DAGOREPORT - ‘’RESTO FINCHÉ AVRÒ LA FIDUCIA DI GIORGIA. ORA DECIDE LEI”, SIBILA LA PITONESSA. ESSÌ,…
Estratto del libro “Un giorno di questi” di Marco Ciriello - la memoria è di Francesco Palmieri
«Ognuno si costruisce la sua sorte, la mia è di sofferenza. Guardi, guardi le mie rughe sono tutte di tristezza». E indica la fronte, sotto i capelli rosso fuoco. Le parole caricate con forza, la sento parlare e me la ricordo alla conferenza stampa del 13 febbraio ’82 quando Assunta Maresca, Pupetta, rese pubblica la sua ostilità a Raffaele Cutolo e alla NCO (la nuova camorra organizzata).
Lanciò accuse contro i sicari, aveva paura per il fratello Ciro, forse quella conferenza-comizio gli salvò la vita, fu una grande intuizione, che le costò una mazzetta di ordini di cattura e comunicazioni giudiziarie. «Parlare mi è costato caro, per questo me ne sono stata zitta per quasi cinque anni, avevo bisogno di riflettere e pensare. Sapevo che dopo quella parlata dovevo aspettarmi conseguenze. Ma bisognava farla. E poi, chi deve morire muore, anche se rimane zitto».
Ha lavorato duro, almeno così racconta: «Sono in grado di trattare una compravendita perfino per telefono. Mi sono dedicata al commercio con più impegno di prima. Il lavoro costruito col tempo non poteva andare distrutto in questi tre anni di carcere. E poi la boutique mi fa vendere, soprattutto mi mantiene a contatto col pubblico». Quando le chiesi di parlare – andando nel suo negozio di abbigliamento uomo, donna, bambino, in via Leopardi a Fuorigrotta – prima disse no, poi sì, poi ancora no, e infine riuscimmo a sederci intorno a un tavolo per fare l’intervista, due giorni prima di Natale.
Mi ricevette in cucina, sempre cucine, come negli altri posti, pur avendo una bella casa. Non so se ricevere le persone in cucina significava dare una maggiore intimità o tagliarle fuori dalle altre stanze, di sicuro aveva un salotto. Andare a casa di queste persone significava andare nella loro cucina, anche i Bonanno nella loro casa sciatta mi ricevevano in cucina. Era quella la loro scena.
E in mezzo una donna che emana potenza, una potenza della terra, che però la condanna a dominare, controllare quelli che le stanno intorno, essere sempre in testa. Mi appare come una cavalla imbizzarrita che però non commette errori, sa sempre cosa fare, anche se lo fa con l’intuito e non con la ragione. Sarà che quando le stai di fronte non puoi fare a meno di pensare che è la donna che a vent’anni uccise Antonio Esposito per vendicare la morte di Pascalone ’e Nola: «Ho pagato per questo, dieci anni di carcere. Ho sempre pagato ogni mia scelta. Anche per Ammaturo ho ricevuto molti fastidi».
pupetta maresca canta o bene mio in delitto a posillipo
Ammaturo è Umberto, boss. «Lo conobbi nel ’66 quando uscii dal carcere. Avemmo due gemelli, ed è finita lì. Lui ora è solo il padre dei miei figli. È di dominio pubblico il suo attuale rapporto con una donna di colore. Non c’ho mai vissuto insieme e mi meraviglia che qualunque cosa faccia Ammaturo la gente si rivolga a me. Io sto con i miei figli e basta, conduco vita appartata. Non vado a cinema né a teatro. E la sera per le nove sto a letto. Eppure, io voglio bene alla gente, sento il richiamo umano degli altri. Purtroppo pochi la pensano come me e ricambiano. E questo mi sconvolge».
È il racconto di una donna che vuole mostrare che è dura, che è risorta, nonostante tutto, e che non ha paura mai: «Ho pellegrinato da un carcere all’altro, senza pace. Dopo le dichiarazioni, dopo quella parlata contro Cutolo su di me si è abbattuta la bufera. Ma era l’unico modo di salvare la vita dei miei fratelli. E in quelle condizioni, lo rifarei anche oggi, ora, domani. Non fu una passerella, come hanno detto. Volevo sollecitare magistratura, polizia e opinione pubblica a intervenire per porre fine a quella lotta sanguinosa, tante persone ammazzate senza motivo. Lo feci anche per loro». E la camorra? «La leggo dai giornali, penso che sia esistita sempre. Ma adesso si esagera. Oggi tutto fa camorra. Pure lo scippatore, i medici che rubano. Conviene così, fa più notizia».
Donna che poteva indossare molte maschere, non voleva sottolineare in alcun modo la sua valenza femminile, ma semplicemente si poneva al di là del sesso per le cose che diceva. Ha perso un figlio, quello di Pascalone. «Sono stati crudeli, dovevano tenere conto della sua giovane età, e che aveva una madre».
Quasi che la camorra attraverso la morte dell’uomo che amava e del figlio avuto da lui le avesse sfilato tutto il legame con quella sua vita precedente. C’è una doppia Pupetta, forse tripla addirittura. Si porta dietro l’eredità dell’orgoglio di aver vendicato la prima delle due morti, e la rabbia di non poter replicare alla seconda, che diventa coraggio e rivendicazione verbale.
«Fui sposata con lui ottanta giorni. Meravigliosi. Poi il buio della cella. Era un gigante buono, l’uomo dei miei sogni. Ancora desidero le cose migliori, come se non fossero mai venute. Ero troppo giovane quando le ho vissute». Si sente la sua ricerca della spensieratezza, mentre parliamo penso che non mostra sensualità, nemmeno elementi di seduzione, è presa dalla missione principale: «Voglio essere scagionata. Non sono la Madame Camorra che hanno dipinto. Chi è innocente non può rassegnarsi. Amo disperatamente i carcerati, chiunque siano. Perché c’è chi non ha la forza o la possibilità di reagire come ho fatto io, e magari resta dentro anche l’innocente. Ho girato tanti istituti di pena. Orribili. Solo a Nisida e Avellino ho trovato rispetto per i detenuti».
E Napoli? «Forse la lascerò, non lo so. Prima non l’avrei abbandonata. Mi sembra che stia perdendo la solidarietà umana. Oggi si ammazzano gli uni con gli altri e nessuno interviene. Manca il coraggio: io darei la vita per uno sconosciuto. Sono un’istintiva, non condivido questa apatia. È come se anche il sole e la luna di Napoli non fossero più quelli che amavo». È davvero sola? «Sì, ma mi sento forte. Sono credente. È come se un esercito invisibile si schierasse con me».
pascalone e pupetta maresca una foto di pupetta maresca MANUELA ARCURI E PUPETTA MARESCA FOTO LAPRESSEpupetta maresca 2matrimonio pascalone o nola con pupetta maresca
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