DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Franco Vanni per www.repubblica.it
Si è ucciso a 69 anni. Si chiamava Antonio Bedin. Da mesi lamentava di avere perso i soldi della pensione, che aveva investito nella Banca Popolare di Vicenza. Azioni crollate da 62,5 euro a zero. Prima di perdere ogni speranza, Bedin aveva contattato diversi avvocati. Era andato alle assemblee della banca, sperando di avere giustizia.
Alla fine si è arreso. Si è ucciso ieri sera nella propria abitazione, sparandosi un colpo al petto con una pistola che deteneva legalmente. A Montebello Vicentino, dove viveva e dove si è tolto la vita, gli volevano bene e gliene vogliono ancora. Bedin era stato per anni un piccolo dirigente del Partito comunista a livello locale ed era un ex operaio della ditta Pellizzari.
"Non si può morire così - dice una donna, impiegata in Comune, fra le prime ad avere appreso la notizia - lo hanno imbrogliato, lo hanno ucciso". Sulla morte indagano i carabinieri. Se appare certo che si tratti di suicidio, c'è invece cautela circa le ragioni che lo hanno spinto a togliersi la vita. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, l'uomo avrebbe lasciato scritto su un bigliettino: "Non ce la faccio più", dando poi indicazioni sul suo funerale. Fra le prime persone sentite dagli uomini del Comando provinciale dei carabinieri di Vicenza, anche il fratello di Bedin. "Agli investigatori, il fratello ha riferito che Antonio era seriamente preoccupato per avere perso una cifra che per lui era importante", dice l'avvocato Bertelle.
Lo stesso avvocato, presidente dell'Associazione nazionale azionisti della Banca Popolare di Vicenza, aggiunge: "Bedin da tempo diceva di essere stato ingannato e di volere giustizia, come migliaia di altri risparmiatori truffati. Ma, come sappiamo, la giustizia va a rilento.
Ci auguriamo che le indagini sul crollo della Banca Popolare di Vicenza procedano spedite, che i responsabili paghino e che chi è stato danneggiato sia presto risarcito. Bisogna evitare altre tragedie". Il procuratore capo di Vicenza, Antonino Cappelleri dice: "Rassicuriamo i risparmiatori sul fatto che l'indagine procede e che ce la stiamo mettendo tutta. Il nostro impegno è massimo".
In particolare, sembra che Bedin avesse confidato al fratello di essere molto preoccupato per il fatto di non avere più soldi a sufficienza per pagare un futuro ricovero permanente in casa di riposo. Sembra infatti che l'uomo soffrisse di una patologia che aveva fortemente ridotto la sua capacità di camminare e muoversi in autonomia.
Per questo, già da tempo, aveva preso contatto con una struttura privata di assistenza, dove avrebbe voluto trasferirsi. "La casa di riposo era costosa, e Bedin aveva perso la tranquillità economica che si era costruito in una vita", dice Bertelle. Secondo quanto risulta, Bedin sarebbe stato titolare di un deposito intorno ai 500mila euro di valore.
La vicenda richiama alla memoria quanto accaduto a Civitavecchia, dove Luigino D'Angelo, un altro pensionato, si è tolto la vita alla fine di novembre. Anche in questo tragico caso, la perdita di 100mila euro investiti in Banca Etruria (una delle quattro istituzioni salvate per decreto dal governo, attraverso l'azzeramento delle obbligazioni subordinate sottoscritte dai risparmiatori) era stata determinante nel gesto estremo, tanto da portare all'apertura di un'indagine per istigazione al suicidio e truffa. Nel caso di Luigino, nel suo computer è stata ritrovata una lettera che ricostruiva la storia di quell'investimento e del vano tentativo di recuperarlo, fino al gesto estremo fatto "non per i soldi, ma per lo smacco subito".
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