“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
1 - MORTI IN CORSIA, L' INFERMIERA TORNA LIBERA
Fabrizio Caccia per il “Corriere della Sera”
«Che mal di testa che m' è venuto, Renato, sto ancora in piedi cinque minuti, saluto l' avvocato e poi vo' a letto...». Via Primo Maggio 47, sono quasi le otto di sera. Nella casa su al terzo piano (senza ascensore) di Fausta Bonino e Renato Di Biagio «ora si torna a vivere» dice lui. Anche se lei, fino a ieri, fino alla decisione «tanto desiderata» del Riesame, era la «serial killer» della rianimazione di Piombino, il mostro senza cuore dell' ospedale Villamarina, con tredici anziani sulla coscienza.
«Già, ma ormai il danno è fatto», si sfoga l' infermiera, «mi hanno cucito un vestito e ora sarà dura scucirselo di dosso, adesso sono felice ma questo è solo il primo tempo, la partita è ancora lunga per arrivare alla verità». Squilla il telefono, è Gian Loreto Carbone, l' inviato della trasmissione di RaiTre «Chi l' ha visto?», che in queste tre settimane in cui la Bonino è rimasta reclusa nel carcere Don Bosco di Pisa (ventuno giorni che le sono costati anche la perdita di parecchi chili), ha costruito un buon rapporto col marito Renato, 66 anni, quadro in pensione delle acciaierie Lucchini.
«L' inchiesta ora deve ricominciare da capo, perché l' assassino se c' è è ancora libero», è l' appello-auspicio del signor Di Biagio. E questo è un concetto, per la verità, condiviso da tutti i membri della famiglia, lui, lei, ma anche dai due figli grandi della coppia, uno medico anestesista a Pisa, l' altro che fa lo chef a Parigi.
«L' assassino è ancora in giro!», esclama l' avvocato della Bonino, Cesarina Barghini, che comunque adesso si gode la vittoria, dopo 21 giorni passati febbrilmente a studiare le carte fino alla scoperta del «vulnus», quell' intercettazione trascritta male dagli inquirenti («Paola mi raccomando te non devi dire nulla...»), con un clamoroso scambio di voce, perché la frase non era di Fausta ma di un' altra infermiera. Il possibile pericolo d' inquinamento delle prove, dunque, è svanito in un lampo.
E Fausta, così, è tornata a piede libero sebbene resti indagata. Non le importa cosa succederà domani, con quali sguardi l' accoglierà per strada Piombino, solidali oppure diffidenti: «La mia coscienza è pulita, guarderò tutti negli occhi senza rancore».
Ora però è su al terzo piano, con Renato che la fissa ancora un po' incredulo, quasi sotto choc. Sono sposati da oltre trent' anni, è a lui che lei ha subito telefonato ieri quand' è arrivato il provvedimento di scarcerazione: «Vieni a prendermi, torno a casa». Un sodalizio d' acciaio.
E adesso a Renato vengono in mente di nuovo le tante cose brutte scritte sulla moglie: addirittura la depersonalizzazione, il completo distacco da sé - magari frutto di quei farmaci che la donna prendeva per curarsi contro l' epilessia - che l' avrebbe spinta, come in un romanzo o in un film dell' orrore, a uccidere i 13 vecchietti dell' ospedale iniettando loro le dosi di eparina, l' anticoagulante che poi avrebbe causato le emorragie fatali.
OSPEDALE PIOMBINO FAUSTA BONINO
«Ma mia moglie è una donna assolutamente normale e noi dall' inizio siamo stati certi della sua estraneità», ripete anche adesso il signor Di Biagio a Gian Loreto Carbone.
Le stesse cose che aveva detto anche lei, ieri mattina, davanti ai giudici del Riesame: «Non sono una psicopatica, sono perfettamente normale, ai parenti delle persone che sono morte in ospedale faccio le mie condoglianze, perché io assolutamente non c' entro.
Soffro di attacchi epilettici, è vero, e sono costretta ad assumere ogni giorno dei farmaci.
Ma fui proprio io insieme alle mie colleghe a dare l' allarme su quelle morti sospette tra il 2014 e il 2015. Noi del reparto avevamo già chiesto spiegazioni ai superiori su due casi in particolare. E comunque io facevo esclusivamente turni di mattina o di pomeriggio, mai quelli di notte. Ho sempre fatto solo del bene in vita mia...».
E adesso che è tornata in via Primo Maggio, nemmeno agli arresti domiciliari, ma libera del tutto, all' avvocato Barghini rivela un retroscena familiare molto toccante: «Per fortuna - aggiunge Fausta - dentro questa casa abbiamo fatto un patto sin dall' inizio, appena questa vicenda è cominciata. Un patto, stretto tra noi nel dolore, per arrivare insieme, tutti uniti, compatti, fino alla fine». E se pure, come dice, siamo «ancora al primo tempo», di sicuro ieri un gol l' ha fatto. Anche piuttosto importante.
OSPEDALE PIOMBINO FAUSTA BONINO
2 - L' INFERMIERA DI PIOMBINO È LIBERA
Marco Gasperetti per il “Corriere della Sera”
Come nel più cupo degli incubi, l' accusa d' essere lei l' infermiera killer responsabile della morte di tredici pazienti assassinati senza motivo alcuno con iniezioni di eparina, l' ha tormentata per ventun giorni in una cella del carcere di Pisa. Ma a sorpresa ieri pomeriggio Fausta Bonino, 55 anni, origini piemontesi, una vita e una famiglia a Piombino (marito tecnico informatico, un figlio medico e un altro chef), è tornata una donna libera.
Il Tribunale del riesame di Firenze ha annullato l' ordinanza di custodia cautelare del gip di Livorno. Le motivazioni non sono ancora pubbliche, ma è chiaro che una decisione così clamorosa è un macigno che potrebbe pesare sulle indagini e sull' eventuale richiesta di rinvio a giudizio.
La signora Bonino, dunque, non è un soggetto pericoloso che può uccidere ancora, come aveva sostenuto l' accusa, e non c' è neppure pericolo di fuga. Eppure soltanto il 4 aprile il gip Antonio Pirato aveva respinto l' istanza di scarcerazione presentata dalla difesa e aveva negato anche gli arresti domiciliari accogliendo il parere negativo della Procura. «La decisione dei giudici del riesame è la dimostrazione che questa inchiesta è sbagliata ed è stata condotta in modo superficiale con errori macroscopici, persino una intercettazione sbagliata», reagisce a caldo Cesarina Barghini, l' avvocato dell' infermiera.
La Procura di Livorno non ha voluto commentare la decisione del riesame. «Parleremo quando avremo analizzato meglio le carte», hanno fatto sapere i magistrati inquirenti. E adesso? «Adesso bisogna cercare il vero assassino - continua il legale della Bonino -. Che se esiste è libero e può colpire ancora in quell' ospedale o altrove. Si è perso del tempo, la mia cliente è assolutamente innocente».
Fausta Bonino è uscita dal carcere alle 17.15. Ad attenderla, su una Panda blu, il figlio medico, che si sta specializzando in anestesia all' università di Pisa. «È stato un incubo, ma la verità sta affiorando. La giustizia esiste e prima o poi arriva», ha detto l'infermiera durante il viaggio verso Piombino. Poi ha ringraziato il suo avvocato: «Cesarina, mi hai salvato la vita, ti sarò per sempre riconoscente». L'infermiera è ancora sospesa dall'ospedale, un provvedimento automatico in caso di arresto, con tanto di stipendio ridotto di quasi due terzi.
INFERMIERA INIEZIONI DI EPARINA
Ma adesso le cose sono cambiate e con ogni probabilità la Bonino presenterà richiesta di reintegro. Che però non è scontato. «La signora Bonino resta sempre indagata di tredici omicidi e in questo caso è una commissione interna a decidere l' eventuale reintegro», rispondono dall' Asl.
All' ospedale di Piombino ieri c' era un clima surreale. Felicità tra i colleghi di Fausta, che hanno sempre creduto nell' innocenza della donna che è stata tra le prime a denunciare quelle morti sospette, ma anche sconforto e apprensione per una vicenda che rischia di diventare un giallo insoluto.
«Perché se non è lei, chi è il responsabile di quelle morti, dove si nasconde il vero killer?», ci si chiedeva ieri in quel reparto dove dal 19 gennaio del 2014 al 29 settembre del 2015 tredici persone sono state uccise da bombe di eparina, un anticoagulante che provoca devastanti emorragie.
L'unica cosa certa, per ora, sembrano essere le falle della gestione del rischio clinico del reparto di anestesia e rianimazione. Già verificate e pubblicate dalla commissione regionale d'indagine: «Il reparto doveva in qualche modo rendersi conto che sei morti in cento giorni alla fine del 2014 era qualcosa di anomalo». Ma questo non è avvenuto e altri omicidi si sono consumati. Almeno sei persone, secondo gli esperti, potevano salvarsi. Miliano Milani, fratello di Tersidio una delle 13 vittime, commenta: «Non voglio una innocente in galera. Se l'infermiera è stata scarcerata io credo nei magistrati e li rispetto. A loro però chiedo solo due cose: verità e giustizia».
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT - NEL GRAN RISIKO BANCARIO, L’UNICA COSA CERTA È CHE MONTE DEI PASCHI DI SIENA È ORA…
DAGOREPORT - QUANDO LA MELONI DICE "NON SONO RICATTABILE", DICE UNA CAZZATA: LA SCARCERAZIONE DEL…
DAGOREPORT - AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO SARANNO DOLORI PER LA MELONI INEBRIATA DAL TRUMPISMO -…
DAGOREPORT – SIC TRANSIT GLORIA MUSK: A TRUMP SONO BASTATI MENO DI DIECI GIORNI DA PRESIDENTE PER…
DAGOREPORT! LA "POLITECNICO CONNECTION" MILANESE, CHE HA PORTATO AI DOMICILIARI STEFANO BOERI E…