Massimiliano Panarari per “la Stampa”
Nel coltivare le relazioni le persone si fanno spesso guidare da una massima.
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Quella per cui i veri amici si vedono nel momento del bisogno, che vale anche per i popoli. E non è precisamente una dimostrazione d' amicizia quella che molti componenti dell' Unione europea stanno riservando all' Italia (Paese fondatore) in queste drammatiche settimane.
Gli italiani, chiusi nelle case dal lockdown, si sarebbero attesi (e meritati) dei gesti di aiuto da parte di quella «Casa comune» continentale che perde da tempo consensi. Un sentiment fotografato, da ultimo, dal sondaggio Monitor Italia, secondo cui l' 88% della nostra opinione pubblica giudica negativamente l' operato della Ue. D' altronde, nel picco di questa emergenza, abbiamo dovuto ascoltare le parole ingenerose di Christine Lagarde (con correlati rimpianti di Mario Draghi).
christine lagarde jens weidmann
E mentre a Roma il governo necessita di risorse per provare a tamponare l' apocalisse economica in corso, i Paesi «nordici» si atteggiano a cerberi dei vincoli del Patto di stabilità. Ennesima testimonianza di un' Europa che sembra pensata esclusivamente per «quando c' è il bel tempo» (come ha dichiarato a La Stampa Lucrezia Reichlin), mentre l' attuale è un tragico «tempo fuor di sesto», come direbbe l' Amleto shakespeariano.
Da Manzoni a Camus, la letteratura ha offerto innumerevoli esempi di quanto le pestilenze estraggano il peggio dal genere umano: una regola purtroppo esatta, che rivediamo in azione nelle classi politiche di parecchi Paesi membri. Anziché esaltare lo spirito comunitario e la responsabilità collettiva, questi tristi giorni di biopolitica (e di «paradigma immunitario») fanno esplodere gli egoismi nazionali, come se il coronavirus si fermasse alle frontiere. Una profonda delusione per i cittadini del Paese natale di Altiero Spinelli. E un calcio di rigore a porta vuota per gli spiriti animali del sovranismo e dell' autarchia, oltre che un regalo per le potenze non occidentali.
CONTE LAGARDE
Perché la nostra opinione pubblica, via via meno europeista e infuriata con un' Unione burocratizzata e insensibile, vede atterrare a Roma un charter con attrezzature sanitarie e medici inviati dal governo cinese. Un atto di sostegno tangibile, frutto della «diplomazia della mascherina», che è anche un capitolo del nuovo soft power di Pechino, impegnato a mostrare l' efficienza del tecno-illiberale «paradigma Cina» in questa guerra virale dei mondi. E può capitare, così, di perdere la percezione di quale debba essere la nostra corretta collocazione nella geopolitica internazionale.
Un effetto collaterale del fatto che l' Unione del metodo intergovernativo si rivela sempre di più non la soluzione, ma magna pars del problema al cospetto delle sfide globali. E, invece, ci sarebbe esigenza di un' Unione politica, e di più modello (solidale e sociale) europeo.
luigi di maio xi jinping