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DAGOREPORT - DOPO APPENA TRE SETTIMANE ALLA CASA BIANCA, TRUMP HA GIA' SBOMBALLATO I PARADIGMI…
VIVA ELENA STANCANELLI CHE SPERCULA I CANI DA BORSETTA CHE CONSENTE A SIGNORINE E SCIURE DI INFILARLI TRA IL PORTAFOGLIO E LE CHIAVI DI CASA - I NOSTRI GRANDI CANI SBAVANO DAPPERTUTTO, E' VERO, MENTRE I CANI DA ASCELLA NON FANNO NIENTE DEL GENERE, ANCHE PERCHÉ NON FANNO QUASI NIENTE
Elena Stancanelli per “La Repubblica”
Nel 1933 re Giorgio VI comprò un cane per regalarlo alla figlia Elisabetta. Un corgi, che la bambina volle chiamare Susan. Divenuta regina col nome di Elisabetta II, quella bambina non ha mai smesso di amare e comprare cani, sempre della stessa razza. I corgi sono cani bruttini, con un muso simpatico ma oltremodo sgraziati.
Hanno un corpo da border collie in equilibrio su zampe cortissime da bassotto: nanerottoli lunghi, grassi e col pelo arancione. I corgi, lo si dice sempre degli animali molto brutti, sono cani molto intelligenti. Capaci persino di interpretare il ruolo di loro stessi nel celeberrimo video di apertura delle Olimpiadi del 2012, a fianco della regale padrona e di James Bond. Ma sono soprattutto noti per essere, appunto, i cani della regina.
Un cane arriva nella nostra vita in vari modi: lo si trova per strada, ci viene regalato, lo si va a prendere al canile avendo cura di scegliere il più sfigato, lo si va a prendere al canile avendo cura di scegliere quello un po' meno sfigato degli altri... Oppure lo si sceglie per razza.
Di solito la stessa razza per tutta la vita, cane dopo cane, generazione dopo generazione, proprio come la regina Elisabetta. Ci si affeziona ai modi, alle caratteristiche, alla forma, allo sguardo, alla sensazione che dà accarezzarne il pelo. Oltre al fatto che immaginiamo in questo modo che si tratti sempre dello stesso cane, che possa accompagnarci per una vita intera, a dispetto della loro breve esistenza.
Alcuni di noi, non voglio dire se migliori o peggiori, scelgono di avere soltanto cosiddetti cani da borsetta. Per via della taglia che consente di infilarli tra il portafoglio e le chiavi di casa, lasciando spuntare fuori solo la minuscola testa, talvolta guarnita di fiocchi, sberluccichi che ne ornano il collare, persino cappellini e passamontagna quando fa più freddo.
Tra loro, quelli coi cani da borsetta, e noi, che abbiamo cani ingombranti e selvaggi, c' è diffidenza, ostilità, persino un po' di disprezzo. Loro pensano, giustamente, che i nostri cani starebbero meglio in campagna a correre indisturbati e non disturbanti, noi, un po' meno giustamente ma, va detto, comprensibilmente, che nessuna cosa vivente dovrebbe stare dentro una borsa portata sulla spalla, o indossare cose che non ha scelto e che la rendono grottesca.
Ma la vera differenza tra noi e loro è che noi ci sentiamo in colpa. Perché non siamo la regina Elisabetta e non viviamo in una campagna inglese, o in una residenza inglese con un immenso parco inglese nel quale possiamo far scorrazzare i nostri cani senza che facciano inciampare le persone sul marciapiede o la pipì davanti ai loro negozi.
Ci sentiamo in colpa quando gli amici ci vengono a trovare e, simulando indifferenza, passano il tempo a togliersi i peli dal maglione. Quando i nostri cani poggiano il muso sulle ginocchia di estranei seduti al bar, e lasciano sulla stoffa l' impronta della bava. I cani da borsetta non fanno niente del genere, anche perché non fanno quasi niente.
Sonnecchiano tutto il giorno, ti guardano con gli occhietti spalancati, abbaiano in quel loro falsetto fastidioso se, per qualche inspiegabile ragione, cerchi di far loro una carezza. In generale conducono esistenze misteriose dentro quel loro habitat innaturale. Vivono, credo, nel terrore di essere estratti da lì e deposti sulla terra, o nella campagna inglese. Ma i loro padroni non lo faranno. Avranno cura di loro, e li terrano il più possibile lontani da tutto, compresi i nostri grandi cani sbavosi. Che potrebbero, effettivamente, morderli o addirittura inghiottirli. E certo che anche questo ci fa sentire in colpa, certo.
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