elicottero dei soccorritori

TURISTI DELLA DISGRAZIA - MENTRE IN NEPAL INTERI VILLAGGI SONO ANCORA ISOLATI, GLI ELICOTTERI SONO STATI PRESI D'ASSALTO DA ALPINISTI E TREKKER - MONDINELLI: "IL MONDO È IMPAZZITO, CHI VA SULL'HIMALAYA DEVE AVERE VIVERI PER UN MESE, SENNÒ NON CI VA"

Enrico Martinet per “la Stampa

 

messner everestmessner everest

«Il soccorso in elicottero all’Everest è stabilito da parecchi anni. Funziona come un orologio», dice Stefan Nestler, alpinista tedesco dell’Adventure Sports, che in Himalaya è di casa. Frase di risposta cauta alla polemica aspra sollevata da Reinhold Messner sui soccorsi di serie A e di serie B: il meglio alle pendici degli ottomila dove ci sono «i ricchi che pagano dagli 80 mila ai 100 mila dollari per salire in vetta al mondo», il resto per i nepalesi.

 

Nestler per smentire Messner quasi conferma e con quel «funziona come un orologio» indica come gira il mondo. Di fronte alla catastrofe c’è stata un’immediata risposta per le spedizioni alpinistiche commerciali. Ieri l’Everest non era più una minaccia: gli ultimi 17 alpinisti bloccati ai quasi seimila metri del campo 1, appena oltre lo sprofondamento del ghiacciaio Ice Fall, sono volati via in elicottero.

 

I SOCCORSI

feriti al campo base everestferiti al campo base everest

Messner lo aveva detto fin dal primo giorno: «Gli alpinisti torneranno a casa, i nepalesi restano lì». E Nives Meroi, dal Friuli, aveva lanciato un appello di solidarietà «per un Paese poverissimo che ci ha data tanto». Ieri i due elicotteristi italiani che subito dopo il sisma hanno offerto la loro disponibilità per volare sul Paese asiatico dilaniato, hanno pilotato in due zone di confine con la Cina. Maurizio Folini nella valle del Khumbu fino all’Everest, Piergiorgio Rosati nel parco di Langtang dove sono morti anche i due speleologi italiani.

 

Dagli alpinisti bloccati da un ghiacciaio reso impercorribile da scosse e valanghe alla popolazione di poveri villaggi ricoperti da fango e rocce. Con il telefono satellitare Folini ha detto a Pietro Coerezza di Ev-K2-Cnr: «Le valanghe hanno tagliato in due sia il campo base dell’Everest sia l’Ice Fall. Non esiste più nulla di quanto c’era prima. E nella valle ho visto villaggi sepolti. Ho incontrato guide nepalesi che avevano investito in rifugi per gli escursionisti il denaro di anni di spedizioni e ora hanno perso tutto».

il campo base dell  everest dopo la valangail campo base dell everest dopo la valanga

 

ASSALTO ALL’ELICOTTERO

Rosati all’Ansa racconta di un assalto al suo elicottero: turisti e trekkers che vogliono lasciare l’inferno di fango e morte. C’è un evidente contrasto che lo stesso primo ministro nepalese ha ammesso. Intere aree montane non sono neppure ancora state raggiunte. E le richieste di aiuto di alpinisti illesi o di escursionisti che lamentano di non avere più viveri suonano stridenti.

 

Silvio «Gnaro» Mondinelli, guida alpina di Alagna, che oltre venti volte ha raggiunto una cima di Ottomila metri, dice: «In una tragedia di queste proporzioni c’è chi continua a premere sulle agenzie di Kathmandu per poter rientrare a casa. C’è chi s’indigna per i ritardi. Il mondo è impazzito. Alpinisti e escursionisti devono cavarsela da soli, devono avere viveri per almeno un mese, altrimenti non vadano sull’Himalaya».

 

uno sherpa ferito al campo base everest dopo la valangauno sherpa ferito al campo base everest dopo la valanga

Il turismo è vita per il Nepal. Ma ora la vita è da strappare alle macerie. Mario Vielmo e i componenti della sua spedizione che sono ancora alla Piramide della valle dell’Everest non hanno fretta di rientrare. Vielmo: «Andremo a complicare ancora di più quanto accade a Kathmandu. Ci muoveremo soltanto quando avremo notizia che potremo partire dall’aeroporto».

 

Nestler, sempre nel tentativo di addolcire le dure sentenze di Messner, si rifugia in una logica etica: «Ogni soccorso di una persona, non importa di quale patrimonio disponga, è una buona notizia». Aggiunge: «Sono sicuro che ora i piloti degli elicotteri voleranno in aiuto di altre zone». Qui sta il punto indicato da Messner. Il prima e il dopo, senza un ordine di priorità. Non è un caso se l’alpinista Marco Confortola dal campo base del Dhaulagiri, Ottomila, più distante dall’epicentro, scrive proprio di «priorità». E assicura di non aver «bisogno di elicotteri, noi abbiamo le gambe».

valanga sull everestvalanga sull everest

 

GIÙ A PIEDI

Da lassù, mentre sta organizzando la sua discesa nella vallata disastrata dal terremoto, rinvia le notizie di aiuto che gli arrivano dall’Italia, prega giornalisti e amici di non scrivergli o telefonargli per non «consumarmi le batterie» e spera di «poter dare aiuto alla gente». Tutto appare come un cortocircuito: il mondo dei network, con batterie al lumicino, è in bilico tra l’offrire supporto o annunci e i soccorsi seguono logiche di gerarchie non in linea con le urgenze.

 

l alpinista jost kobusch riprende la valanga sul campo base everest  7l alpinista jost kobusch riprende la valanga sul campo base everest 7

All’Expo di Milano c’è Amrid Shakiat, albergatore di Kathmandu, rimasto solo sotto la pagoda alta 18 metri del padiglione Nepal che chiede aiuto. Accanto a lui c’è Agostino Da Polenza, presidente di Ev-K2-Cnr: «La rinascita del Nepal deve partire di qui».

 

everesteverest