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VENDERSI PER UN TOZZO DI PANE - SECONDO I PM, IL PRIMARIO DI NEFROLOGIA DEL SANT'EUGENIO, ROBERTO PALUMBO, ACCUSATO DI CORRUZIONE, SI FACEVA PAGARE ANCHE IL CONTO DEL PANETTIERE SOTTO CASA: "BATTEVA CASSA CONTINUAMENTE" - MA IL MEDICO NON SI ACCONTENTAVA: COME RICOMPENSA PER SMISTARE I PAZIENTI CHE DOVEVANO SOTTOPORSI A DIALISI IN CLINICHE PRIVATE A LUI "COLLEGATE", PALUMBO SI FACEVA PAGARE SOGGIORNI DORATI AL "GRAND HOTEL VESUVIO" A NAPOLI, L’ALBERGO PREDILETTO DA SOPHIA LOREN, I CONTI DEI RISTORANTI DI LUSSO E AVEVA TRE CARTE DI CREDITO - A DENUNCIARE PALUMBO È STATO ANTONIO CARMELO ALFARONE, DELLA CLINICA "ROME MEDICAL GROUP", STANCO DI ALLUNGARE MAZZETTE AL MEDICO IN CAMBIO DI PAZIENTI (IL COSTO: 3 MILA OGNUNO)
Estratto dell'articolo di Luca Monaco per www.repubblica.it
ROBERTO PALUMBO MENTRE INTASCA LA MAZZETTA
Secondo i pm ogni paziente valeva «tremila euro» e tramite la Omnia srl 2025, «la cassaforte di Roberto Palumbo», il primario della nefrologia del Sant’Eugenio poteva concedersi soggiorni dorati al Grand Hotel Vesuvio a Napoli, l’albergo prediletto da Sophia Loren. Tre carte di credito e ristoranti. Perfino il saldo del conto dal panettiere sotto casa in via Gregorio VII. Palumbo batteva cassa continuamente».
Palumbo, finito ai domiciliari per corruzione insieme all’amministratore di Dialeur Maurizio Terra, esigeva soldi «di continuo». A confermalo è lo stesso Terra durante l’udienza di convalida dell’arresto. L’imprenditore, è annotato sugli atti, aveva «mostrato una certa insofferenza per le continue richieste di Palumbo».
Dalla plancia di comando della nefrologia del Sant’Eugenio il primario, avvalendosi delle sue collaboratrici, secondo l’accusa indirizzava i pazienti in dialisi verso sei cliniche private, in cambio di soldi. Secondo Terra li esigeva continuamente dal fondatore del Nefrocenter Giovanni Lombardi, un colosso con 85 strutture e oltre 20mila pazienti.
Soprattutto, racconta l’indagine coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe De Falco, ha incassato 700mila euro dal Rome Medical Group di Antonio Carmelo Alfarone. L’imprenditore, preoccupato per il calo dei pazienti nella struttura, prima è sceso a patti con Palumbo, per questo è indagato. Poi, stufo di pagare, è andato dalla polizia è ha scelto di denunciare il primario. Dando l’avvio all’inchiesta della squadra mobile.
È il 13 ottobre 2024 quando Antonio Carmelo Alfarone si siede davanti agli investigatori coordinati da Roberto Giuseppe Pititto e inizia parlare. Racconta di quando, nel 2016, «avendo constatato la diminuzione di pazienti provenienti dal Sant’Eugenio» si era rivolto direttamente a Palumbo. La risposta? «Mi fece chiaramente intendere — mette a verbale il titolare, tra l’altro, del centro di dialisi Diagest — che avrei dovuto sborsare la somma di tremila euro per paziente», alludendo al fatto che « questa — aggiunge — era la prassi che Palumbo adoperava anche per altre strutture».
Dopo l’interlocuzione con il primario, «non avendo altro modo per lavorare», Alfarone accetta «per evitare il fallimento». Assistendo all’emorragia di pazienti in dialisi dal Sant’Eugenio, dopo un’iniziale rifiuto, l’imprenditore cede e corrisponde «a Palumbo 120mila euro».
Nel tempo, le richieste «era diventate sempre più pressanti», accusa ancora Alfarone. Tra il 2018 e il 2019, adducendo come scusa «il fatto che si stava separando dalla moglie», Palumbo aveva preteso il pagamento dell’affitto di casa in via Gregorio VII e un posto auto per 1600 euro al mese. Il contratto, spiega Alfarone, risale al 2021. [...]
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