1 – BERLINO SOSPENDE IL FRENO AL DEBITO MA SULLA CRISI TEDESCA TUTTI TACCIONO
Estratto dell’articolo di Camilla Conti per “la Verità”
OLF SCHOLZ - I CONTI DELLA GERMANIA TRUCCATI
Ieri ha fatto il giro dei social e di alcuni media tedeschi la reazione avuta mercoledì scorso da Olaf Scholz, in conferenza stampa a Berlino. Il cancelliere ha alzato gli occhi al cielo dopo che una giornalista tedesca ha chiesto a Giorgia Meloni se, vista la crisi sul bilancio di Berlino, la Germania sia «ancora un partner affidabile» per l’Italia. Meloni ha poi risposto di considerare affidabili sia Scholz sia la Germania sottolineando di non essere tra quelli «a cui piace l’ingerenza esterna sulle questioni interne dei Paesi membri, e quindi non intendo farlo neanche in questa occasione».
[…] il governo di Berlino deve fronteggiare una forte crisi, è alle prese con la decisione della Corte federale che ha stabilito che la decisione del governo di riallocare 60 miliardi di debito inutilizzato dell’era della pandemia al suo fondo per il clima è «incostituzionale». Ieri il ministero delle Finanze ha dunque annunciato che per il quarto anno consecutivo intende sospendere per il 2023 la norma costituzionale che limita fortemente il ricorso al deficit pubblico.
olaf scholz con la benda sull occhio
Il governo «presenterà un bilancio collettivo» per «garantire» la spesa prevista per quest’anno e per farlo invocherà «una situazione di urgenza», condizione necessaria per sospendere ancora una volta la norma costituzionale nota come «freno al debito», che limita il deficit pubblico allo 0,35% del Pil.
Il bilancio bis includerà una spesa per introdurre un «freno ai prezzi dell’elettricità e del gas» per le famiglie e le imprese, «su una base costituzionalmente sicura», ha dichiarato il ministro Christian Lindner. Spesa che appunto è stata congelata per il momento a seguito del richiamo all’ordine da parte della Corte suprema.
annalena baerbock olaf scholz e christian lindner
Il ministro ha poi aggiunto di voler «chiarire le cose» per l’anno in corso, in modo da poter avviare le discussioni sul bilancio 2024, già rinviate a tempo indeterminato dal governo. Proprio oggi avrebbe dovuto presentare la manovra ma la seduta è stata annullata e rinviata all’ultima sessione parlamentare prima di Natale. Il rischio è quello di entrare nel nuovo anno con «l’esercizio provvisorio».
Chi di austerità ferisce, di austerità perisce, direbbero i maligni. Resta il fatto che in Germania sono congelati miliardi di spesa pubblica, dai tagli sono stati salvati per ora solo l’ufficio del presidente federale, i due rami del Parlamento e la Corte costituzionale. E a Bruxelles è stato già notificato che Berlino non è più in grado di contribuire al fondo da 100 miliardi (metà di questi sono destinati all’Ucraina). Ieri sono usciti i dati del Pmi manifatturiero tedesco che è aumentato a 42,3 a novembre 2023, il più alto in sei mesi, da 40,8 di ottobre e leggermente migliore delle previsioni di mercato (41,2).
annalena baerbock olaf scholz e christian lindner
[…]
Il problema è che la crisi non va considerata solo in termini tecnici: Scholz ha difficoltà a governare un sistema economico tenuto fin qui grazie anche agli aiuti di Stato che hanno sostenuto le aziende tedesche. E che valgono quasi la metà di tutti quelli autorizzati da Bruxelles. E questo diventa indirettamente anche un problema per noi, considerando che la Germania è primo partner commerciale dell’Italia.
GIORGIA MELONI OLAF SCHOLZ
Ne è consapevole anche la banca di sistema del nostro Paese, Intesa Sanpaolo, che non a caso ha svolto in questi giorni a Francoforte una missione dedicata alla promozione dello sviluppo dei porti italiani, attraverso la Zona Economica Speciale Unica del Mezzogiorno e le Zone Logistiche Semplificate del Centro Nord.
L’obiettivo del gruppo guidato da Carlo Messina è proprio quello di attrarre investimenti esteri puntando sul settore della logistica e dello shipping. Insomma, portare le aziende tedesche in Italia e rafforzando il ruolo di banca di riferimento del settore portuale e dell’economia marittima. […]
2 – CONTI TRUCCATI: ORA BERLINO DEVE RISCRIVERE LA MANOVRA
Estratto dell’articolo di Marco Palombi per “il Fatto quotidiano”
OLAF SCHOLZ
Ieri la stampa è impazzita: “Nuove elezioni in arrivo?”, titolava la Bild. A memoria di tedesco non si ricorda nessuna sospensione “a tempo indeterminato” del voto sulla manovra di bilancio come quella decisa mercoledì sera dal “Comitato Bilancio” del Bundestag.
La Germania rischia l’esercizio provvisorio nel 2024, e poco male, ma soprattutto al momento non sa come uscire dal casino delle centinaia di miliardi “fuori bilancio” denunciati dalla Corte dei Conti a settembre e dichiarati incostituzionali dieci giorni fa dalla Consulta: per contrappasso, mentre il suo libertinaggio contabile è esposto al mondo Berlino mantiene (con qualche cedimento) la sua posizione rigorista sulla riforma del Patto di Stabilità Ue, che dovrà garantire “regole fiscali che stabilizzino le finanze pubbliche”, ha detto il ministro delle Finanze Christian Lindner, cioè cali obbligatori e prestabiliti di deficit e debito ogni anno.
MACRON E SCHOLZ
Domanda: mentre chiede libbre di carne all’Italia e ad altri Paesi europei, Berlino ha conti fedeli alla realtà? Non pare proprio... Andiamo con ordine. Cosa sono questi Sondervermögen, i “fondi speciali”? In sostanza soldi messi in strumenti esterni al bilancio pubblico – alimentati dallo Stato ma anche da imprese e banche a controllo statale e regionale – che servono per investimenti pluriennali in alcuni settori dell’economia: una pratica al limite (e oltre) delle norme Ue e nazionali iniziata da tempo e divenuta di dimensioni abnormi col Covid e la guerra in Ucraina.
OLAF SCHOLZ A DAVOS
La Corte dei Conti ha contato 29 fondi speciali per 870 miliardi di stanziamenti, solo uno dei quali dovrebbe resistere alla mannaia giudiziaria: quello da 100 miliardi per la spese militari, varato con legge costituzionale. Quanto ai conti pubblici, l’analisi dei magistrati contabili tedeschi sostiene, ad esempio, che registrando correttamente le spese “fuori bilancio” – in particolare quelle per armi ed energia – il deficit previsto per il 2024 sarà del 2,4% e non dello 0,4% come scritto dal governo nella sua Finanziaria: di conseguenza sarà violata la regola costituzionale del “freno al debito” introdotta nel 2009.
A rendere ingovernabile la situazione è arrivata, il 15 novembre, la Corte costituzionale che ha bocciato la Finanziaria del 2021 per lo stesso motivo, dichiarando illegittimo lo spostamento di 60 miliardi stanziati per l’emergenza Covid nel 2020 al Fondo per il clima e la transizione energetica
giorgia meloni olaf scholz
[…]
Sarebbe un problema aggirabile se il governo non avesse dedotto dalla lettura della sentenza che – man mano che arriveranno a sentenza i ricorsi presentati dall’opposizione – la Corte di Karlsruhe dichiarerà illegittimi per violazione del “freno al debito” tutti o quasi i fondi speciali: per questo il Parlamento ha smesso di votare sul Bilancio 2024 in attesa di capire che fare. Lindner ha promesso una “manovra supplementare” per il 2023 entro mercoledì, visto che quest’anno i fondi speciali sono stati usati con una certa larghezza (evidentemente sarà sospeso, di nuovo, “il freno del debito”).
È il futuro, però, il vero problema del governo Scholz: i fondi speciali, infatti, sono in larga parte già impegnati o “promessi”. […]
giorgia meloni olaf scholz 2
Qui c’è la vera questione politica dei trucchi contabili di Berlino: mentre chiede austerità ai partner Ue, con enormi quantità di fondi “fuori bilancio” la Germania sta ridisegnando la struttura industriale dell’Europa a suo vantaggio. Basti citare l’allarme della nostra Federacciai: 12 miliardi annui di sussidi energetici per l’industria tedesca sono “un attacco diretto al mercato unico europeo, che cambierà per sempre la competitività relativa tra le manifatture dei diversi Paesi”.
L’esplosione del caso dei fondi speciali è, alla fine, una buona notizia per Meloni: la forza negoziale della Germania ne risulta di certo indebolita, anche se non sarebbe la prima volta che Berlino impone all’Europa scelte irrazionali (ed egoiste).
GIORGIA MELONI OLAF SCHOLZ GIORGIA MELONI OLAF SCHOLZ URSULA VON DER LEYEN OLAF SCHOLZ