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    “GIORGIA MELONI FINO A POCHI MESI FA VENIVA DESCRITTA COME LA FACCIA BUONA DEL SOVRANISMO, ORA VISTI I SONDAGGI È DIVENTATA UNA MUSSOLINI IN GONNELLA” - CROSETTO SPIEGA LA DECISIONE DI LASCIARE LO STUDIO DI “PIAZZAPULITA”: “HO ASCOLTATO PER MEZZ'ORA IL MONOLOGO DI FORMIGLI E DEL DIRETTORE DI FANPAGE. A QUEL PUNTO È STATA DATA LA PAROLA A LILLI GRUBER CHE INDOSSAVA LE VESTI DI ARBITRO DEL BENE E DEL MALE, PER ARRIVARE POI ALLE CONCLUSIONI DI PRODI. NEL MIRINO C'ERA UN UNICO OBIETTIVO: GIORGIA MELONI..."


     
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    Fabrizio De Feo per “il Giornale”

     

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    «Credo che la democrazia si fondi sul confronto e non sui plotoni di esecuzione. Qui ho visto un plotone di esecuzione nei confronti di Giorgia Meloni e del centrodestra. Ho lasciato la politica perché mi sentivo al di sopra di questo modo becero di farla. Mi sento inadatto a fare la foglia di fico. Per questo faccio l'unica cosa che può fare una persona quando si sente inadatta: la saluto, mi scuso e me ne vado».

     

    Con questo j' accuse Guido Crosetto, fondatore di Fdi giovedì ha abbandonato gli studi di Piazza Pulita La7. Come è maturata la sua decisione?

    «Ho ascoltato per mezz' ora il monologo di Corrado Formigli e del direttore Cancellato sulla risposta data da Giorgia Meloni all'inchiesta di Fanpage. A quel punto è stata data la parola a Lilli Gruber che indossava le vesti di arbitro del bene e del male, per arrivare poi alle conclusioni di Prodi. Nel mirino c'era un unico obiettivo: Giorgia Meloni, tirata in ballo per fatti in cui evidentemente non c'entra nulla. Mentre aspettavo non potevo fare a meno di pensare che mi trovavo di fronte a una impostazione inaccettabile per chiunque, per Conte, Letta o Renzi. La trasmissione non stava facendo informazione corretta ed imparziale ma stava semplicemente costruendo un teorema».

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    Quale sarebbe stata l'impostazione giusta?

    «Io credo che il conduttore debba fare l'arbitro tra due interlocutori, non diventare parte in causa».

     

    Non sarebbe stato più giusto controbattere a quelle tesi?

    «Dopo un'ora, in 3 minuti? Non ho nulla contro Corrado Formigli, sono stato suo ospite e certo non perdo il rispetto per lui. Ma ritengo si possa portare civiltà anche in un dibattito politico. Giorgia Meloni fino a pochi mesi fa veniva descritta come la faccia buona del sovranismo, ora visti i sondaggi è diventata una Mussolini in gonnella o un Hitler in sedicesimo. Con queste iperboli la si espone al rischio che qualche pazzo possa sceglierla come obiettivo, lei che, in un Paese in cui hanno scorte e tutele anche quelli che si spediscono da soli un proiettile, non ha mai voluto la scorta».

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    Lei fa politica da molti anni, sa bene che l'evocazione del fascismo è uno spartito consueto da circa 28 anni.

    «Ho visto anch' io il titolo di un giornale del 1993 su Berlusconi fascista. Sì, la riesumazione del pericolo nero è un classico pre-elettorale, ma francamente applicarlo a una donna di 44 anni che da anni ha un atteggiamento molto fermo verso qualunque forma di nostalgismo è un po' deprimente. Conosciamo bene queste artiglierie sperimentate per distruggere, ma non è detto che sia scontato abituarcisi e fare finta che sia tutto normale. Gli avversari di Giorgia Meloni dovrebbero cercare di combatterla sui contenuti, non cercando di delegittimare lei».

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    C'è un elemento di autocritica che si sente di fare rispetto alle prese di posizione di Fratelli d'Italia di queste settimane?

    «I movimenti di destra esistono così come i loro tentativi di usare Fdi come veicolo. L'attenzione è alta, a volte si può fare meglio, a volte peggio, ma pensare che i leader di partito possano avere responsabilità per episodi o atteggiamenti che avvengono in periferia è lunare. Qualche giorno fa è stato eletto un consigliere circoscrizionale della lista Manfredi a Napoli che sul suo profilo Facebook ha riferimenti al Ventennio. Nessuno, giustamente, ne ha chiesto conto a Manfredi o a Letta. Se fosse stato di Fdi avrebbero avuto lo stesso atteggiamento con la Meloni? Questa comunicazione è il modo per tenere ferma la democrazia. La sinistra preferisce vincere spaventando il proprio elettorato piuttosto che confrontarsi sulle idee».

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