IL TRISTE CALVARIO DI PAOLO MENDICO, CHE DOPO ESSERE STATO BULLIZZATO PER CINQUE ANNI SI È TOLTO LA VITA IMPICCANDOSI CON LA CORDA DI UNA TROTTOLA - IL 14ENNE SI È SUICIDATO LA MATTINA DEL RIENTRO A SCUOLA, DOVE I COMPAGNI LO PRENDEVANO IN GIRO CHIAMANDOLO "PAOLETTA" E "NINO D'ANGELO" A CAUSA DEL SUO CASCHETTO BIONDO - GIA' ALLE ELEMENTARI, PAOLO ERA STATO MINACCIATO DA UN COMPAGNO CHE, PUNTANDOGLI UN CACCIAVITE CONTRO, GLI DISSE "TI UCCIDO" - L'OMELIA DEL PRETE AL FUNERALE: "SCUSACI PER NON AVER CAPITO" - LA RABBIA DELLA MAMMA DI PAOLO: "ANDAVA BENE A SCUOLA, MA L’AMBIENTE NON ERA BELLO: TROPPA GENTAGLIA. INSEGNANTI NON CAPACI, COMPAGNI CHE LO BULLIZZAVANO"

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1 - PAOLO, UN CALVARIO LUNGO CINQUE ANNI «ALLE ELEMENTARI MINACCE DI MORTE» 

Estratto dell'articolo di Fabrizio Caccia per il "Corriere della Sera"

 

PAOLO GIUSEPPE MENDICO

Lo prendevano a pugni sulla schiena, lo ferivano con gli sputi, i calci allo zainetto. Eppoi le parole odiose, «femminuccia», «nano da giardino», che i suoi compagni di classe gli rivolgevano già in quinta elementare, alla scuola primaria di via Selce, senza numero civico, e senza pietà.

 

Ha cominciato presto a soffrire per il bullismo degli altri, Paolo Mendico, detto Paolino, 15 anni ancora da compiere, mascotte di tutti i pescatori della foce del Garigliano, gli amici di suo padre Giuseppe, con cui al tramonto andava a tirar su i cefali e le spigole da quel fiume inospitale che apre la strada per Caserta.

 

Zazzera bionda e sorriso luminoso, pieno di fiducia in un mondo che l’ha tradito. Alle 8.30 di giovedì mattina, don Fabio Gallozzi, il parroco del paese, è entrato nella casa di via Garibaldi a benedire il suo corpicino: aveva ancora annodata al collo la corda della trottola con cui in cameretta giocava da piccolo. 

paolo mendico

 

Il prete ha abbracciato sua madre, Simonetta, che ripeteva: «Non ci posso credere». Il calvario di Paolo è durato dalla quinta elementare al primo anno dell’istituto tecnico con indirizzo informatico. Il secondo anno, per lui, non è mai iniziato. Arrivato alla disperazione, si è tolto la vita tra mercoledì e giovedì a poche ore dal primo giorno di scuola. 

 

«Ti chiediamo scusa per non aver capito», ha detto don Fabio nell’omelia di domenica durante il funerale, chiesa gremita e raccolti in un lato anche diversi compagni di scuola.  «Ho chiesto a sua madre se Paolo aveva qualche amico con cui confidarsi — racconta don Fabio — perché sapevo che andava a suonare la batteria e il basso in un’associazione, la Black Light Project. E chi suona la batteria, mi dicevo, deve per forza suonare in un gruppo. Ma la mamma mi ha detto che suonava da solo, a volte con il papà».

 

i genitori di paolo mendico

La canzone preferita era quella di Battisti, Non sarà un’avventura, sua sorella l’ha messa in chiesa il giorno del funerale. Ora le sue ceneri sono custodite in casa, nell’urna blu che sta vicina alla gabbietta dei suoi amati pappagallini. 

 

Un ragazzo solo «ma anche solare, educatissimo, sensibile», lo racconta l’assessore comunale alla Pubblica istruzione Ester Del Giudice, che già un anno fa andò al «Pacinotti» per segnalare il problema: «C’erano questi ragazzi della classe di Paolo — racconta — quasi tutti di Minturno, Formia, della provincia di Caserta, che all’uscita si mettevano ad aspettare il pullman vicino casa mia e facevano a botte tra di loro, così ne parlammo a scuola, arrivò il referente anti bullismo, attivammo uno sportello con lo psicologo, convocammo un incontro con i ragazzi, la vicepreside minacciò delle sospensioni, loro dicevano che scherzavano, era solo goliardia.

 

paolo mendico 3

Macché: il sindaco stabilì il piantonamento della fermata del bus da parte dei vigili urbani. Così le risse in strada cessarono di colpo ma non i problemi in classe, so che Paolo si era rivolto allo sportello di sostegno psicologico, ma a noi non disse nulla». 

 

[...] E adesso il paese («7 mila anime e 7 mila metri quadri di supermercati, tre uffici postali, un ippodromo e un drive-in, a 80 km da Napoli e 200 da Roma» come lo racconta il sindaco, Paolo Taddeo, 77 anni, ex democristiano al quarto mandato) è invaso dai giornalisti, perché ieri sono arrivati gli ispettori del ministro Valditara e hanno voluto sentire presidi e professori dei due istituti ma anche i genitori di Paolino, che sono andati pure dai carabinieri a integrare la denuncia.

 

paolo mendico 1

La Procura di Cassino ha aperto un fascicolo contro ignoti per il reato di istigazione e aiuto al suicidio e ha già fatto sequestrare dai militari diversi cellulari e computer alla ricerca di qualche chat illuminante. «Ci sono decine di chat e infinite discussioni in gruppi scolastici che dimostrano tutto» dice il fratello. 

 

L’unica denuncia ai carabinieri i genitori di Paolo la presentarono ai tempi della quinta elementare, dopo che un compagno di classe gli si era avvicinato con in mano un cacciavite di plastica grigio e gridando: «Io ti uccido». In questi 5 anni telefonate a scuola, raccomandate al Provveditorato, tutto inutile, dicono i genitori. 

 

In seconda media Paolino lasciò il suo paese e andò a completare il ciclo nel vicino comune di Castelforte: lo chiamavano «Paoletta», «Nino D’Angelo», continuava la persecuzione. Franco Falso dell’associazione musicale Black Light Project dice che anche lui un giorno andò a prendere di petto quei bulli:

 

«Ma tu chi sei, noi facciamo come ci pare», gli risposero sfrontati. E dopo qualche ora, incredibilmente, lo chiamò al telefono lo zio di uno di loro: «Hai detto che vuoi dare due schiaffoni a mio nipote? Non ci provare». 

 

2 - «MIO FIGLIO ERA UNA PREDA I PROF NON LO DIFENDEVANO, ANZI GLI URLAVANO CONTRO» 

Estratto dell'articolo di Michele Marangon per il “Corriere della Sera” 

 

violenza - bullismo

Il dolore cresce ogni giorno di più. Mamma Simonetta fatica a parlare dopo la scomparsa di Paolo, il figlio piccolo, gentile e coccolato, che poche ore prima di tornare a scuola si è tolto la vita nel silenzio della sua cameretta. Una vicenda che ha trasformato il 14enne nell’emblema della fragilità e della difficoltà di prevedere quando una mente — soprattutto se giovane — sta per cedere sotto il peso delle prese in giro, delle vessazioni, degli atti di prepotenza subiti in ambito scolastico. Ha chiesto aiuto alle istituzioni insieme al marito e al figlio maggiore che ha scritto una lettera alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. [...]

 

Come vivete questi giorni? 

paolo mendico 2

«Sinceramente non ci aspettavamo questa solidarietà. Per il resto non sto bene, tremo, perché davvero è raccapricciante quello che è successo. Ancora me lo vedo davanti agli occhi». 

 

È la scuola il motivo scatenante di questa tragedia? 

«Mio figlio era una preda. Ogni giorno succedeva qualcosa. A lui non piaceva l’ambiente del “Pacinotti”. Paolo andava bene a scuola, ma l’ambiente non era bello: troppa gentaglia. Insegnanti non capaci, compagni che lo bullizzavano.

 

Paolo mi diceva che ogni volta che subiva un episodio i professori non placavano gli animi, non lo difendevano, urlavano come se fosse mio figlio dalla parte sbagliata. Mio figlio era maturo, aveva un lessico particolare, pacato ed educato. Cosa c’è di strano in questo?».  [...]

 

Lui quali segnali lanciava? 

«Ultimamente mi diceva sempre: “È finita la libertà, devo tornare a scuola”. Io lo consolavo. Se avessi saputo che andava a finire così non l’avrei più mandato». 

 

Che atteggiamento aveva a scuola? 

cyber bullismo 5

«Stava sempre per conto suo, non si avvicinava perché ormai conosceva quelli che lo infastidivano. Loro gli prendevano lo zaino, gli davano i pugni sulla spalla e da lì partivano le baraonde. [...]». 

 

Come vi muoverete adesso, pensate a risarcimenti? 

«Io non ci penso. Io farò una lotta affinché non passi inosservato e non succedano più queste cose. Lo faccio per mio figlio, perché possa dire: “Vedi, mamma e papà mi difendono ancora”».