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Francesco Semprini per “la Stampa”
Tre donne, tre uomini, una cupola spaziale e un vulcano. Sono i protagonisti dell’ultima sperimentazione della Nasa: otto mesi di convivenza in una sorta di stazione semisferica bianca di 12 metri circa di diametro, immersi tra le sommità di un cratere delle Hawaii, completamente isolati dal resto del mondo.
Un progetto sviluppato nell’ambito del «Hawaii Space Exploration Analog and Simulation program», conosciuto come «Hi-Seas», e che ha come obiettivo quello di studiare e mettere a punto missioni spaziali su Marte. Durante gli otto mesi di «cattività indotta», infatti, gli esperti, in particolare psicologi, terranno sotto stretta osservazione le sei persone prescelte per la simulazione, controllandone il comportamento e le condizioni psicofisiche.
La «Hi-Seas» è una sorta di «cupola spaziale» strutturata su due livelli, il primo dei quali ospita una stazione di lavoro, una cucina, una stanza da pranzo, un piccolo magazzino e un bagno. Al piano superiore si trovano sei mini-stanze da letto e un secondo bagno, oltre a una piccola palestra con cyclette e treadmill per consentire agli abitanti del «Dome» di tenersi in movimento. La struttura è stata pensata e creata assicurando gli stessi spazi che potrebbero essere ospitati da un’eventuale «colonia» sul Pianeta Rosso, così come i tempi della sperimentazione riflettono quelli necessari a una spedizione su Marte.
«Le persone che partecipano a questo tipo di missione rischiano di soffrire di depressione, dovuta al prolungato isolamento dalla Terra. C’è un’oggettiva difficoltà nel comunicare con amici e parenti e questo può causare una forte frustrazione», spiega Martha Lenio. E’ lei la grande protagonista di questa nuova avventura e a lei, infatti, è affidato il comando della missione hawaiiana. Di nazionalità canadese e appena 34enne, Lenio è non solo la terza donna al timone di una missione dell’agenzia spaziale americana, ma è la prima a guidare una simulazione su Marte.
Una simulazione caratterizzata da molte incertezze dal punto di vista umano, visto che la difficoltà maggiore - spiegano gli esperti - è psicologica ancora più che fisica. I partecipanti non potranno infatti utilizzare telefoni, ma comunicheranno con il mondo solo via e-mail. La particolarità è che ogni tipo di contatto, in entrata e in uscita dalla cupola situata sul vulcano Mauna Loa, nelle Hawaii, sarà ritardata di 20 minuti per simulare la distanza dalla Terra a Marte.
Ogni abitante del «Dome», poi, ha a disposizione otto litri di acqua al giorno, che dovrà utilizzare per fare fronte a tutte le esigenze della vita quotidiana: dissetarsi e cucinare, ma anche lavarsi, fare il bucato, pulire gli spazi di propria competenza. Questo vuol dire che ogni membro della missione avrà a disposizione otto minuti di doccia a settimana, mentre per quanto riguarda l’alimentazione saranno a disposizione cibi liofilizzati di ogni genere: verdura, carni e frutta secca. Proprio sul fattore cibo sono allo studio alcuni prototipi da parte della Cornell University che potranno essere portati e usati nelle missioni su Marte.
Oltre a Lenio, a partecipare alla «Hi-Seas» Mission 3 sono Allen Mirkadyrov, Neil Scheibelhut, Zak Wilson, Sophie Milam e Jocelyn Dunn.
Si tratta di alcuni dei professionisti più preparati a disposizione dell’agenzia spaziale, anche perché quella che è appena iniziata è la «simulazione» su Marte più lunga che sia mai stata fatta dalla Nasa. Oltre ad essere la seconda di una serie da tre missioni. L’ultima in ordine di tempo è stata «Hi-Seas 2», terminata il 25 luglio 2014, dopo quattro mesi di vita simulata in un «ambiente marziano».
«Non sentire i raggi del sole sulla mia pelle per otto mesi è la cosa più difficile per quanto mi riguarda dal punto di vista psicologico», ha ammesso Lenio in una intervista al «National Geographic». La missione ha però un valore aggiunto - sottolinea la scienziata canadese - perché «avere a bordo delle donne garantisce maggiore dinamicità all’ambiente di lavoro e di vita».
Ma al di là di quelle che sono le simulazioni, viene da chiedersi se allo stato attuale si abbia, o meglio si avrà, la capacità effettiva di andare su Marte in tempi relativamente ragionevoli. «Non ho dubbi: la data è quella prevista del 2030 - chiosa Lenio -. Quindi siamo ancora alle fasi iniziali della missione, ma vi assicuro che il lavoro che stiamo facendo oggi ci porterà sul Pianeta Rosso».
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