matteo renzi mohammed bin salman
Carlo Tarallo per “La Verità”
Dall'Arabia alla Cartabia: tra un viaggetto e l'altro in Arabia Saudita, Matteo Renzi, il califfo della politica italiana, sta per riuscire nel suo intento: far sloggiare Giuseppe Conte, sostituendolo con l'ex presidente della Corte costituzionale, Marta Cartabia, oppure costringere il premier ad abbassare la cresta, anzi il ciuffo, a tornare sui suoi passi, a rimangiarsi tutti i «mai più con Renzi», e soprattutto a uccidere il vitello grasso da servire in tavola per l'eventuale, ma improbabile, ritorno del figliol prodigo, accompagnato da un sostanzioso contorno di ministeri e posti di sottogoverno.
matteo renzi al quirinale
Si sono sentiti, ieri, Giuseppi e Matteo, prima che il leader di Iv salisse al Colle per le consultazioni: è stato Conte a chiamare Renzi, e non viceversa, il che fa capire chi fosse tra i due il più in ansia. Una conversazione servita a rompere il ghiaccio, dopo settimane di totale incomunicabilità, ma che non ha per nulla rassicurato Conte, che quando ha chiuso la telefonata si è ritrovato a chiedersi se non avesse commesso un altro, l'ennesimo, tragico errore, dimostrandosi debole e non ricavando comunque, da questo atto di sottomissione politica, un bel niente.
«Il problema è politico», gli ha detto infatti Renzi, facendo capire a Giuseppi che la strada per un suo reincarico è, almeno per ora, sbarrata. Il Rottamatore, tornato bello carico dall'Arabia, dove ha partecipato con il principe Mohammed bin Salman, al panel «Il futuro di Riad» della Future investment initiative, vede a portata di mano l'obiettivo massimo, ovvero un nuovo governo con un nuovo premier, e praticamente già raggiunto quello minimo, che consiste nell'umiliazione politica di Conte, già trafitto ieri da Renzi, che al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha detto chiaramente di essere contrario «per ora» a un reincarico al premier ciuffato.
ARABIA VIVA
Il leader di Iv ha detto al capo dello Stato di preferire la strada di un incarico esplorativo a un'altra personalità che verifichi con Pd, M5s e Leu se questi partiti sono disponibili a ricucire la maggioranza con Italia viva. Compito che potrebbe toccare al presidente della Camera, Roberto Fico. In sostanza, Renzi vuole la sottomissione pubblica di Pd, M5s, e Leu, non solo di Conte.
La partita è appena iniziata, e il risultato non è scontato: non a caso, l'ex presidente della Corte costituzionale, Marta Cartabia, a quanto apprende La Verità, è stata allertata, e l'eventualità di un «governo istituzionale» è stata espressamente citata da Renzi nel suo fluviale intervento all'uscita dal colloquio con Mattarella.
renzi mejo dello sciamano di washington
Un lunghissimo comizio, uno show televisivo live dal palco del Quirinale, che Renzi sente casa sua, considerato che l'attuale inquilino del Colle deve proprio a lui la sua elezione di sei anni fa, con tanto di rottura del patto del Nazareno con Silvio Berlusconi. Il reincarico a Conte non può essere quindi completamente escluso ma non arriverà di certo alla fine del primo giro di consultazioni.
Una Caporetto, comunque vada a finire, per Giuseppi, che affonda ora dopo ora. Merito del Rottamatore, tornato in piena forma, ma pure dello stesso Conte, che si è fatto convincere dai suoi consiglieri e suggeritori, protagonisti politici del calibro di Alfonso Bonafede, Stefano Patuanelli e Riccardo Fraccaro, ad andare al muro contro muro con Italia viva, sperando nell'arrivo di quei responsabili che invece sono rimasti, responsabilmente, nel centrodestra, annusata l'aria di improvvisazione che ha caratterizzato il tentativo.
teresa bellanova matteo renzi al quirinale
Conte si è messo, figuratevi il livello di disperazione, nelle mani di Bruno Tabacci, che ha avuto il suo momento di gloria partecipando alle consultazioni, dopo essere riuscito a radunare il gruppo di muratori, carpentieri e costruttori necessari a formare la «quarta gamba» alla Camera, dove non serve a niente, e non al Senato, dove Conte è crollato.
Renzi ha vinto, e si prepara a stravincere: la scorsa notte, nel corso di una riunione in videoconferenza con i suoi parlamentari, ha tirato le somme di queste settimane di braccio di ferro, e ha illustrato quello che avrebbe detto a Mattarella. «Matteo», racconta alla Verità uno dei suoi parlamentari, «per prima cosa ci ha detto che dobbiamo essere orgogliosi di aver ottenuto il risultato di far dimettere Conte.
renzi conte
Poi ha riassunto i tentativi che ha messo in campo. Ci ha detto», aggiunge il renziano, «di aver provato invano a spaccare il M5s, proponendo Di Maio premier, e il Pd, ingolosendo Franceschini. Poi ci ha rivelato di aver parlato con Salvini per chiedergli di non irrigidirsi sul voto anticipato, posizione che avrebbe aiutato Conte, e ci è riuscito». Fin qui il riassunto delle puntate precedenti. E poi? «Ci ha anticipato», precisa la nostra fonte, «che avrebbe detto a Mattarella che Italia viva non pone veti, ma non accetta veti, e che non abbiamo alcun problema su un premier che abbia un profilo istituzionale. Quindi non saremo noi a dire no a Conte, ma sarà chi riceverà l'incarico esplorativo a dire a Mattarella che non ci sono i margini per un Conte ter». E perché mai dovrebbe? «Proporremo Maria Elena Boschi al governo, per far saltare i nervi al M5s. Poi», aggiunge il parlamentare renziano, «diremo no al ritorno di Bonafede, della Azzolina, porremo una serie di paletti programmatici che costringeranno i nostri ex alleati a scaricare Conte. Il M5s accetterà chiunque pur di non andare alle elezioni e, se tutto va bene, Forza Italia entrerà in maggioranza e ci saranno anche i numeri per il Mes».
LA DELEGAZIONE DI ITALIA VIVA AL QUIRINALE