quattro lire...».

 

LE SENTENZE SCRITTE DALLA EX

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Se le condotte di De Gregori sono «fatte contattando senza alcun pudore i professionisti », il sistema si fa «vero e proprio sodalizio criminale» con l’altro giudice arrestato a Roma, Onofrio D’Onghia Di Paola. E coinvolge, oltre ai giudici, avvocati, commercialisti, funzionari dell’Agenzia delle Entrate, uomini della Finanza.

 

Per scrivere le sentenze, D’Onghia Di Paola utilizza la ex moglie, che si lamenta di essere pagata solo 30 euro a documento. E rivela il grande numero di decisioni viziate. «Senti, poi ti volevo parlare dei soldi — dice — io le sentenze le ho contate, avevi ragione, sono 55. Più quella famosa — replica la donna — insisto, che quella non costa 30 euro ».

 

I MATRIMONI PER LE TANGENTI

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Le richieste del giudice erano a volte così esose che i “clienti” non erano in grado di pagare. Succede con un ristoratore, che si ritrova con un contenzioso da quasi un milione e mezzo. La commercialista Rossella Paoletti (arrestata) spiega a D’Onghia Di Paola che l’imprenditore ha già pagato 90mila euro.

 

«Solo dieci sono per me — dice il giudice — quelli hanno fatto un collegio, li c’è da pagare... c’ha aiutato pure il segretario, il presidente, hanno fatto i salti mortali». Paoletti trova la soluzione. «Lui m’ha detto, io comincio a lavorare a marzo con matrimoni e comunioni. Tu pigliate trenta, altri venti me li porta...».

 

“AGGIUSTA PROCESSI FINO IN CASSAZIONE”

Nell’inchiesta dei pm di Milano, Eugenio Fusco e Laura Pedio, è la segretaria dell’avvocato arrestato Luigi Vassallo, a spiegare quanto sia redditizia la sua attività di giudice tributario. Ormai, dice la dipendente, l’attività principale di Vassallo era quella di membro di commissione tributaria.

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«L’avvocato, almeno da due o tre anni ha pochissime cause in tribunale — mette a verbale — La sua attività principale consiste nella funzione di giudice nella Commissione regionale e di intermediario per aggiustare i processi anche in Cassazione».