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È sempre meno consigliato l’utilizzo di denaro contante per eseguire una serie di pagamenti. Se è vero che in molti casi esiste l’obbligo di ricorrere alla moneta elettronica per rendere tracciabili le operazioni finanziarie, in altre situazioni è opportuno fare versamenti con bancomat, carte di credito o bonifici.
L’obiettivo è evitare i fastidiosi accertamenti del Fisco che potrebbero riscontrare irregolarità nei trasferimenti di denaro. Ormai è noto l’indirizzo adottato in materia di pagamenti, dove si tende sempre di più a scoraggiare l’uso del contante a vantaggio di altri strumenti tracciabili. Ma quali sono i versamenti che è consigliabile effettuare con moneta contante?
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Le carte elettroniche andrebbero utilizzate, innanzitutto, per le spese detraibili al 19% ai fini Irpef. Per legge, questo tipo di operazione deve essere tracciabile, ad eccezione dei versamenti effettuati per le spese in farmacia e quelle sanitarie. Il consiglio è quello di estendere a tutti i costi medici l’uso di bancomat e carte di credito, per non incorrere in errori.
La stessa cosa vale anche per il pagamento di alcuni bonus, come quello relativo alle ristrutturazioni edilizie. Dare denaro contante in questa circostanza potrebbe far perdere il diritto alla detrazione, un rischio che può essere facilmente evitato effettuando un bonifico.
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Il terzo pagamento da rendere tracciabile riguarda il canone d’affitto e le spese di condominio, per le quali non si può superare la soglia di 1.999,99 euro in contanti. Non rispettare questa regola potrebbe avere conseguenze molto pesanti, con sanzioni rilevanti per i trasgressori.
Il tetto dei 1.999,99 euro in contanti dovrebbe essere ulteriormente abbassato a partire dal primo gennaio 2022. La cifra prevista è di 999,99 euro, altro chiaro segnale di come si tende a scoraggiare i cittadini italiani a utilizzare moneta contante.
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Inoltre, non bisogna dimenticare che l’Agenzia delle entrate ha il potere di controllare tutte quelle spese che superano il 20% del reddito complessivo dichiarato dal cittadino, per evitare operazioni “in nero”.