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Marta Ottaviani per “La Stampa”
In Turchia basta partecipare a un talent show per vedere la propria vita spezzata. Mutlu Kaya era pronta a realizzare il sogno della sua vita, diventare una cantante famosa, quando due giorni fa un colpo di pistola l’ha colpita alla testa trascinandola dal paradiso all’anticamera della morte.
Tutto è iniziato a marzo quando la giovane, 19 anni e originaria di Diyarbakir, nel Sud-Est della Turchia, a maggioranza curda, decide di partecipare a un popolare talent show intitolato «Sesi Cok Guzel» (La sua voce è molto bella). Il successo arriva subito. Mutlu è apprezzata dalla giuria, soprattutto da Sibel Can, una delle più note cantanti folk turche, che promette a sua madre che la porterà a Istanbul per farne un’interprete di successo. La gioia, purtroppo, dura poco.
L’assalto
Mutlu viene da una zona della Turchia dove la composizione della società è ancora caratterizzata dalla presenza di clan, con una concezione della donna arcaica, e dove la sorte delle ragazze viene spesso stabilita alla loro nascita. Intorno a metà aprile la inizia a ricevere la prime minacce di morte da persone appartenenti alla tribù del padre che mal tollerano la sua partecipazione al reality, anche per i vestiti indossati dalla giovane, che lasciano spesso scoperte le spalle.
Poi il tragico epilogo. Lunedì notte, tre, forse quattro persone, si sono introdotte in casa della giovane donna e le hanno sparato un colpo alla testa, fortunatamente senza riuscire a ucciderla. Mutlu ora si trova in terapia intensiva all’ospedale di Diyarbakir, in bilico fra la vita e la morte. La sua storia ha commosso la Turchia e fatto tornare in primo piano un argomento disgraziatamente spesso sulle prime pagine dei giornali nel Paese, il femminicidio.
La «legge»
Il padre della giovane, ha spiegato con la voce rotta dal pianto di non avere nulla a che vedere con l’aggressione e che vuole vedere sua figlia uscire dal coma e tornare a cantare. La polizia ieri ha fermato quattro persone, di cui tre, tutte legate al clan da cui proviene il padre della ragazza, sono state rilasciate quasi subito. La quarta è l’ex fidanzato, che le forze dell’ordine turche hanno identificato come Veysi E. e che al momento rimane il sospettato numero uno dell’attacco.
«Ero contrario alla sua partecipazione al talent – ha detto Veysi durante l’interrogatorio, riportato dal quotidiano “Milliyet” -. Ma non sono stato io a colpirla. Non lo avrei mai fatto».
Per il momento l’unica certezza è che Mutlu e la sua famiglia sono stati puniti per il comportamento della giovane, che viola le leggi tribali e arcaiche ancora in uso in alcune parti del Paese, spesso senza una reale connotazione religiosa.
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