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Francesco Tortora per "www.corriere.it"
Il film
toni servillo paolo sorrentino
Il 2 marzo del 2014 «La grande bellezza» di Paolo Sorrentino (su Premium Cinema 3 alle 21.15) trionfa all'86esima edizione della notte degli Oscar a Los Angeles conquistando la statuetta come miglior film straniero. Il protagonista del film è Jep Gambardella, giornalista e scrittore 65enne che vive nel vuoto culturale della Roma contemporanea.
Tra feste mondane dominate dall'alcol, salotti borghesi e conversazioni di una banalità assordante, Jep frequenta sempre gli stessi amici ipocriti e superficiali, tra i quali spiccano il cinico Lello (Carlo Buccirosso), il timido Romano (Carlo Verdone) e la radical chic Stefania (Galatea Ranzi). Stanco della monotonia della sua esistenza, sembra ritrovare interesse nella vita grazie alla relazione con Ramona (Sabrina Ferilli), ma dopo la morte della donna, già gravemente malata, sprofonda nell'angoscia.
La svolta arriva grazie all'incontro con una missionaria cattolica chiamata "la Santa"che invita Jep a cercare la bellezza nelle radici: il giornalista capisce che è arrivato il momento di ritrovare l'ispirazione e scrivere un nuovo romanzo. Barocco, ricco di sfumature e lampi di romanticismo, «La grande bellezza» è un film impregnato di malinconia che fluttua con disincanto nella mediocrità del nostro tempo chiaramente contrapposta all'eterna e disarmante bellezza della Capitale.
Non mancano sbavature e ridondanze, un certo compiaciuto decadentismo e qualche verbosità di troppo, ma la pellicola di grande impatto visivo, che si regge sulla tagliente ironia del protagonista, è ricca di intuizioni brillanti e virtuosismi registici. Ritirando la preziosa statuetta Paolo Sorrentino ha dichiarato: «Ringrazio le mie fonti di ispirazione: Federico Fellini, Talking Heads, Martin Scorsese e Diego Armando Maradona». La pellicola, che al debutto a Cannes era stata accolta tra scetticismo e critiche contrastanti, dopo l'Oscar è celebrata in tutto il mondo. Al botteghino ottiene un buon risultato: costata 9,2 milioni di dollari, ne incassa 24,2. A 6 anni dall'Oscar, ecco 10 cose che forse non sapete.
Quindici anni d'attesa e tanti premi
«La grande bellezza» ottiene l'Oscar 15 anni dopo «La vita è bella» di Roberto Benigni. La pellicola ha ricevuto tanti altri premi come il Golden Globe, quattro European Film Award, il Bafta, cinque Nastri d'Argento e 9 David di Donatello.
La frase di Flaubert
Sorrentino ha dichiarato di essersi ispirato per questo film a una celebre frase di Flaubert che una volta disse di voler scrivere un romanzo sul nulla. L'aneddoto è ripetuto da Jep Gambardella in una scena del film durante l'ennesima festa mentre chiacchiera con la governante.
Il personaggio che richiama Marina Abramovic
Il personaggio di Talia Concept è un richiamo ironico alla celebre artista serba Marina Abramovic, "madre della performance art". Intervistata da Jep Gambardella Talia si presenta come un'artista che non ha bisogno di «leggere e vive di vibrazioni, spesso di natura extrasensoriali». Nella sua performance Talia si esibisce nuda al Parco degli Acquedotti, copre la testa con un velo bianco e va a sbattere contro il muro rimanendo tramortita.
La citazione del romanzo di Breton
Durante una scena, il protagonista afferma «Chi sono io? C'è un romanzo che inizia così». Quel romanzo è «Nadja» di André Breton (1928). La parte centrale del film, che tratta della relazione tra Jep e Ramona, attinge ampiamente dal libro dell'autore francese.
Il titolo originale
In un'intervista a Radio 2, Paolo Sorrentino ha affermato che, ad un certo punto durante la produzione, stava prendendo in considerazione l'idea di chiamare il film «L'apparato umano». «L'apparato umano» è anche il titolo dell'unico romanzo scritto dal protagonista Jep Gambardella.
I tagli
La versione finale del film dura 142 minuti, mentre quella originale raggiunge quasi le tre ore. Sono state tagliate un paio di sequenze nelle quali apparivano, tra gli altri, gli attori Giulio Brogi e Fiammetta Baralla, ringraziati nei titoli di coda.
La dedica a Giuseppe D'Avanzo
Il film è dedicato a Giuseppe D'Avanzo, ex giornalista del Corriere e di Repubblica, grande amico del regista Paolo Sorrentino. D'Avanzo è morto all'improvviso il 30 luglio 2011, mentre era in bicicletta a Calcata (Viterbo) durante un allenamento in compagnia dei colleghi Attilio Bolzoni e Fausto Gianì.
Il cameo del regista
Francesco Rosi, amico di Paolo Sorrentino e celebre regista de «Le mani sulla città» e il «Caso Mattei», ha diretto la scena dell'onorificenza a suor Maria, detta "La Santa", durante la quale religiosi di diverse confessioni assistono all'udienza. Sorrentino fa un cameo nella sequenza e ha preferito non dirigere se stesso. Nel 2015 Sorrentino dedicherà il suo successivo film «Youth» proprio a Rosi, scomparso all'inizio di quell'anno all'età di 83 anni.
Un boss come vicino di casa
Durante la scena in cui è arrestato il vicino di casa, Jep Gambardella scopre che il misterioso e elegante uomo d'affari si chiama Giulio Moneta, è «uno dei 10 latitanti più ricercati del mondo» e lavora per un'organizzazione che «fa andare avanti l'Italia». Il cognome del vicino è un chiaro riferimento a Matteo Messina Denaro, il capo di Cosa Nostra, latitante da decenni.
Il "vaffa" di Toni Servillo
In un'intervista su Rainews24 prima della notte degli Oscar a Toni Servillo fu chiesto in diretta telefonica cosa pensasse delle critiche che avevano accompagnato il film al debutto. L'attore rispose che non voleva parlare delle critiche. Poi credendo che la telefonata fosse conclusa si lasciò scappare un "vaffa" rivolto all'intervistatrice. Pochi mesi dopo, l'attore si scusò pubblicamente con la giornalista.
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