foto horror elettroshock

UNA SCOSSA PER ACCENDERE L'AMORE - UGO CERLETTI, CHE INVENTÒ L'ELETTROSHOCK, SI RIFIUTÒ DI SOTTOPORRE UNA GIOVANE AL TRATTAMENTO: IL PADRE DELLA RAGAZZA GLI AVEVA CHIESTO DI DARLE UNA SCOSSA PER RENDERLA PIÙ DOCILE E CONVINCERLA AD ACCETTARE IL MATRIMONIO COMBINATO - CHI ERA UGO CERLETTI, INVENTORE DELL'ELETTROSHOCK: PRESE L'IDEA ANDANDO IN UN MACELLO, DOVE STORDIVANO I MAIALI CON LA CORRENTE...

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Estratto dell'articolo di Claudia Arletti per "il Venerdì di Repubblica" 

 

UGO CERLETTI

Crediamo di sapere tutto o quasi dell'elettroshock, ma ignoriamo tutto o quasi del suo ideatore, «uno di quei casi in cui l'invenzione ha sopravanzato e schiacciato l'inventore», dice la ricercatrice Roberta Passione, che indagando negli archivi qui e in America, ha ricostruito la biografia di questo scienziato sospeso tra Ottocento e Novecento.  

 

Nato a Conegliano Veneto (Treviso) nel 1877, Ugo Cerletti è tra i protagonisti di un'epoca in cui si provava a espugnare la fortezza impenetrabile di malattie disperate e fatali ma al tempo stesso si mettevano a punto apparecchiature e metodi che sarebbero stati impiegati anche come dispositivi repressivi. 

 

Ugo Cerletti inventore dell'elettroshock (Carocci) è dunque anche un viaggio nel tempo delle teorie organiciste, per cui i disturbi psichiatrici erano ritenuti il prodotto di disfunzioni fisiologiche, di danni cerebrali o di alterazioni biochimiche.  

elettroshock 1

 

Siamo nella prima metà del Novecento e le ricerche sono febbrili. Nel giro di pochi anni entrano in scena nuovi metodi terapeutici "somatici": lo shock insulinico, che induce il coma con la somministrazione di alte dosi di insulina; lo shock cardiazolico (con iniezioni di cardiazol), che provoca negli schizofrenici intense crisi epilettiche, a quei tempi ritenute terapeutiche; e infine la lobotomia, messa a punto nel 1935, che varrà il Premio Nobel al suo inventore, il portoghese António Egas Moniz.  

 

Nello stesso periodo, l'accademico Cerletti è a capo della Clinica psichiatrica di Roma, che ha strutture fatiscenti ed è drammaticamente a corto di fondi: con i suoi assistenti cerca un trattamento poco costoso che produca quello sconvolgimento cerebrale ritenuto l'unica cura possibile per gli schizofrenici. Come per tante invenzioni e scoperte, il percorso non è stato né veloce né diretto. Sorprende, però, che il motore sia stata la scarsità di denaro. 

elettroshock 2

 

Il professore non è certo un improvvisatore. Ha studiato all'estero; da ragazzo, a Heidelberg, ha conosciuto Alois Alzheimer ed è in contatto con psichiatri di fama mondiale. Prima di testare il metodo, affida all'assistente Lucio Bini una ricerca preliminare. 

 

Gli giunge voce che nel mattatoio della capitale i maiali vengano abbattuti con l'uso della comune corrente e decide di andare di persona a vedere queste elettroesecuzioni: «I macellai» annota «afferravano davanti alle orecchie i maiali con una grossa tenaglia a forbice collegata con i fili della corrente e terminante con due elettrodi a disco… I maiali cadevano sul fianco irrigiditi e poco dopo entravano in convulsioni». A quel punto, storditi, venivano uccisi. 

elettroshock 3

 

Nel 1938, ecco dunque il primo paziente sottoposto a elettroshock: ha circa 40 anni e il suo nome resterà per sempre sconosciuto. Di lì a poco tocca a una giovane donna, anche lei rimasta anonima. La nuova terapia è considerata un successo e la sua diffusione è immediata e ampia.  

 

Naturalmente, l'episodio del mattatoio entra a buon diritto nel «romanzo dell'elettroshock», come lo definirà anni dopo e con un certo fastidio lo stesso Cerletti: invitato ovunque nel mondo e in odore di Nobel, non è troppo contento che il suo nome sia associato solo all'invenzione del metodo basato sulla corrente elettrica, da alcuni paragonato comunque alla scoperta degli antibiotici. [...] 

 

elettroshock 7

Anche la strumentazione ha una storia. Dopo che il giovane Bini ha messo a punto il prototipo, la produzione viene affidata alla ditta Arcioni di Milano che mette l'apparecchio sul mercato "al prezzo irriducibile di 4.600 lire". Gli ordini fioccano dall'Italia e dall'estero e si apre una stagione di contenziosi tra le ditte impegnate nella costruzione degli apparecchi. Cerletti, però, come hanno fatto Pierre e Marie Curie per l'isolamento del radio in nome della scienza pura, rinuncia a registrare il brevetto. 

 

Convinto sostenitore del primo Mussolini, nel tempo ne prese sempre più le distanze. Per un po' resiste all'obbligo di giurare fedeltà al fascismo imposto ai professori universitari, ma nel 1933 cede e prende la tessera del Partito, «per non essere gettato sul lastrico». 

elettroshock 6

 

È in aperto conflitto, anche politico, con i vertici amministrativi dell'università che celebrano i fasti dell'ateneo romano mentre Cerletti ritiene che vi regni la «più totale disorganizzazione». Lo angustia che il numero sempre più alto di pazienti psichiatrici e la scarsità di personale abbiano trasformato le corsie della "sua" Clinica in gironi infernali, dove a malincuore è costretto, lui, da sempre sostenitore del no restraint, a ripristinare «l'uso di mezzi di contenzione forzata, insufficienti allo scopo e molto penosi per l'ammalato».  

 

elettroshock 4

Non condivide niente, inoltre, della politica eugenetica che conduce, nel '38, al Manifesto della razza. E, nel 1948, quando si tengono le prime elezioni democratiche, eccolo candidato nel Fronte Popolare: lo ha reclutato Giancarlo Pajetta, il "ragazzo rosso" del Partito comunista, convinto che lo psichiatra possa attirare i voti della borghesia illuminata. Quando nel 1963 Cerletti muore, Palmiro Togliatti invia un telegramma alla famiglia dove lo definisce «un grande scienziato, una mente aperta a tutti i problemi del nostro tempo». 

 

Un distinto signore Roberta Passione cita lo storico della scienza Robert Young , per il quale la biografia è una forma di epistemologia in azione, ovvero «un genere che ci aiuta a mettere a fuoco la complessità del farsi dell'impresa scientifica». [...] 

 

elettroshock 5

Resta impresso il disappunto con cui rifiutò di ricevere «un distinto signore balcanico» che avrebbe voluto sottoporre a elettroshock la figlia: il gentiluomo sperava che la ragazza, diventata più docile dopo il trattamento, avrebbe accettato il matrimonio combinato.