TOCCO DI GRAÇA - LA VEDOVA DI MADIBA, GRAÇA MICHEL, NON SI BUTTA NELLE CONTESE EREDITARIE (“NON LITIGO CON LE FIGLIE DI MANDELA”) E SE NE TORNA IN MOZAMBICO

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Pietro Veronese per "la Repubblica"

Per l'ultima volta, nei prossimi giorni, svolgerà il suo ruolo di first lady. Questa mattina stringerà le mani di presidenti e dignitari nel punto più in vista del grande FNB Stadium di Soweto. Presenzierà alle cerimonie commemorative, agli onori militari, ai cortei funebri. Figurerà accanto ai familiari del marito il giorno della sepoltura, domenica prossima. Il suo viso apparirà sui teleschermi di tutto il mondo. Poi per Graça Machel, la vedova di Nelson Mandela, di 27 anni più giovane, la vita dovrà continuare.

Probabilmente lontano da qui; probabilmente fuori dal Sudafrica, nel natio Mozambico. Chi la conosce sostiene che la decisione l'abbia già presa da tempo. In tutti questi anni, del resto, ha mantenuto forti legami con Maputo e il Paese che è una parte così importante della sua storia.

Negli ultimi mesi di vita di Mandela, lunghi e difficili, segnati da tre mesi di ricovero in terapia intensiva che annunciavano una fine inevitabile e poi dal ritorno a casa, altri tre mesi che non lasciavano speranza, lei non si è mai allontanata dal suo fianco. Mentre figlie e nipoti di lui si trascinavano l'un l'altro in tribunale e si attaccavano in invereconde conferenze stampa, Graça ha offerto uno spettacolo di dignità e di amore. La stampa di tutto il mondo, compresa quella sudafricana, ha pubblicato panegirici sul suo conto.

Tuttavia, adesso che Madiba non c'è più, nessuno crede che ci sia per lei un posto nel clan. È forestiera, e - sposati in tarda età, il giorno dell'ottantesimo compleanno di lui - lei e Mandela non hanno avuto figli. Nelle lotte intestine che si annunciano, tra i figli della prima moglie e la seconda, Winnie Madikizela, a sua volta madre di due figlie, nonna e bisnonna, non c'è alcun posto per la terza. Quello che sappiamo della sua persona ci
lascia immaginare che anche lei sia più contenta così.

A 68 anni, circondata da rispetto e da stima, impegnata in vari ruoli umanitari, Graça Machel ha ancora un futuro, sia pure non in Sudafrica. I suoi ammiratori, che sono molti, pensano che potrebbe averlo in Mozambico, dove la scena politica sta cambiando rapidamente e in modo anche imprevisto. Graça non è l'unica donna che, andandosene per sempre, Madiba lascia irrimediabilmente sola.

Zelda la Grange è stata tra le prime persone, la mattina dopo la sua scomparsa, a formulare pubblicamente le sue condoglianze alla famiglia. Zelda, oggi quarantatreenne, è stata da vent'anni a questa parte la segretaria personale di Mandela e a giusto titolo i giornali la definiscono «la donna che passava più tempo in sua presenza dopo la moglie».

Quando, poco più che ventenne, venne reclutata come dattilografa negli uffici del primo presidente nero del Sudafrica, era una ragazzetta bianca afrikaner, totalmente digiuna
di politica e altrettanto inesperta di mondo.

Conosceva soltanto la scuola, la chiesa riformata olandese, la piscina di casa e una società dove le razze vivevano rigorosamente segregate. La sua promozione fu un'invenzione di Mandela, che incominciò a portarsela dietro nei viaggi ufficiali per mostrare al mondo come sotto la sua presidenza
stesse nascendo davvero un nuovo Paese multirazziale.

Le sue parole, all'indomani della morte di Madiba, sono state toccanti: «Sto lentamente accettando il fatto che non lo rivedrò mai più. Ma gli eroi non muoiono mai. Per quanto possa rendermi triste sapere che entrando in una stanza non incontrerò più il suo sorriso generoso e contagioso, né lo sentirò dire "Ah, Zeldina, eccoti qua", mi sono arresa al fatto che l'eredità di Madiba non dipende dalla sua presenza».

 

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