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LAURA, SCIROPPATI MENICHINI! ECCO COME RENZI HA IMPOSTO L’EX DIRETTORE DI "EUROPA" ALLA BOLDRINI (CHE NON LO VOLEVA) - MAFIA CAPITALE, BUZZI FA LA VITTIMA - I FLOP DI DARIA BIGNARDI NON FINISCONO MAI - RENZI NON MANTIENE LE PROMESSE MA SI TIENE IL TELEFONINO

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Franco Bechis per “Libero Quotidiano

 

Gli imbarazzi tricologici di fra Migliore

gennaro miglioregennaro migliore

Gennaro Migliore è ovviamente felice come una Pasqua per esser diventato sottosegretario alla Giustizia. Per uno come lui, cresciuto nella vera sinistra e arrivato in parlamento grazie a Nichi Vendola, era quasi insperabile. E infatti per arrivare su quegli scranni ha dovuto cambiare partito, diventando in poco tempo (percorso parallelo a quello di Andrea Romano, che però è restato all' asciutto) uno dei renziani più in linea.

 

stefano menichinistefano menichini

In tanta gioia Migliore però ha un solo cruccio: in Parlamento ora deve sedere ovviamente nei banchi dell' esecutivo, verso cui sono puntati tutti i flash e i riflettori. I fotografi e i cineoperatori però stanno molto in alto, nelle tribune stampa. E quando lo ritraggono, inevitabilmente centrano la sua pelata che spesso veniva nascosta dalla notevole altezza di Migliore. Lui proprio non gradisce: «Così sembro un frate...», si lamenta. Ma non c' è soluzione...

 

Renzi beffa la Boldrini sull' ufficio stampa

daniela  hamauidaniela hamaui

Fin dall' inizio il presidente della Camera dei deputati aveva in mente di portare alla guida dell' ufficio stampa della terza istituzione dello Stato Daniela Hamaui, ex direttore de l' Espresso. Una scelta che sembrava tutta in discesa, appena complicata dal pressing del Movimento 5 Stelle che insisteva su una vera e propria gara da effettuare. Una specie di competizione è stata messa in piedi, con una selezione guidata che effettivamente ha portato alla finale la Hamaui.

 

ettore rosatoettore rosato

Ma la Boldrini aveva fatto i conti senza l' oste, e che oste: Matteo Renzi! In quella finalina in cui bisognava solo scegliere il fortunato dal mazzo è arrivato portato dal Pd il loro candidato prescelto: Stefano Menichini, ex direttore del quotidiano Pd, Europa. I rapporti si stavano incrinando e il rischio di fare una figuraccia era davvero alto.

 

A quel punto la Boldrini ha cercato Ettore Rosato, capogruppo del Pd, per trovare una intesa: lei si è detta disponibile a non insistere sulla Hamaui, a patto però che si trovasse una soluzione di compromesso sul nome di un altro dei dieci finalisti.

 

Ettore Rosato e Pina Picerno - Copyright PizziEttore Rosato e Pina Picerno - Copyright Pizzi

E sembrava trovata: Alessandra Quattrocchi, cresciuta in Apcom. La Boldrini era così convinta dell' accordo raggiunto da averlo annunciato a mezzo palazzo. Fino al giorno decisivo, in cui l' ufficio di presidenza della Camera avrebbe dovuto scegliere il nuovo capo ufficio stampa. Poco prima del voto, Rosato è andato a bussare alla porta del presidente.

 

Raggelandola: «Noi Pd votiamo Menichini». Lei, balbettante: «Ma avevano detto Quattrocchi...». Rosato: «Mi spiace, per noi è Menichini. Altrimenti non partecipiamo all' ufficio di presidenza. Se tu hai i voti, scegli pure chi vuoi...». Ma i voti non c' erano. Così la Boldrini ha dovuto abbozzare e lasciare a palazzo Chigi la scelta di chi ora guiderà il suo ufficio stampa...

 

buzzi carminatibuzzi carminati

Mafia Capitale ora Buzzi gioca a fare la vittima

Ha preso la parola per quasi mezz' ora il 17 febbraio, in una delle infinite puntate del processo a Mafia Capitale. È uno dei due principali imputati, e Salvatore Buzzi ha subito rubato la scena alle lunghe e un po' noiose ricostruzioni fatte dai numerosi ufficiali di polizia giudiziaria che hanno svolto quella inchiesta.

 

Ha iniziato umile umile, scusandosi perché «non sono capace a usare il computer» che era a sua disposizione nell' aula da cui parlava in videoconferenza (Buzzi è in carcere con il regime di isolamento previsto dal 416 bis). Dopo lunghe precisazioni e puntute difese sulla interpretazioni delle varie intercettazioni, il gran capo della 29 giugno è esploso. Per giocare la parte della gran vittima.

MARINO BUZZI GMARINO BUZZI G

 

«Ho una cosa qui sullo stomaco - ha esordito, - e la devo dire, presidente!». Eccola: «Io rimango stupito di un fatto. E questo fatto è semplice: quando ci siamo io e Carminati accendono i riflettori e vivisezionano una mosca, una singola mosca: la telefonata per l' appuntamento, l' appuntamento, il caffè, tute queste cose qui. Mentre quando c' è un elefante, che pure si vede, non viene neppure sfiorato».

 

E l' elefante è un bel veleno inserito nel processo: «Mi riferisco all' arbitrato da 800 milioni di euro per cui è saltato il consiglio di amministrazione di Ama (l' azienda di raccolta rifiuti di Roma, ndr)». Ma ai giudici la cosa non sembra avere fatto alcuna impressione...

 

Insinna si vanta di tirar giù i muri (e crolla il palazzo)

INSINNAINSINNA

Nella foga buonista che lo ha trascinato nell' ultima puntata di Ballarò, folgorando pure uno che ha il cuore a melone come Andrea Scanzi, il popolare conduttore di Rai 1, Flavio Insinna, ha aperto porte a tutti. Cimentandosi per la prima volta con la politica, si è schierato a favore di unioni civili e pure stepchild adoption («la felicità altrui non toglie nulla alla nostra»).

 

Poi sulla immigrazione ha tirato le orecchie a quei Paesi europei che stanno innalzando muri per fermare l' invasione che sale dalla Turchia e dalla Grecia: «I muri non si alzano, semmai si abbattono». Ma Insinna si è spinto oltre, andando sul personale: «Di questi tempi sto ristrutturando casa, e non faccio altro che buttare giù muri...». Ecco, qui il buonismo non c' entra: meglio andarci piano. L' ultimo che ha fatto come Insinna a Roma ha provocato il crollo di mezza palazzina, perché a tirare giù troppi muri va a finire che si toccano pure quelli portanti. Ed è una metafora anche per l' Europa...

 

Ai flop di Daria c' è da aggiungere quello in Rusconi

daria bignardi grande fratellodaria bignardi grande fratello

Daria Bignardi si è quasi offesa per la pubblicazione dopo la sua nomina alla direzione di Rai3 di qualche insuccesso televisivo nella sua lunga carriera, in primis quello delle "Invasioni Barbariche" finite per le progressive evasioni di pubblico. Ma nel suo palmares c' è un flop ben più evidente: quello della sua prima vera direzione.

 

Prese nel 2002 la guida di una rivista cult della moda, "Donna", edita dal gruppo Rusconi-Hachette. La chiamarono per rinnovarla e darle nuovo sprint, e molti all' epoca diedero fiato alle trombe per celebrare la scelta geniale. La Bignardi non solo non trovò quel nuovo passo, ma in poco più di due anni portò la rivista alla chiusura...

 

Il premier non ridà il telefono alle Iene e addio promessa

IENEIENE

La prima volta fu nell' autunno 2014. Le Iene riuscirono a pizzicare Matteo Renzi e a spiegargli il dramma di malati di Sla e altre malattie invalidanti che non venivano supportati nelle cure dal servizio sanitario nazionale perché il nomenclatore tariffario era fermo al 1999, e quindi non prevedeva l' evoluzione tecnologica di strumenti oggi utilissimi ma costosissimi (quello che legge gli occhi di chi non può più parlare e costruisce un discorso ripetuto da voce meccanica costa circa 15 mila euro).

 

Per fare capire meglio a Renzi il dramma, le Iene gli portarono un telefonino del 1999, che non era in grado di scrivere sms, e-mail e navigare in Internet. Lui promise di risolvere il problema entro fine anno.

 

ilary blasi teo mammuccari le ieneilary blasi teo mammuccari le iene

Le Iene gli chiesero di tenersi il vecchio telefonino a garanzia della promessa, ma il premier rifiutò: «Vivo di sms, non me ne farei nulla». Tre mesi dopo verificarono la promessa, che ovviamente non era stata mantenuta. A quel punto gli lasciarono il vecchio telefonino in ostaggio, e si ridiedero appuntamento a problema risolto.

 

Renzi spiegò che doveva convincere le Regioni ad aggiornare il nomenclatore, ma assicurò che ci sarebbe riuscito. Ad oggi non è accaduto proprio nulla di nulla, e come tante altre promesse, anche quella è finita inevasa. E il vecchio telefonino? No, quello il premier se lo è tenuto. E lo ha sfoderato con grande sorpresa e un po' di rabbia delle Iene il giorno della chiusura di Expo, per altro prendendo a prestito la stessa idea del programma di Mediaset.

 

Per fare effetto sull' uditorio sulle meraviglie del progresso, Renzi ha buttato lì: «Pensate agli anni '90. Se volevate ascoltare la musica, avevate un walkman. Se volevate telefonare, avevate questo strano strumento: era uno dei primi 337...», ed ecco riapparire il telefonino delle Iene... Insomma, Renzi ha usato le Iene per farsi un po' di promozione. E i malati di Sla? Che vogliono? Per loro lui si è già fatto una doccia gelata estiva in diretta youtube. Non basta...