roberto silva

MORIRE UN GIORNO IN BICI - È MORTO DURANTE UNA GARA CICLISTICA, ROBERTO SILVA, PRESIDENTE DI “ITALSILVA”, LA SOCIETÀ CHE GESTISCE I MARCHI "CHANTECLAIR" E "QUASAR" – 53 ANNI, L’IMPRENDITORE STAVA PARTECIPANDO ALLA GRAN FONDO DELLA VERSILIA TRA LE APUANE E LIDO DI CAMAIORE E SI È SCHIANTATO CONTRO UN’AUTO - MA CHE CI FACEVA LI' QUELLA MACCHINA? LE STRADE ERANO CHIUSE E...

Martino Spadari per il “Corriere della Sera”

 

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La sua passione, unica e forte, era la bicicletta. Tanto da avere una delle sue due ruote sempre con sé, in ufficio, a casa, in vacanza. E proprio quella passione l' ha tradito: Roberto Silva, imprenditore milanese di 53 anni, presidente del gruppo di detersivi Italsilva che gestisce tra gli altri i marchi Chanteclair e Quasar, è morto martedì notte per le ferite riportate nell' impatto contro un' auto durante la Gran Fondo della Versilia, gara ciclistica tra le montagne Apuane e Lido di Camaiore. Silva, oltre a guidare con il fratello un' azienda in forte crescita, lascia una moglie, una figlia e un ampio gruppo di ciclisti amatoriali come lui, sempre pronti a salire in sella per pedalare su qualsiasi strada e con qualsiasi tempo.

roberto silva 2

 

«Una persona generosa, sempre con il sorriso»: gli amici, gli atleti con i quali Silva usciva spesso, lo descrivono così. «Pedalava tutti i giorni: la sua azienda si trova a Seregno, in Brianza, e da lì partiva la mattina, all' ora di pranzo o dopo il lavoro. Dall' inizio dell' anno ha percorso 6mila chilometri: un vero atleta, il più forte di tutti noi». Sul suo gruppo WhatsApp, decine di messaggi: «Ci mancherai», «Pedaleremo sempre con te», «Il tuo sorriso ci accompagnerà». La sua famiglia, come da sue volontà, ha dato l' assenso per donare gli organi: «Il suo ultimo gesto di generosità».

la bicicletta di roberto silva 1

 

L' incidente presenta molte zone d' ombra: spetterà all' inchiesta chiarire dinamica e responsabilità. Domenica mattina, Silva e altri 1.400 atleti sono sulla linea di partenza: dopo pochi chilometri iniziano le salite, impegnative, e poi, nel Comune di Stazzema, la galleria del Cipollaio e la successiva discesa per tornare in Versilia. In quel tratto i ciclisti superano i 50 chilometri orari. Silva arriva in compagnia dell' amico Alessio Lemma, 43 anni, anche lui milanese. Lemma è davanti, Silva subito dietro: affrontano la galleria e subito dopo una curva cieca sulla sinistra.

 

la bicicletta di roberto silva

Lemma si vede davanti un' auto, riesce a schivarla ma cade e riporta gravi fratture in tutto il corpo. Silva è ancora più sfortunato: prende in pieno la parte anteriore dell' auto, sfonda il parabrezza e riporta traumi al volto, cranio e torace. Sono le 10 di mattina. Ha due arresti cardiaci, i medici riescono per due volte a far ripartire il suo cuore: trasportato in elisoccorso all' ospedale Cisanello di Pisa, muore dopo 48 ore.

 

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«Quell' auto non doveva essere lì - spiega Pier Luigi Del Pistoia, responsabile della Gran Fondo -. Nei giorni precedenti alla gara abbiamo chiesto alla prefettura di emettere un' ordinanza per chiudere le strade al traffico 45 minuti prima e dopo il passaggio dei ciclisti. E così è stato fatto».

l'auto che si trovava sul tracciato della gran fondo della versilia

 

Ecco, l' auto: alla guida c' era una ragazza di 21 anni che abita a poche centinaia di metri dal luogo dell' incidente. È uscita di casa dalla sua strada privata e ha imboccato la provinciale in senso opposto rispetto all' arrivo dei ciclisti. In quel momento non c' era nessuno e lei ha proseguito a bassa velocità fino all' impatto mortale con Roberto Silva.

 

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Non c' erano cartelli che segnalavano la gara in corso? Non c' erano moto dell' organizzazione per fermare le auto? La «macchina-scopa» che chiude tutte le corse su strada era ferma chilometri prima: questo vuol dire che per gli organizzatori lo stop al traffico era attivo. «La ragazza doveva sapere che c' era una gara in corso - afferma Del Pistoia -, anche perché da giorni avevamo messo cartelli lungo tutto il percorso oltre a informazioni su giornali e radio locali».

 

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Gli organizzatori, insomma, sostengono di non aver commesso errori. «Spesso nelle granfondo - spiega Davide Cassani, ct della nazionale di ciclismo - passa anche un' ora tra il primo e l' ultimo corridore, ed è difficile poter garantire la massima sicurezza lungo tutto il percorso per così tanto tempo. Chi era alla guida dell' auto, non vedendo nessuno, avrà pensato che tutto era finito. Una coincidenza fatale. Roberto era un amico, abbiamo pedalato molte volte insieme: un grande sportivo, un cicloamatore fortissimo, per me è una perdita infinita».