RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
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Abbiamo scritto e riscritto che il giovane commercialista milanese Buffagni è il ''delegato'' del Movimento 5 Stelle per le nomine che contano, lunga mano (di Casaleggio più che di Giggino) nelle partecipate statali. Sulla partita della Cdp ha incassato una vittoria notevole piazzando al vertice Fabrizio Palermo al termine di un lungo braccio di ferro con il ministro del Tesoro Tria (che controlla l'82% della Cassa e dunque decide l'amministratore delegato), che puntava su Scannapieco.
E negli ultimi giorni Palermo, pur svezzato da Giuseppe Bono in Fincantieri, su ordine di Buffagni aveva comunicato al governo di voler far fuori il suo mentore (troppo vecchio) per sostituirlo con Pierluigi Ragni (altro figlioccio di Bono) o addirittura Paolo Simioni, Ad della disastrata Atac di Roma. Questa mossa però non è stata fortunata: una volta che Bono ha scoperto il piano di farlo fuori ha chiamato a raccolta il "Deep State", e ha dato il via a una serie di batoste.
Fabrizio Palermo Giuseppe Bono
Già, perché Salvini ha parlato con esponenti di quel potere invisibile ma ''solido'' che si muove ai vertici del paese, che gli hanno fatto capire che Bono non si tocca, senza Bono le navi di Fincantieri sarebbero naufragate velocemente, e così il ministro si è affrettato a declamare un endorsement per lo storico amministratore delegato.
Ma Palermo forse non sapeva che stava per ricevere la batosta numero due, e poi la numero tre. In queste settimane si decidono infatti le cariche di altre società partecipate dalla Cdp, ovvero Sace, Italgas e Snam. Proprio da quest'ultima ha provato a rimuovere Alverà, senza ottenere il risultato sperato. Poi ha proposto un suo fidatissimo manager come amministratore delegato di Sace, e a quanto pare anche qui avrebbe ricevuto un bel ''niet''.
Tra i nomi che è pronto a spendere in queste grandi aziende spicca quello di Stefano Donnarumma (Acea), ovvero colui che lo ha introdotto ai 5 Stelle, e a cui quindi ''deve'', in un certo senso, la sua attuale e caldissima poltrona.
La Cdp ovviamente ha anche un discreto ma energico socio di minoranza, ovvero le fondazioni bancarie tuttora guidate da Giuseppe Guzzetti. Che ha deciso il presidente, Massimo Tononi, uno che non va esattamente d'accordo con Palermo, tanto da essere andato dal grande vecchio della finanza a lamentarsi per la gestione della Cassa. Ha minacciato le dimissioni, puntando proprio a qualche casella nelle fondazioni che si libererà all'uscita di Guzzetti. Lui però lo ha stoppato: non è il momento di rompere, è necessario che resti ancora al suo posto, non è il momento...
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