
BUONE NOTIZIE! IL PRIMO SONDAGGIO SULLO STATO DI SALUTE DEI PARTITI, EFFETTUATO DOPO LA SETTIMANA…
"CHIARA FERRAGNI MI HA ASSUNTA PERCHÉ ERO UNA RAGAZZA NERA E TRANS" - IL RACCONTO DI MARAYAH OSUMANU, RAGAZZA TRANSESSUALE DI ORIGINI GHANESI INGAGGIATA DALL'INFLUENCER A FAVOR DI TELECAMERA E POI LICENZIATA DOPO LO SCOPPIO DEL PANDOROGATE: "VOLEVA FAR VEDERE A TUTTI QUANTO LEI FOSSE SENSIBILE. MA ERA TUTTA FUFFA" - IL COLLOQUIO DI LAVORO È AVVENUTO DURANTE LA REGISTRAZIONE DELLA SECONDA STAGIONE DELLA SERIE "I FERRAGNEZ", QUANDO CHIARA E IL SUO MANAGER (FABIO D'AMATO) OFFRIRONO A MARAYAH "UNA GRANDE OPPORTUNITÀ LAVORATIVA ALL'INTERNO DEL MONDO DELLA MODA" (UN POSTO DA RECEPTIONIST): "MI SONO RITROVATA A GRATTARE VIA LA MERDA DAI CESSI DELL'UFFICIO DI MILANO DELLA FERRAGNI. L'AMBIENTE ERA OSTILE" - LE BATTUTINE DEI COLLEGHI E IL DISCORSETTO CHE LE HA FATTO L'EX MOGLIE DI FEDEZ ("QUI NON C’È DISCRIMINAZIONE RAZZIALE”) - ORA MARAYAH È TORNATA A PROSTITUIRSI PER STRADA... - LA SMENTITA DI "FENICE SRL"
LA SMENTITA DI "FENICE SRL"
Fenice Srl, la società che fa capo al mondo aziendale di Chiara Ferragni, ci ha contattato dopo che MOW ha pubblicato il racconto di Marayah Osumanu - la donna trans di colore apparsa in The Ferragnez che sostiene di essere stata “usata per pubblicità” e poi licenziata - per farci pervenire una nota firmata da Image Building per conto proprio di Chiara Ferragni: "Smentiamo categoricamente l’intera ricostruzione e diffidiamo chiunque dal riprenderla strumentalmente". Non solo perché, secondo la nota, Ferragni fa sapere di aver già dato mandato ai propri legali per procedere nei confronti di Osumanu "per i reati di diffamazione e minacce e per i comportamenti illeciti palesemente posti in essere". Tradotto: la partita si sposta dal feed al tribunale.
Il racconto di Marayah - fra turni da receptionist trasformati in mansioni degradanti, clima ostile, messaggi ignorati e un licenziamento nel pieno della tempesta - ha riacceso i riflettori sul lato oscuro del personal branding? Ma la contro-versione è netta: per Ferragni e Fenice non c’è nulla di vero in quelle accuse.
Resta un fatto: due narrazioni incompatibili. Da una parte la testimonianza di chi dice di essere stata prima vetrina e poi scarto; dall’altra una smentita senza sfumature e un’avanzata legale che promette carte bollate e, soprattutto, onere della prova. Nel mezzo, la solita domanda: dove finisce la storytelling economy e dove iniziano i diritti sul lavoro? Per ora, stop ai processi social perché a parlare, presto, potrebbero essere solo gli avvocati e giudici. Nel frattempo, noi di MOW continueremo a informarvi, a dare conto anche delle smentite (come quella di Ferragni) e a seguire gli sviluppi.
“IO, TRANS E NERA, ASSUNTA DA CHIARA FERRAGNI PER FARSI PUBBLICITÀ E LICENZIATA”. PARLA MARAYAH: “DALLA SERIE THE FERRAGNEZ (AMAZON) A PULIRE I CESSI”. LE CONSEGUENZE? “SONO TORNATA A PROSTITUIRMI E HO TENTATO IL SUICIDIO…". UN ALTRO CASO STRAZZER?
Estratto dell’articolo di Grazia Sambruna per www.mowmag.com
chiara ferragni e fabio d amato offrono un lavoro a marayah osuman 1
È una storia difficile anche solo da scrivere quella di Marayah Osumanu, non posso immaginare come debba essere stato viverla.
Di origini ghanesi, cresce nel varesotto dove, già alle elementari, i compagni di classe non volevano che lei toccasse le loro torte di compleanno per paura che le "sporcasse" perché ha "le mani nere".
Poi, la situazione peggiora. E peggiora dentro casa. I genitori non accettano la sua natura, le dicono chiaramente che preferirebbero "un figlio drogato" piuttosto che "trans".
chiara ferragni e fabio d amato offrono un lavoro a marayah osuman 2
Così, la trappola: la spediscono in Ghana con la scusa di badare alla nonna, in cattive condizioni di salute. Una volta giunta a destinazione, Marayah viene picchiata, anzi seviziata, dai parenti che arrivano a "metterle polvere piccante nelle ferite aperte".
Infine, la obbligano a frequentare un "collegio correttivo" ad Accra dove, purtroppo, proseguono gli abusi. Stavolta, a scopo "rieducativo". È poco più che maggiorenne quando riesce, fortunosamente, a tornare in Italia, a Milano, contattando l’Ambasciata.
Qui viene accolta dalla Casa Arcobaleno che la ospita, insieme ad altri giovani rifiutati dalla famiglia a causa del loro orientamento sessuale, trova supporto anche nella ricerca di un lavoro. Per Marayah non è comunque facile: i documenti non corrispondono al suo aspetto, i colloqui non vanno mai a buon fine. Lavoricchia, fa la cameriera, a volte la prostituta, per strada.
Fino a che, siamo nel 2022, in "Casa Arcobaleno" si epifanizza lei, Chiara Ferragni, insieme all’oggi ex braccio destro Fabio Maria D’Amato. I due benefattori sono lì per le riprese della seconda stagione della serie The Ferragnez. Marayah dice di avere sempre nutrito una forte “passione per la moda” e “per gli outfit impeccabili”.
Tanto basta, Ferragni e D’Amato, a favor di telecamera, la prendono da parte e le offrono "una grande opportunità lavorativa non per la tua storia, ma perché secondo noi te la meriti". Detto, fatto? Sì. Dopo lo scoppio del caso Martina Strazzer, portato alla luce dalla giornalista Charlotte Matteini, ci è tornata in mente questa assunzione salvifica, miracolosa che potete rivedere dal minuto 14 della sesta puntata di The Ferragnez, seconda stagione, su Prime Video. […]
chiara ferragni e fabio d amato offrono un lavoro a marayah osuman 3
Marayah ha lavorato due anni, con regolare contratto, presso gli uffici di Chiara Ferragni in via Turati, Milano, quelli enormi, di 550 metri quadri circa. Lo erano il 21 novembre 2022 quando la ragazza, all’epoca 22enne, ha cominciato a lavorarci arrivando a ottenere perfino il sogno dell’indeterminato. Nei fatti, però, "è stato un inferno", mi dice.
“Sono rimasta tutto quel tempo solo perché l’alternativa era tornare per strada”. “Non ne ho mai parlato perché non credevo che qualcuno potesse essere interessato alla mia storia, lei è troppo potente, io non sono niente. Pensavo di vivere una favola, invece questa esperienza ha contribuito a farmi sprofondare nella depressione. E a un ricovero per tentato suicidio”. […]
Marayah, sei stata assunta da Chiara Ferragni e Fabio Maria D’Amato durante le riprese della serie ‘The Ferragnez’.
Sì. Ed ero entusiasta, mi sembrava di toccare il cielo con un dito. Finalmente, mi stava succedendo qualcosa di bello. Di più, qualcosa di incredibile.
Dopo le registrazioni, ti è stato fatto un colloquio di lavoro vero e proprio?
No. Il ‘colloquio’ è quello che vedete nella serie. Io dico di avere passione per la moda e per gli outfit impeccabili. Loro subito dopo mi offrono questa ‘grande opportunità lavorativa’.
Quanto tempo Ferragni e D'Amato sono stati in ‘Casa Arcobaleno’?
Giusto quello delle riprese. Sarà stata una mezza giornata.
Possiamo dire che in pratica non ti conoscevano?
Sì, non c’è stato modo di chiacchierare. Mi sono ritrovata con questa offerta di lavoro improvvisa. Forse dovevo capire che ci fosse qualcosa di strano perché non avevo esperienza pregressa nel campo, non avevo esperienza pregressa in generale. […]
Cosa ti aspettavi?
Il mio sogno era ed è tuttora di fare la modella. Quindi sì, in quel momento mi immaginavo che lavorare per Chiara Ferragni sarebbe stato un trampolino verso questo obiettivo.
Come sei entrata in azienda? Con quale ruolo?
Receptionist. Non esattamente ciò che sognavo, ma mi rendevo benissimo conto di essere una principiante. Stavo iniziando e già iniziare lì era una fortuna sfacciata, ci mancherebbe.
Posso chiederti quanto prendevi al mese?
1300 euro.
i figli di chiara ferragni e fedez per natale
A partita iva?
No no, da dipendente. Infatti dal punto di vista economico non potevo proprio lamentarmi, anzi! Fin da subito, però, mi sono scontrata con una realtà che non avrei mai immaginato…
In che senso?
Ho avuto problemi a inserirmi in quell’ambiente, non mi sentivo ascoltata. Perché, in effetti, non lo ero.
Puoi farmi un esempio?
La divisa. Tutti dovevamo indossare una divisa rosa. E questo è normale, viene richiesto in molti posti di lavoro. Solo che me ne è stata data una che non era della mia taglia, un vestito corto, attillatissimo. Ero in forte imbarazzo a doverlo indossare.
Hai fatto presente la cosa?
Sì. Mi hanno detto di parlarne con un tizio delle risorse umane (che in realtà, poi, aveva un altro ruolo in azienda, ma questo lo avrei scoperto dopo. In due anni di tempo che ho trascorso lì, ancora non ti so dire se effettivamente ci fosse un referente per le risorse umane).
Io ho solo chiesto una divisa della mia taglia, non mi sembrava una pretesa assurda. Il tizio mi ha risposto, stupito, che non si aspettava che mi sarei messa a fare tante storie. Mi ha detto: “Proprio tu che dovresti essere abituata a tollerare”...
In che senso?
Non lo so, posso pensare che si riferisse al fatto che io sia una persona trans. O alla mia storia personale. Comunque, ci sono rimasta malissimo. Ma non ho lasciato perdere. Ho richiesto di parlare direttamente con Chiara Ferragni, prendendo appuntamento. Per quanto la situazione mi sembrasse surreale.
E com’è andata?
Mi ha accolto nel suo ufficio e, appena le ho esposto la questione ossia quella semplice richiesta di cambiare taglia perché la divisa non mi stava, ha cominciato a farmi un discorso molto rassicurante: non mi dovevo preoccupare, tutti in azienda in accettavano, il colore della mia pelle non era un problema per nessuno, garantiva lei: “Qui non c’è alcun tipo di discriminazione razziale”.
Razziale?
Eh! Non c’entrava niente con quello che le stavo chiedendo, lo so! Probabilmente mi ha vista nera e ha fatto questo discorsetto rassicurante - che mi è pure sembrato preparato, a essere sincera. Senza ascoltare quale fosse il mio reale problema. Capito? […] Poi mi davano certe mansioni…
Quali?
Io ero receptionist, no? Ecco. Eppure, mi chiamavano per pulire i tavoli della mensa dopo che i colleghi avevano pranzato. Per carità, stavo iniziando, mi andava bene tutto, erano cose che da cameriera avevo già fatto. Però, dopo aver accettato questo, mi sono ritrovata a fare anche i bagni.
Cioè proprio a grattare via la m*rda dai cessi. Non in una singola occasione, molto spesso. Era questa ‘la grande opportunità’ che Ferragni e D’Amato volevano darmi nel mondo della ‘moda’?
Non c’era un’impresa di pulizie?
Tu lo sai? Io mai capito. So solo che mi sono ritrovata a grattar via la m*rda dai cessi in un ambiente che fatico a non definire ostile.
Ostile?
Sì. Mi arrivavano voci continuamente, mi si riferiva che si parlasse di me nei gruppi Whatsapp aziendali e non in modo positivo, mi prendevano in giro. Quando mi è stata data la possibilità di fare uno shooting con Diesel, come modella, ero felicissima.
Ma da lì la situazione è peggiorata: dicevano che con la mia ‘immagine’ stavo danneggiando il brand o rischiavo comunque di danneggiarlo. Nessuno me l’ha mai detto direttamente, ma mi trovavo a lavorare con questo continuo ‘rumore di fondo’.
Invidie da ufficio?
Non lo so, ma che queste voci girassero per i corridoi te lo possono confermare due mie ex colleghe alla reception, ragazze gentilissime. Una di loro, a un certo punto, non è stata rinnovata e al suo posto è arrivata un’altra persona. Mi ha detto fin da subito che era lì per farmi da ‘supervisor’.
Com’è andata?
Male. Oltre a essere molto rigida, ai limiti del mobbing, non capisco perché continuasse a parlare di ‘trans’ con me o comunque davanti a me. Mi si rivolgeva coi pronomi al femminile, ma per il resto del tempo faceva molto spesso discorsi e battute sui ‘trans’, al maschile. Ero, di nuovo, in forte imbarazzo, ogni giorno.
E non c’era modo di parlare della cosa, nessuno mi ascoltava. È stato frustrante, non sapevo a chi rivolgermi mentre dovevo fingere che andasse tutto bene e sorridere. La situazione è peggiorata quando, dopo lo scoppio del caso ‘Pandoro’, non c’era più lavoro, stavamo lì a fare niente, dalle 9 alle 18.
Non c’era più lavoro?
No. Non arrivavano pacchi né persone. Era tutto fermo. La stessa Chiara Ferragni, che avrò visto passare di lì al massimo tre volte in due anni, non si faceva più vedere. Una situazione da ‘città fantasma’. Nessuno sapeva più cosa fare, le prime teste cominciavano a saltare. Nel senso che le persone non tornavano in ufficio da un giorno con l’altro e così capivo che erano state licenziate.
Poi è toccato anche a te…
Sì. Dopo due anni e con un contratto a tempo indeterminato in mano, sono stata licenziata perché, appunto, non c’era più lavoro. Me lo aspettavo da tempo, non è stata una sorpresa.
Da chi sei stata licenziata? Da Chiara Ferragni?
Ma figurati! (ride, ndr). Nel mio stesso giorno, a fine novembre 2024, sono state licenziate altre cinque persone. Alcune lavoravano lì da dieci anni, in pratica avevano visto nascere il brand e contribuito a farlo crescere. Sai dov’era Chiara Ferragni mentre questi perdevano il lavoro insieme a me? Su un aereo per la Finlandia, insieme ai figli. Li ha portati in Lapponia a incontrare Babbo Natale postando tantissime foto sul suo Instagram.
Foto riprese da ogni sito, erano tenerissime. Tutto questo, mentre l’azienda andava a putt*ne. Può capitare che le cose vadano male, per carità, ma come mi ha assunta a favor di telecamere durante le riprese di quella serie, mettendoci la faccia, mi aspettavo che facesse lo stesso al momento del licenziamento.
Anzi, dei licenziamenti. No, lei invece era in Lapponia e sui giornali con tanti complimenti, mentre i suoi dipendenti finivano in mezzo alla strada. La mia impressione? Non gliene sarebbe potuto fregare di meno.
Come ti sei sentita il giorno del licenziamento?
Felice. Gli altri venivano via piangendo, io invece ero sollevata. Poi, però, mi sono ritrovata nella situazione di prima.
Cioè?
Senza il supporto di ‘Casa Arcobaleno’, probabilmente non sarei qui. Questo tengo molto a dirlo, loro mi sono stati e mi stanno tuttora molto vicino. Dopo quei due anni di lavoro, ho ripreso a fare colloqui ma nessuno mi assumeva, nemmeno come cameriera, sempre per via dei documenti, del mio essere una persona trans. […]
Hai più sentito Chiara Ferragni?
chiara ferragni e fabio d amato offrono un lavoro a marayah osuman 4
Le ho scritto diverse volte. Non mi ha mai risposto. Fabio Maria D’Amato, invece, per quanto possibile si è interessato a me anche dopo il licenziamento, mi ha invitato a qualche evento, per un po’ siamo rimasti in contatto e infatti su di lui non ho nulla da dire di ‘negativo’. Da Chiara Ferragni sono rimasta invece molto delusa.
Cosa le diresti ora?
Quello che le ho già scritto: mi dispiace che mi abbia usata per farsi pubblicità. Ha preso in azienda la ragazza nera trans per far vedere a tutti quanto lei fosse sensibile alle tematiche queer e ai problemi della nostra comunità. Ma era tutta fuffa, non ho mai avvertito un sincero interesse, per mia esperienza posso dire che purtroppo non c’è stato.
PANDORO BALOCCO - CHIARA FERRAGNI
Non le auguro nulla di male, spero solo che un giorno si possa rendere conto che esistono anche gli altri, che le sue azioni hanno ripercussioni sulla vita della gente che coinvolge. Che le persone, insomma, sono persone. Non specchietti per le allodole da usare per dare l’impressione di essere brava e bella, per ricevere applausi e consensi. Mi è capitato di incontrare altri 'vip' ricchi e famosi […]
Come stai oggi?
Meglio, ma non bene. Purtroppo, non trovando impiego, sono tornata a lavorare per strada. Faccio la sex worker. Un mestiere che per me ha una dignità, ma non è quello che desidero per la mia vita.
Dopo il licenziamento, sono caduta in depressione. Avevo conosciuto Chiara Ferragni, lavorato per la sua azienda e mi ritrovavo ancora da capo? Dove avevo sbagliato? Com’era possibile? Non riuscivo ad accettarlo, continuavo a pensarci. Quando è finita anche la storia col mio fidanzato, sono sprofondata e ho fatto cose che non avrei dovuto fino a ritrovarmi in ospedale.
Cos’è successo?
TSO (trattamento sanitario obblogatorio).
SOUPAHNDORO - MEME BY EMILIANO CARLI
Ti sei fatta del male?
Ho tentato di farmi del male. Tanto male. E quindi è arrivata l’ambulanza.
Mi stai parlando di suicidio?
Sì. Ci ho provato. Sai, pensavo che una qualunque altra persona nella mia situazione sarebbe tornata ‘a casa’. Ma quale ‘casa’? Io non ce l’ho, mi dicevo. Non so nemmeno che cosa sia una ‘casa’, non l’ho mai saputo. Un posto in questo mondo per me non c’è, è questo il pensiero che mi ha spinta. Non c'è a meno che non mi umili, a meno che non ‘mendichi’. Non lo volevo, non lo voglio più fare. Io ho una dignità, anche se praticamente nessuno sembra accorgersene. […]
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