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BULLISMO IN CATTEDRA - “DEFICIENTE, PUZZI”: A VITERBO SOSPESA UNA PROFESSORESSA CHE HA INCITATO GLI ALUNNI A PICCHIARE UN LORO COMPAGNO DI CLASSE CON DEFICIT COGNITIVO...

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Rinaldo Frignani per il “Corriere della Sera”

 

«Deficiente, puzzi». L' insulto ripetuto più volte nella classe di terza media di una scuola di Bagnoregio, nel viterbese. Un alunno «piuttosto vivace», come lo hanno definito in Questura, con un deficit cognitivo, preso di mira dalla prof di italiano.

 

«Umiliato, deriso, emarginato», sottolinea il gip Stefano Pepe che giovedì ha interrogato l' insegnante e alla fine - non soddisfatto dalle sue risposte - ha emesso nei suoi confronti una misura cautelare di allontanamento dall' istituto scolastico.
 

Sono stati gli agenti della Squadra mobile di Viterbo, diretti da Fabio Zampaglione, a notificare ieri il provvedimento alla docente, di 59 anni, residente in Umbria solo a pochi chilometri da Bagnoregio e già indagata per maltrattamenti dal pm Paola Conti dopo la denuncia presentata all' inizio del mese dai genitori del tredicenne, informati da quelli dei suoi compagni di scuola su ciò che accadeva almeno da ottobre nella classe del figlio.

 

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Erano stati proprio i ragazzi, nel corso di una lezione sul bullismo organizzata nell' ora di catechismo, a far presente che quei comportamenti violenti descritti da un altro insegnante come pericolosi e da denunciare subito fossero in realtà gli stessi che la loro professoressa li costringeva ad assumere nei confronti del giovane alunno.
 

Vere e proprie punizioni: agli studenti veniva ordinato di schiaffeggiare il compagno in difficoltà, di prenderlo di peso e portarlo fuori dall' aula, di colpirlo al volto, uno dopo l' altro - e anche di picchiarlo con il righello -, dopo averlo fatto sedere al centro della stanza, in quello che è sembrato una sorta di processo.

 

«Non è vero niente, anzi è lui che ha creato problemi a me disturbando le lezioni», sarebbe stata la replica dell' insegnante, inchiodata da una mole di testimonianze talmente ricca che la polizia non ha ritenuto necessaria l' installazione di telecamere nascoste.

 

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Dalle indagini è anche emerso che, dopo una lettera inviata da alcuni genitori alla dirigente scolastica per denunciare i maltrattamenti, l' insegnante li avrebbe minacciati di ritorsioni sui loro ragazzi. Un quadro inquietante, sul quale sono ancora in corso accertamenti: si indaga infatti per scoprire se in quella scuola qualcuno fra i colleghi della prof sia stato al corrente dei maltrattamenti e abbia deciso di tacere.