
DAGOREPORT – IL GOVERNO RECAPITA UN BEL MESSAGGIO A UNICREDIT: LA VALUTAZIONE DELL’INSOSTENIBILE…
UCCISA DAL MARITO E IL CORPO DATO IN PASTO AI MAIALI: IL ''COLD CASE'' DEL VICENTINO RIAPRE ANCHE IL MISTERO DELLA SCOMPARSA DELLA PRIMA MOGLIE DI VALERIO SPEROTTO, SVANITA NEL NULLA NEL 1988 - LA SECONDA, VIRGINIA MIHAI, SPARI' NEL 1999. LUI DISSE CHE DOPO UNA LITE LO AVEVA MOLLATO PER STRADA E SE NE ERA ANDATA IN AUTO. MA UN'UNGHIA RITROVATA DAL NUOVO PROPRIETARIO RIVELA UNA STORIA ORRENDA - I COMMENTI IN PAESE
1. UCCISA DAL MARITO E IL CORPO DATO IN PASTO AI MAIALI
Danilo Guerretta per ''La Stampa''
Uccisa dal marito e il corpo dato in pasto ai maiali nel porcile della sua azienda agricola a Velo d’Astico, piccolo comune del Vicentino. Un giallo risolto dalla procura berica dopo vent’anni, grazie al ritrovamento di un frammento di unghia di due centimetri. Gli investigatori, dopo mesi di analisi e test del dna sono certi: appartiene a Virginia Mihai, moglie di Valerio Sperotto, allevatore di maiali morto nel 2011 a 64 anni.
La donna era svanita nel nulla il 22 aprile del 1999, giorno in cui la sua auto fu trovata abbandonata in una strada alle porte di Vicenza. «Avevamo litigato, lei mi ha lasciato a piedi per strada e poi non l’ho più vista», aveva detto l’uomo durante uno dei tanti interrogatori. Per quella scomparsa Sperotto fu indagato per omicidio volontario ma il fascicolo venne archiviato.
La segnalazione
A riaprire il caso è stata la segnalazione di un impresario edile interessato all’acquisto dell’ex allevamento: l’uomo nel 2017 si è presentato ai carabinieri raccontando di aver trovato alcune ossa durante un sopralluogo nella porcilaia e di averle successivamente sepolte per paura. Dichiarazioni che hanno spinto la procura di Vicenza ad aprire un nuovo fascicolo e far ripartire le indagini. Il sostituto procuratore Hans Roderich Blattner ordina di scavare e setacciare l’area e si affida agli esperti del Labanof, il laboratorio di antropologia e odontologia forense dell’Università di Milano.
Gli archeologi forensi non trovano le ossa ma un frammento di unghia in mezzo alla terra, nel canale di scolo dei liquami che divide due recinti. Nonostante il tempo trascorso, i carabinieri del Ris riescono a estrapolare il dna e compararlo con quello presente in uno spazzolino da denti appartenuto alla donna.
Ci vogliono mesi di analisi in laboratorio per eseguire tutti gli accertamenti ma alla fine non ci sono dubbi: «La corrispondenza è del cento per cento positiva, si tratta dell’unghia dell’alluce di Virginia Mihai». Le unghie, assieme ai capelli e ai denti sono le uniche parti del corpo umano che i maiali non digeriscono e questo avvalora la tesi agghiacciante che la donna sia stata uccisa e gettata in pasto ai maiali. L’allevatore per permettere ai maiali di far sparire ogni traccia del corpo aveva atteso tre giorni prima di andare dai carabinieri per la denuncia di scomparsa della moglie e nel giro di poco tempo aveva venduto tutti i suoi animali.
La svolta del “cold case” apre nuovi scenari anche sulla scomparsa di un’altra donna, Elena Zecchinato la prima moglie di Valerio Sperotto. Di lei si sono perse le tracce a gennaio del 1988, quando era uscita per una passeggiata nei boschi attorno alla sua casa. Un caso archiviato in pochi mesi sotto la voce «allontanamento volontario». Una delle ipotesi era quella che la donna, nonostante le due figlie piccole fosse tornata in Francia, il suo paese di origine.
Alla luce della nuova verità i carabinieri sono tornati a sigillare l’ex allevamento dove è stata ritrovata l’unghia, gli scavi degli esperti riprenderanno a luglio e la zona delle ricerche verrà ampliata: saranno setacciate tutte le tubature e le vasche che raccoglievano i liquami (in stato di abbandono da anni). L’obiettivo degli antropologi forensi e del Ris è recuperare altri resti umani nascosti nell’ allevamento degli orrori.
L’inchiesta della procura va avanti nonostante la morte del principale indagato perchè secondo i magistrati potrebbero esserci dei complici, persone ancora in vita che hanno aiutato Valerio Sperotto a far sparire le due donne e a nascondere una verità affiorata dopo più di due decenni.
la porcilaia dove e stata sepolta virginia mihai
IL PAESE DELL’ALLEVATORE: «HA UCCISO LUI LE DUE MOGLI, MA I CORPI SONO ALTROVE»
Benedetta Centin per il ''Corriere del Veneto''
Via vai di auto che rallentano e si fermano davanti all’area recintata dal cordone bianco e rosso dei carabinieri. Residenti che giurano di essere capitati solo per una semplice passeggiata per quella stradina sterrata che apre su una distesa di campi, quando però da poche battute fanno intendere che sanno bene che lì si cerca uno scheletro. Ed episodi ripescati dalla memoria che tornano attuali e quasi ingombranti tra le chiacchiere da bar e che mischiati alla realtà trascendono in dicerie. «I Ris che scavano hanno già portato via due sacchi pieni di ossa: questa è la volta buona, trovano il corpo di almeno una delle due povere mogli di Valerio. Perché ce le ha messe lui lì sotto». Peccato non ci siano Ris al lavoro ma archeologi forensi. E nemmeno sacchi di ossa, solo alcune ossa animali.
Il paese
la porcilaia dove e stata sepolta virginia mihai
Sembra che Velo d’Astico, piccolo paese dell’Alto Vicentino, non aspettasse altro che si tornasse ad indagare sul duplice caso irrisolto. Quello delle due mogli dell’allevatore di maiali Valerio Sperotto, inghiottite nel nulla a distanza di undici anni una dall’altra: Elena Zecchinato, conosciuta come Ivette, sparita nel 1988, e Virginia Mihai nel 1999. Sull’uomo, deceduto nel 2011, la procura aveva acceso i riflettori per due volte a distanza di tempo ma non c’erano prove concrete a suo carico ed era stato scagionato.
Il caso riaperto
Ora, dopo quasi 15 anni, il sostituto procuratore Hans Roderich Blattner ha riaperto il caso: sulla sua scrivania c’è un fascicolo per occultamento di cadavere. Quello che un residente avrebbe detto di aver visto scavando tra i due capannoni dove fino a dieci anni fa Sperotto allevava maiali. Lui è l’uomo che ha firmato un preliminare di vendita per il terreno con vista sull’Altopiano.
Terreno che voleva usare per allevarci capre. «Avevo rimosso la griglia dello scolo dei liquami quando, scavando con l’escavatore, è emerso quello scheletro - ha raccontato l’uomo ai carabinieri - : ho distinto un teschio, la cassa toracica e le ossa delle gambe, ma, preso dal panico ho interrato nuovamente tutto». Era marzo, ma il residente ha atteso ottobre per rivolgersi ai militari. «Ho avuto paura, non sapevo che fare, per questo ho tergiversato» avrebbe spiegato. Una versione ritenuta attendibile, ma se così non fosse l’uomo rischia di trovarsi indagato per simulazione di reato.
L’intervento dell’archeologo forense
Dopo venti giorni circa di scavi quello scheletro non è emerso: l’archeologo forense Dominic Salsarosa (quello del caso Yara Gambirasio) con i suoi collaboratori ha già passato scrupolosamente al setaccio trecento metri quadri, quasi l’intera area, ma potrebbe estendere la zona di ricerca se necessario. Vicino ai capannoni i mucchi sono distinti: blocchi di cemento frantumati, zolle grandi e umide, terreno asciutto probabilmente già «ripulito» di quei frammenti ossei ancora dubbi che verranno analizzati al Laboratorio di antropologia e odontologia forense di Milano.
I pareri
«Valerio sarebbe stato un demente a nascondere un corpo qui, sapeva che sarebbe stato il primo posto dove gli investigatori avrebbero cercato. Non troveranno nulla» sbotta un parente che vuole rimanere anonimo mentre guarda le strutture fatiscenti cinturate. «Sperotto si è portato i suoi segreti nella tomba - dice sottovoce un residente, quasi timoroso- , non parlava mai della sparizione delle mogli e nessuno di noi lo ha mai interrogato».
Gli amici
Al centro ricreativo dei pensionati, dove l’allevatore passava il tempo tra una partita a carte, le bocce e un «cochino», un piccolo bicchiere di Cola, c’è chi racconta col cuore in gola di aver tentato fino alla fine di farlo confessare. «Erano le ultime settimane di vita di Valerio, prima che il tumore se lo portasse via - riferisce un anziano con gli occhi lucidi - : sono stato lì lì diverse volte per chiedergli “dimmi dove posso portare un fiore alla povera Ivette, dimmelo ti prego”, ma non ci sono mai riuscito, così lo avrei costretto ad ammettere».
valerio sperotto con le due mogli
Eppure ci sono anche voci fuori dal coro: chi è convinto dell’innocenza di Sperotto. «Non l’ho mai visto agitato o preoccupato, nemmeno quando era indagato per omicidio - racconta chi lo conosce - : sempre divertente, con la battuta pronta, sereno come se le sue mogli fossero andate in vacanza». Una vacanza lunga una vita. Senza ritorno.
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