DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Federico Ercole per Dagospia
C’è un eroismo della volontà romantico, persino wagneriano, nell’impresa del tedesco Matthias Linda che durante un lavoro “matto e disperatissimo” quasi solipsistico durato sette anni è riuscito a ripristinare la potenza giocosa, la coralità, la poesia e l’arte dei più grandi giochi di ruolo giapponesi dell’ultimo decennio del secolo scorso e non con un pedissequo gioco di imitazione, ma con colte variazioni, prendendo il suo bene dove lo trovava per portare avanti la sua idea nuova, unica e appassionata.
Si tratta di Chained Echoes, disponibile sul Game Pass di Xbox e anche su Playstation, PC e Nintendo Switch, un’opera dalla splendente “pixel art” la cui esperienza non è un tuffo nel passato malgrado con questo essa sempre dialoghi, ma un annullamento dei decenni che sono trascorsi dai videogiochi che la hanno ispirata, un fiero e sentito ribadire quelle qualità imperiture di un modo di pensare i videogame che lo rilancia nel futuro, mentre al contempo dimostra ancora come le idee e l’autorialità del singolo possano competere con l’industria miliardaria e iper-tecnologica.
Ispirandosi a videogame come Final Fantasy VI e Tactics, Chrono Trigger, Suikoden e Xenogears, Matthias Linda ha composto una propria opera che non solo eguaglia il valore di questi capolavori giapponesi degli anni ’90, ma che talvolta va oltre proprio per la dialettica con la contemporaneità in cui è maturato e per il fatto di essere frutto di una fatica intima, amorosa e personale.
Insomma se ancora ricordate con passione le epopee nipponiche di trent’anni fa o anche se non le avete vissute (vi verrà voglia di farlo) ma le avete sempre favoleggiate e desiderate, Chained Echoes è il videogame che fa per voi, oltre quaranta ore di avventure, colpi di scena, strategia, epica e bellezza. Il testo di Chained Echoes non è tradotto in italiano, ma c’è inglese. Come ai “vecchi tempi”, in cui si giocava con il vocabolario vicino.
UNA GUERRA INFINITA
Il mondo fantasy di Valandis è afflitto da un conflitto pluriennale e, nel culmine di questo, comincia Chained Echoes, ponendoci nei panni di un mercenario a bordo di un’armatura volante (una specie di “mecha”) che deve penetrare le più perigliose linee nemiche in una missione definitiva e quasi suicida. Glenn, il pilota, riesce nell’impresa di distruggere una potente pietra magica ma questa deflagra, distruggendo migliaia di vite e devastando il territorio.
Dopo questa catastrofe la guerra finisce e ci ritroviamo a controllare personaggi di varia natura in una città dove si festeggia l’anelata pace: una ladra dal cuore d’oro, una principessa in incognita con il suo arciere e servitore, un poeta e musicista di fama, di nuovo Glenn oppresso dai sensi di colpa con il suo amico Kyllian. Questi personaggi, ognuno con le sue motivazioni, si uniranno in una compagnia quando la festa si tramuterà in una tragedia e la pace si rivelerà un’utopia, perché c’è sempre qualcuno al quale la guerra fa comodo, come nella realtà d’altronde.
Comincia dunque un lungo viaggio sorprendente, attraverso magnifici e pericolosi luoghi di pixel: pianure verdeggianti, foreste oscure, caverne, antichi ruderi, isole lussureggianti, monti innevati, paesi e città, deserti tossici o sabbiosi. Esplorare è un’attività da svolgere con metodo e impegno, soprattutto quando potremo tornare a pilotare le armature volanti ed entreremo in possesso di un’aereonave, perché c’è sempre qualcosa da scoprire, qualcosa di utile da trovare, una storia opzionale ma scritta e concepita con la stessa ispirazione di quella principale.
Perché non si tratta solo di epica favolosa, in Chained Echoes oltre che del tema della guerra e delle sue orrende ingiustizie, si discute di religione con l’avvento del monoteismo in un mondo dapprima politeista, di politica, dei drammi della povertà, di tradimento, di tassazioni insostenibili, di delusione e corruzione con una qualità che è davvero romanzesca; una narrazione accentuata ed esaltata dalle musiche “classiche” (dell’era 32 bit) composte con talento e partecipazione emotiva da Eddie Marianukroh.
Tra le piccole grandi storie che compongono Chained Echoes ve ne sono di toccanti e più articolate come quella di un padre che uccide la figlia malata per poi tentare il suicidio, oppure alcune che si risolvono con poche frasi, una sola didascalia, come le parole di un soldato occupante che compiange i cadaveri impiccati del popolo nemico maledicendo chi l’ha mandato in guerra.
UNO STRAORDINARIO SISTEMA DI COMBATTIMENTO
Si combatte a turni in Chained Echoes, vediamo i nemici sullo schermo, ci avviciniamo loro e scatta la lotta, come in Chrono Trigger e in tanti altri giochi di ruolo giapponesi. Ma anche qui Linda si ispira alle dinamiche del passato solo per rielaborarle in qualcosa di nuovo e personale. Ogni personaggio ha le sue abiltà peculiari e utilizzandole si riempie una linea che ci porterà in “overdrive”, ovvero le nostre mosse marziali e magiche avranno più effetto. Ma attenzione, utilizzando sempre le stesse mosse o subendo gli attacchi ci “surriscalderemo”, patendo più danni e consumando più energia.
Quindi bisogna valutare con strategia le azioni giuste per permanere in zona “overdrive”, anche quando si combatte a bordo delle “sky armor”, le sopracitate armature volanti. Arriveremo a controllare fino ad otto personaggi, ma in battaglia se ne possono usare contemporaneamente solo quattro, un peccato considerata l’utilità delle loro abilità e il loro carisma, così Linda ha pensato di darci la possibilità di sostituirli in tempo reale dalle retrovie senza farci perdere neanche un turno!
Non pensate inoltre di fare di salire di livello la vostra compagnia oltre ogni limite per sconfiggere i cattivissimi “boss” senza difficoltà alcuna. Qui la salita di livello è legata solo ad eventi particolari, così per vincere dovrete solo fare uso del vostro pensiero strategico e dell’armamentario disponibile in quel momento.
Forse la definizione di capolavoro è abusata, forse no, soprattutto pensando alle tante meraviglie ludiche dell’anno appena trascorso, più o meno esaltate o sottovalutate e incomprese che siano, ma senza dubbio Chained Echoes lo è in maniera singolare e purissima.
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