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SI ANNUNCIANO TEMPI SEMPRE PIU' DURI PER LA GIORGIA DEI DUE MONDI - AL SUMMIT DI LONDRA, STARMER E…
COME DAGO-ANTICIPATO, IL RITROVATO ACCORDO SALVINI-DI MAIO GIÀ SCRICCHIOLA: PER GIORGETTI ''TRA UNA SETTIMANA CAPIREMO SE IL GOVERNO DURA'', PER IL M5S, ''SALVINI STA CERCANDO LA CRISI''. MA DI MAIO È PRONTO A TUTTO PUR DI NON FAR CADERE IL GOVERNO, PURE A REGGERE IL GIOCO SULLA FLAT TAX - I LEGHISTI ROMPEREBBERO SOLO SU UN TEMA CARO ALL'ELETTORATO: LA RIFORMA FISCALE. MA SE EVITIAMO LA PROCEDURA D'INFRAZIONE…
''TORNO DAGLI USA CON UNA CARICA ECCEZIONALE'': DIETRO A QUESTA FRASE DI SALVINI SI NASCONDE LA CRISI DI GOVERNO? DA QUANDO È TORNATO PARLA SOLO DI FLAT TAX E MINIBOT, DUE TEMI DA ROTTURA IMMEDIATA CON BRUXELLES (E M5S)
1. GIORGETTI: TRA UNA SETTIMANA CAPIREMO SE IL GOVERNO DURA
Francesco Verderami per il ''Corriere della Sera''
Tra una settimana si saprà se la Commissione chiederà la procedura d’infrazione per l’Italia. «Tra una settimana si capirà tutto», diceva ieri Giorgetti ai leghisti che gli chiedevano se Salvini aprirà la crisi.
Serve una «giusta causa» per sciogliere un «contratto». E siccome i grillini non intendono offrire pretesti agli alleati di governo fino a fine luglio — cioè fino a quando resterà aperta la finestra elettorale di settembre — è indispensabile avere un motivo valido per assumersi la paternità di una crisi. «Potremmo farlo solo su temi che siano facilmente comprensibili dai cittadini»: così si è espresso Salvini con i suoi ministri, che nell’ultima riunione hanno premuto per rompere con M5S e andare alle urne. La tempistica era nota. Ora è chiaro anche quale sarebbe il movente: se Bruxelles sanzionasse Roma, il segretario della Lega reagirebbe all’«attacco politico», accuserebbe l’Europa di ostacolare il varo della «rivoluzione fiscale» che dice di voler scrivere «insieme al mondo produttivo».
MATTEO SALVINI ANGELA MERKEL LUIGI DI MAIO IN IO TI SPREADDO IN DUE
E a quel punto potrebbe considerare suo malgrado inutile proseguire l’esperienza gialloverde a Palazzo Chigi, chiamando alle urne gli italiani. Sembrerebbe l’organizzazione di un delitto perfetto, se non fosse che la flat tax — più di un progetto di governo — era parsa subito un manifesto elettorale. Perciò, per non dare pretesti, Conte e Di Maio fanno mostra di assecondare Salvini. Per quanto i loro margini di azione siano ridotti, a causa della situazione dei conti pubblici e delle pressioni dei partner europei.
«Fra una settimana si capirà tutto». Ma è dal giorno dopo le Europee che i vertici del Carroccio si muovono per trovare elementi di rottura su temi «facilmente comprensibili dai cittadini». Sull’economia, e non solo. In vista della conversione in legge del decreto Sicurezza-bis, per esempio, la Lega ha approntato alcuni emendamenti per «implementare» il provvedimento: fonti accreditate raccontano che verranno presentati alla Camera, «proprio nella commissione dov’è forte il nucleo dei grillini movimentisti legati a Fico, che hanno stretti legami con le Ong...».
CONTE SALVINI DI MAIO MOAVERO MATTARELLA
D’altronde è luglio la deadline, se il titolare dell’Interno vuole monetizzare il risultato del 26 maggio. In caso di crisi le probabilità di andare alle elezioni sono elevatissime, nonostante ieri Di Maio abbia detto sibillino che «sto lavorando a un governo che duri quattro anni». Non a caso ha omesso espressamente di dire «questo governo». Ma nella Lega ritengono che oggi M5S non possa trovare sponde nel Pd per una maggioranza alternativa. Salvini deve però mettere nel conto la previsione di Giorgetti, secondo cui Mattarella «quasi sicuramente non farà gestire il voto da questo governo».
Sarebbe un danno minore rispetto all’eventualità di arrivare alla seconda deadline, che non è favorevole al Carroccio ed è scadenzata per la prima settimana di agosto, quando è prevista l’approvazione della riforma costituzionale con cui verrà tagliato il numero dei deputati e senatori. «Da quel giorno — secondo un autorevole dirigente leghista — possiamo stare certi che la legislatura durerà fino alla fine». E se per ipotesi Salvini immaginasse di rompere dopo con M5S, «allora sì — come sostiene Giorgetti — che si formerebbero altre maggioranze. E il governo non resterebbe solo il tempo di varare la legge di Stabilità. Andrebbe molto oltre».
matteo salvini giancarlo giorgetti
Ed ecco l’altro pericolo, il più grave, che il Carroccio vuole evitare. Come sostengono numerosi suoi esponenti, non può accettare che sia questo Parlamento ad eleggere il prossimo presidente della Repubblica. Per un partito che oggi è potenzialmente il più forte nel Paese, immaginare di affrontare la corsa al Colle con i rapporti di forza, fissati dal voto dello scorso anno, significherebbe restare ai margini del grande gioco, «sarebbe come se stracciassimo la schedina del 13 al Totocalcio». E il Quirinale val bene un posto di commissario a Bruxelles. Ché se poi non fosse nemmeno un incarico di peso, come appare assai probabile, Giorgetti — già molto scettico — non ci penserebbe nemmeno: «Una settimana e si capirà tutto».
2. «SALVINI DICA SE VUOLE LA CRISI»
Andrea Ducci per il ''Corriere della Sera''
La procedura di infrazione per deficit deve essere scongiurata «ma non a ogni costo». D' altra parte l' aumento dell' Iva è da escludere e per la flat tax servono almeno 10-15 miliardi di euro. Sono questi alcuni capisaldi della strategia del vicepremier Matteo Salvini. Sulla sforbiciata alle tasse ha ribadito al Corriere che la riforma fiscale è prioritaria: «Se non me la dovessero far fare, saluto e me ne vado». Un avvertimento corredato da una serie di interventi nell' arco della giornata di ieri per ripetere che la riforma fiscale va fatta e che le risorse sono disponibili: «Almeno 10 miliardi, è al ribasso, facciamo 15 miliardi, i soldi ci sono basta volerli usare e non permetteremo che qualcuno impedisca la crescita dell' Italia».
Dura la reazione dei Cinque Stelle. La prima è affidata ad una nota: «La Lega e Salvini se la prendano con i burocrati di Bruxelles invece di minacciare sempre il governo. Tutti vogliamo tagliare le tasse. La Lega non è all' opposizione, quindi se servono 10 miliardi tracci la strada per trovarli invece di scaricare la colpa sugli altri. Se si cerca una scusa per far saltare tutto e riportare in Italia un governo tecnico la Lega lo dica chiaramente agli italiani».
Poi interviene direttamente il vicepremier Luigi Di Maio: «È ingiusto dire "o abbassate le tasse o me ne vado". Qui dobbiamo lavorare in squadra, se invece vogliamo abbassare le tasse soltanto sui giornali, allora domani le voglio abbassare anche io. Tagliare le tasse è come la pace nel mondo, tutti lo vogliamo. Il tema è che non bisogna tagliare le tasse sui giornali, bisogna tagliarle veramente».
Il leader pentastellato ricorda poi che «la Lega ha vinto le Europee e non può continuare a dire che è colpa degli altri, sembra che stiano all' opposizione. L' Europa si mette di traverso ed è sempre stato così, ma noi dobbiamo combattere e non arrenderci e al primo ostacolo».
Il premier Giuseppe Conte prova a stemperare la polemica. «Non stiamo a dirlo tutti i giorni, abbiamo concordato un tavolo istituzionale per lavorare alla riforme fiscale, quindi ci metteremo attorno a questo tavolo quanto prima».
E sulla flat tax il premier si spinge oltre un generico assenso: «Sono molto ambizioso, forse il più ambizioso di tutti. Non mi accontento di abbassare un' aliquota, io voglio realizzare un patto tra fisco e italiani». Ieri intanto la Camera, con 270 sì, ha dato il via libera al decreto Crescita.
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