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UN CULO CHE FA TORNARE LA VISTA PURE AI (FALSI) CIECHI! – UN60ENNE TORINESE SI VOLTA A GUARDARE IL LATO B DI UNA PASSANTE, FINTO CIECO SMASCHERATO DALLA GUARDIA DI FINANZA - L’UOMO È ORA A PROCESSO CON L’ACCUSA DI TRUFFA AI DANNI DELL’ASL: AVREBBE INTASCATO DAL 2015 AL 2018 L'INDENNITÀ DI ACCOMPAGNAMENTO DELL'INPS PERCHÉ CONSIDERATO CIECO TOTALE…

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Da torino.corriere.it

 

FALSO CIECO NON RESISTE DI FRONTE A UN BEL CULO

Quando usciva in passeggiata faceva attenzione a non dimenticare il bastone per poter individuare in anticipo gli ostacoli che gli si paravano dinnanzi. Poi, però, quando incontrava una bella ragazza non riusciva a trattenersi da allungare lo sguardo. E proprio il suo indugiare sulle forme sinuose di una signora lo ha tradito, consentendo alla guardia di finanza di scoprire che era un «falso cieco». L’uomo, un sessantenne torinese, è ora a processo con l’accusa di truffa ai danni dell’Asl.

 

Secondo il pm Gianfranco Colace, «con artifici e raggiri» sarebbe riuscito a ottenere una pensione d’invalidità: in quattro anni, dal 2014 al 2018, avrebbe illecitamente incassato circa 30 mila euro. «Cieco assoluto» è riportato sui documenti che attestavano l’invalidità del sessantenne. Documenti grazie ai quali avrebbe «indotto in errore la Commissione medica dell’Asl Torino 1, che valuta le invalidità civili e gli handicap». L’uomo non era affatto uno sprovveduto e faceva attenzione a non far emergere l’inganno. E forse all’inizio anche i finanziari hanno avuto il dubbio che fosse veramente cieco.

FALSO CIECO 1

 

Poi un giorno, durante un pedinamento, hanno notato una scena piuttosto curiosa. Hanno visto l’indagato voltarsi al passaggio di una donna e osservare il suo «lato b». Una debolezza che gli è costata cara. I militari hanno approfondito gli accertamenti e lo hanno smascherato, inserendolo così nell’elenco dei tanti falsi invalidi che ogni anno vengono scoperti durante i controlli campione. Il sessantenne è stato denunciato e ora dovrà rispondere di truffa in Tribunale. A difenderlo è l’avvocato Roberta Alba: «Gli atti offrono una tesi approssimativa e le accuse si basano su luoghi comuni. Il fatto che il mio cliente facesse la spesa o fosse in grado di aprire la porta di casa inserendo le chiavi nella toppa non sono elementi che contrastano con la sua invalidità visiva».

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