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BEI PEZZI DI FICHES - VIAGGO NELLA LAS VEGAS DEGLI ANNI '70, QUANDO ERA LA VERA "CITTÀ DEL PECCATO" - SULLA "STRIP", LA STRADA PRINCIPALE, SI POTEVA TROVARE DI TUTTO: GIOCO D'AZZARDO, PROSTITUZIONE, UBRIACONI OVUNQUE - NEGLI ALBERGHI SI SVOLGEVANO INCONTRI DI PUGILATO, I MAFIOSI GESTIVANO GLI AFFARI E GLI SVIPPATI POTEVANO SCATENARSI LONTANO DA OCCHI INDISCRETI...

Estratto dell'articolo di Emanuela Audisio per www.repubblica.it

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Vegas, Nevada, era Sin City. La città del peccato. Una Disneyland al contrario. Non un posto per divertirsi, ma per darsi al vizio in fretta e in santa pace. […] Vegas senza Las perché si sa che in Usa non hanno tempo da perdere. Ci si andava per giocare a tutte quelle cose immorali che in America erano proibite. Lì nessuno ti giudicava, anzi più trasgredivi e più ti amavano.

 

La vita era un giro di roulette e un po’ di grande boxe dove la polizia ogni tanto arrestava qualcuno venuto lì ad eccitarsi sessualmente. […] Lo stato del Nevada non era brutto, ma sporco e cattivo sì. E molto all’avanguardia con gioco d’azzardo e prostituzione legalizzati. Dal 1931 si poteva: perdere e vincere nei casinò e frequentare i bordelli.

 

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A fine anni Settanta Vegas era solo la Strip, alberghi con tante e poche stelle, bar, nigthclub. Le tre di notte sembravano mezzogiorno, folla, schiamazzi, clacson, auto in coda, mentre a mezzogiorno in giro c’erano solo quelli che spazzavano strade e pavimenti[…] Ristoranti decenti inesistenti, quelli chic molto da Padrino, il vizio non ammetteva concorrenti, dovevi stare in sala e giocare.

 

Non c’erano orologi lì dentro, che ti fregava di sapere che ora fosse, non dovevi nemmeno chiederti da quanto tempo stavi buttando via la tua vita, non c’erano vetrate perché se il sole nasceva o moriva erano affari suoi e l’aria condizionata era arricchita di ossigeno per tenerti sveglio. […]

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Vegas non guardava alla morale, non le importava se eri già sposato, era The Wedding Capital Of the World. Il tempo di gettare i dadi e ops avevi la fede al dito. Tempi ridotti al minimo, per questo ci andavano le star di Hollywood: da Clark Gable a Elvis Presley che nel ’67 sposò la sua Priscilla in appena otto minuti. Cerimonia super fast. Per gli altri c’era la Graceland Chapel con la musica cantata da un sosia del grande re del rock. A soli 55 dollari. L’ufficio delle licenze matrimoniali? Sempre aperto, dalle 8 di mattina fino a mezzanotte. Poca burocrazia: passaporto, autocertificazione e la dichiarazione di non essere né drogati né ubriachi.

 

muhammad ali a las vegas

Il palco più importante per la boxe ai tempi era il Caesars Palace, dove Muhammad Ali […] nel 1980 disputò il suo ultimo incontro […] Vegas era assurda: si poteva scommettere anche nelle toilette, le stanze avevano mezzo metro di moquette, l’arte era ospite indesiderata, le librerie non esistevano (gioca, non leggere), per fare il check-in in albergo dovevi attraversare chilometriche sale con donne croupier (s)vestite da Playboy.

 

matrimonio elvis e priscilla presley

Caldo da deserto (50 gradi), ma il nome Nevada deriva da innevato, i primi ad arrivarci come ha scritto Vittorio Zucconi furono i Mormoni: “Insaziabili moralisti, astemi rigorosi, accaniti non fumatori, non giocatori, indossatori di cilicio, missionari implacabili, ma con un solo vizietto, la poligamia”. I Mormoni traslocarono quando avere più mogli nello stesso momento divenne illegale. Poi arrivò la mafia e i gangster alla Bugsy Siegel su un territorio all’86% di proprietà federale e dove Oscar Goodman, avvocato dei padrini e sindaco per 12 anni, ha anche recitato un cameo nel film Casinò.

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Vegas […]. Non era rock, ma kitsch. C’era lo showman e pianista Liberace che all’hotel Riviera piazzava la sua Rolls Royce sul palcoscenico. C’erano i due illusionisti Siegfried & Roy, coppia gay di origine tedesca che si esibiva con due tigri bianche, poi quella che si chiamava Mantacore provò a mangiarsi Roy che restò sfigurato. Sono ormai morti tutti, anche la tigre.

 

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Ci vivevano i vecchi pugili come Sonny Liston e Joe Louis perché c’era sempre qualcuno che chiedeva una foto e trovare droga era facile, c’era il papà di Agassi, che lavorava all’hotel Tropicana e tutti quelli e quelle sul Viale del Tramonto, ma sempre vestiti da sera e con le scarpe di vernice. La boxe l’aveva portata nel ’69 il magnate miliardario Kirk Kerkorian, poi l’impresario Cliff Perlman ne aveva fatto un grande evento al Caesars Palace, dove si esibiva anche Frank Sinatra.

 

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Come ha ricordato Ray Sugar Leonard, il pugile dai pugni dolci: «Nulla reggeva il confronto con il Caesars. L’odore dell’alcol e dei sigari, le belle donne sedute in prima fila accanto alle celebrità e ai criminali. Era emozionante. Una volta combattuto lì, non avrei mai voluto andare altrove». […]

 

Vegas non era green, ma aveva antenne puntate verso altri pianeti e fiducia in un mondo più aperto. Aspettavate d’incontrare un Ufo e volevate ospitarlo in albergo? Nessun problema, gli davate appuntamento a Rachel sulla State Route 375 poi soprannominata Extraterrestrial Highway, fuori Vegas, dove c’era un motel per gli alieni. […]

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Vegas era piena di peccati, ma conviveva con il male e con i desideri oscuri. Poi si è riconvertita a divertimento di famiglia, a Fun City, a parco giochi di tutte le età, a vizio sostenibile: l’hotel Bellagio di Ocean’s Eleven con le sue mille fontane e giochi di luce, la gondola elettrica con cinture di sicurezza al Venetian, il surf in piscina, l’onda artificiale. Meno vizio, più turismo. Enjoy. […]

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