Giuliano Balestreri per it.businessinsider.com
dal pino
Sky ha versato alla Serie A la prima rata del contratto per il campionato 2020/2021, ma per l’ultima tranche della stagione in corso (130 milioni di euro compresi gli interessi, ndr) se ne riparlerà in pieno autunno: la pay tv presenterà ricorso contro l’ingiunzione di pagamento, ma difficilmente le nuove udienze saranno calendarizzate prima della fine dell’estate. Insomma, i club si trovano con l’acqua alla gola: i diritti tv valgono per oltre la metà degli incassi complessivi e i soldi servono a sanare tutte le pendenze in vista dell’iscrizione al prossimo campionato.
Ecco perché il presidente della Lega, Paolo Dal Pino ha voluto accelerare i tempi sulla nascita della media company: la newco all’interno della quale veicolare i ricavi commerciali della Serie A che però ha bisogno di un partner finanziario per avviare la fase di start up. Uno scenario che fa gola a diversi fondi d’investimento convinti che con una governance chiara e senza l’assillo di fare cassa immediatamente, il valore dei diritti tv sia destinato a crescere rispetto al valore odierno di circa 1,3 miliardi di euro l’anno.
cvc capital partners
I presidenti aspettano le offerte vincolanti entro il 24 di luglio, ma intanto iniziano a prendere forma le diverse opzioni sul tavolo. La più calda, appoggiata da Dal Pino, ma anche dall’advisor Lazard, sembra quella di Cvc che ha messo sul piatto 2,2 miliardi di euro per il 20% della newco per un periodo di 10 anni. Un’operazione con una valorizzazione complessiva di circa 11-13 miliardi di euro. In uno scenario del genere, i ricavi in eccessi dovrebbe rientrare nella “remunerazione” del capitale di rischio del fondo. I club, in cambio, avrebbero ricavi certi, ma teoricamente stabili.
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Inoltre, Cvc chiede la maggioranza dei diritti di voto della media company. Per gli operatori internazionali è semplicemente fuori discussione l’ipotesi di entrare in Spa di fatto dove i 20 soci hanno una quota paritaria del 5%. Soprattutto in considerazione del fatto che ogni decisione finanziaria necessità di una maggioranza del 75%. L’ingovernabilità della Lega con un presidente e un amministratore delegato di fatto prigionieri dell’assemblea è incompatibile con qualunque progetto finanziario.
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Ecco dunque lo scoglio da superare: se una parte dei presidenti è ormai consapevole che per crescere serve una guida esterna, indipendente e non condizionabile dagli umori dell’assemblea; un’altra non vuole perdere il controllo sulla gestione dei soldi. Come a dire meglio pochi, ma gestiti direttamente che molti di più, ma senza la possibilità di intervenire direttamente.
D’altra parte è proprio sulla gestione dei diritti tv triennali che si sono consumate le battaglie più sanguinose all’interno della Lega di Serie A: le stesse che hanno fatto fuori Miccichè, messo all’angolo l’ad Luigi De Siervo e rischiano di isolare Dal Pino (nei giorni scorsi l’ad della Roma, Guido Fienga, grande sponsor del presidente della Lega, ha indirizzato allo stesso una lettera durissima denunciando il suo inattivismo nella contestata gestione dello stipendio dell’ad, minacciando anche azioni legali – missiva a cui Dal Pino ha risposto calendarizzato la discussione sull’ad per la seconda assemblea estiva, ndr).
guido fienga crisi roma foto mezzelani gmt021
Lo scenario della Serie A è fluido e in costante evoluzione. Gli animi dei presidenti sono mobili come “piume al vento”. Abbastanza, quanto meno, per rendere impossibile o quasi l’unanimità necessaria a deliberare le cessione di una quota di partecipazione a un fondo della newco.
L’alternativa su cui hanno iniziato a ragionare alcuni presidenti e quella di individuare come partner finanziario un fondo di debito, anziché un private equity. L’effetto sarebbe quello di mantenere il 100% del capitale, pur ottenendo subito i capitali necessari per la fase di start up. La cifra sul piatto sarebbe decisamente inferiore, probabilmente vicina a 1,5 miliardi sufficiente comunque ad anticipare gli introiti di una stagione o a coprire le perdite iniziali relative alla realizzazione di una canale della Lega.
bogarelli
Una soluzione del genere eviterebbe anche il rischio di eventuali contenziosi: la Serie A è di fatto controllata da 20 club, i formali proprietari dei diritti tv; ogni anno ci sono tre promozioni dalla B e altrettante retrocessioni che modificano l’assetto della Lega e trovare un’intesa che metta il calcio al riparo da rischi è tutt’altro che semplice. A meno che non si raggiunga un accordo che preveda una sorta di minimo garantito da parte di un soggetto finanziario e con meccanismo di condivisione dei ricavi per la quota eccedente.
Un progetto simile a quello proposto da Wanda che però non dovrebbe essere valutato tra le offerte dei fondi. Il gruppo cinese, per cui lavora Marco Bogarelli, si candida a ricoprire il ruolo di partner industriale dell’operazione di costruzione del canale. Per Bogarelli è un chiodo fisso convinto che sia l’unico modo per far salire in maniera costate i ricavi del calcio tricolore.
bogarelli
Ed era stato lui ad aiutare Mediapro nel 2017: a differenza degli spagnoli, però, Wanda ha le spalle molto più larghe e non avrebbe problemi a presentare le garanzie finanziarie necessarie. E’ evidente, comunque, che in questo momento l’ipotesi canale ha la precedenza rispetto al bando tradizionale.