giovani, coronavirus e alcolismo
1 – ALCOL, BOOM DI VENDITE ONLINE, DAL LOCKDOWN ACQUISTI A DOMICILIO RADDOPPIATI. TRA I GIOVANI PIÙ 200%
Valeria Arnaldi per www.leggo.it
Forzati in casa, spesso soli. Senza socialità, con le incertezze di oggi e le preoccupazioni per domani. Di certo, con la voglia di dimenticare la pandemia. E, non di rado, davanti al pc, bicchiere in mano, per un aperitivo con gli amici in videochiamata, per stare insieme “a distanza”.
La pandemia ha visto crescere sensibilmente online la passione degli italiani per l’alcol, a partire dai più giovani. A misurare il fenomeno è Idealo, portale internazionale di comparazione prezzi: nel 2020, nel nostro Paese, ha registrato un rialzo dell’interesse online per gli alcolici, rispetto al 2019, pari al 110,2%. Il dato sale addirittura al 209,2% per i giovani, tra 18 e 24 anni.
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Si beve per dimenticare, distrarsi, allontanare le ansie o magari per festeggiare il momento in cui ci si “rivede” seppure tramite uno schermo. Aumenta dunque l’interesse dei più giovani, ma anche quello delle altre fasce d’età. Tra i 35 e i 44 anni il rialzo è +91,2%, tra i 25 e i 34 +88,8%. Più lieve, colpisce pure il dato degli over65, che sale “solo” del 27%. Attenzione però: è tre volte superiore alla crescita di interesse per l’e-commerce, +9%, nella stessa fascia d’età. Bevono di più gli uomini: la percentuale di quanti acquistano alcolici online è salita del 100,6%. Ma aumentano pure i numeri delle donne, con +65,3%. Cresce l’interesse per il vino, con +446%. E per cognac e brandy, con +247,6%. Dopo, la vodka, con +242,7%. All’e-commerce, poi, si aggiungono richieste e spese in enoteche, supermercati e simili.
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L’acquisto in Rete, però, suggerisce una dimensione più intima, rapida, “senza volto”. Non è un caso, forse, che il picco di aumento per le web-ricerche di alcolici, con +125,1%, si verifichi la domenica sera, tra le 21 e le 22, da mobile. Quando una nuova settimana, con le sue difficoltà, sta per iniziare.
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2 - "A 20 ANNI CON IL FEGATO DA TRAPIANTO. LA PANDEMIA HA ACUITO LA DIPENDENZA DA ALCOLICI"
Ilaria Betti per www.huffingtonpost.it
“La pandemia sta causando un aumento incredibile di ricadute: persone che erano dipendenti dall’alcol e ne stavano uscendo, ci sono ricascate. Ma non solo: sono tanti i giovani che, complice l’isolamento, ricorrono all’alcol per alleviare i propri problemi”: è questa la fotografia che scatta Gianni Testino, presidente della Società Italiana di Alcologia e primario SC Dipendenze ed Epatologia della ASL3 Liguria. Una descrizione confermata dai numeri: secondo l’Istituto Superiore di Sanità, già dal primo lockdown, i canali di vendita online e di home delivery di bevande alcoliche hanno registrato un incremento stimato tra il 180% e il 250%.
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”Il problema riguarda anche i ragazzi: l’età media di chi ha una dipendenza da alcol si è abbassata e nel nostro reparto arrivano anche giovani di 20-25 anni con danni fisici importanti. Ci sono trentenni con un fegato da trapianto. D’altronde è inevitabile se si comincia a bere a 12-13 anni. La pandemia non ha fatto altro che acuire questo dramma”.
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Ancora una volta Testino cita i numeri: “Nel 2020 nel mio reparto abbiamo notato un incremento delle ricadute alcoliche del 20% rispetto al 2019 e un incremento del 15% del numero di persone dipendenti dall’alcol.
Questo è spiegabile perché persone che erano in sobrietà, nel chiuso della loro casa, costrette al distanziamento sociale e con tendenze depressive o con altre problematiche psichiatriche, hanno avuto delle ricadute. Le conseguenze sulla salute sono devastanti: chi aveva una cirrosi epatica in fase di compenso ha avuto un peggioramento, in alcuni casi si è dovuto ricorrere anche al trapianto di fegato”.
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Per Testino, “l’Italia ha un problema con le bevande alcoliche”, dato che ogni giorno in media sono 48 le persone che muoiono a causa dell’alcol, oltre 17.000 ogni anno. Secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio nazionale alcol dell’Iss discussi insieme alla Società Italiana di Alcologia, il numero di persone che già consumavano alcol in maniera notevole è aumentato del 63% dall’inizio della pandemia rispetto all’anno precedente, invece tra le persone con consumo “a basso rischio” (una unità alcolica al giorno per le donne e due per gli uomini), il 28% è passato nella fascia di consumo pericoloso.
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I dati si fanno particolarmente preoccupanti se si pensa che all’interno di queste percentuali siano inclusi anche i giovani. “Per la prima volta molte famiglie hanno dovuto fare i conti con un’amara realtà: i figli hanno un serio problema con l’alcol. Non si tratta solo della bottiglia del sabato sera, bevuta per compagnia: hanno proprio necessità di bere. Vuoi perché si sentono soli, vuoi perché hanno bisogno di provare quel ‘brivido’ in più, vuoi perché gli manca quel rito che prima condividevano con i compagni, fatto sta che ragazzi che consumavano alcolici nella normalità e che avevano quella dipendenza che noi chiamiamo ‘binge drinking’ (ovvero bere grosse quantità di alcol in poco tempo), si sono ritrovati a desiderare alcolici anche a casa con i propri genitori. Abbiamo ricevuto telefonate di mamme e papà che ci chiedevano aiuto: c’è chi ha ritrovato il figlio sul tetto con le bottiglie di alcolici che gli avevano passato gli amici dalla porta”.
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Ma come convincere i ragazzi ad allontanarsi da questa strada pericolosa? Secondo Testino, la prevenzione è fondamentale. Con il Progetto Educazione a Corretti Stili di Vita di Patrizia Baldinot, l’ASL 3 mette a disposizione materiale gratuito per tutti i professori d’Italia affinché parlino di questi temi in classe: “Come mai si è tanto attenti ad evitare di ammalarsi di Covid e non si pone la stessa attenzione nell’evitare di cadere nella trappola della dipendenza da alcol che uccide e anche molto? Gli adulti devono essere i primi a sdoganare questi argomenti”, afferma il presidente.
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Come se non bastasse, bere grosse quantità di alcol è più che mai sconsigliato nel periodo Covid. Il sistema immunitario è infatti debilitato dal consumo di alcolici: “Quanto più bevo, quanto più rallento i meccanismi di difesa del corpo - ci spiega -. Inoltre alcune ricerche hanno evidenziato che in un fegato provato dall’alcol si attivano i recettori per il coronavirus. In sintesi, un bevitore ha una maggiore possibilità di avere un decorso grave e quindi di finire in terapia intensiva”.
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Leone ed Elena: “Noi salvi grazie ad Alcolisti Anonimi, ma per chi è ‘nuovo’ è facile avere ricadute”
Leone frequenta Alcolisti Anonimi Italia dal 1992. “Io sono un ‘veterano’ ormai - ci racconta -. Ho fatto un lungo percorso che oggi mi permette di vivere questo periodo storico con maggiore tranquillità, ma per uno ‘nuovo’ che frequenta il gruppo magari da un anno o poco meno il pericolo di ricadute è dietro l’angolo”. Per Leone come per tantissimi altri, l’associazione Alcolisti Anonimi è stata ed è fondamentale: un porto sicuro dove ritrovarsi in anonimato e sentirsi ‘sulla stessa barca’ con altre persone che vivono lo stesso problema.
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La pandemia ha però complicato le cose: le riunioni - così importanti per chi vive una dipendenza da alcol - non si possono più fare in presenza e il confinamento in casa può indurre a cadere in tentazione. Le ricadute possono essere in alcuni casi anche fatali: “Se un alcolista torna a bere ne va della sua vita”, ci spiega. “Spesso per noi l’unica medicina che funziona è la condivisione in gruppo.
Vedere le lacrime di un amico che si rende conto che ne sta uscendo ci rende felici e ci motiva. Guardare l’espressione di un’amica che dice: ‘Anche oggi non ho bevuto’ è per noi un’emozione fortissima, che sentiamo ‘nostra’ e che ci contagia. Tutto questo manca.
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Manca la presenza, il calore umano”, aggiunge. D’altronde Leone era abituato a frequentare anche tre riunioni a settimana: “Grazie al programma dei Dodici passi che si attua in Alcolisti Anonimi ho ritrovato me stesso, la mia dignità, la mia spiritualità. Posso dire di aver sviluppato una consapevolezza che oggi mi tiene lontano dai brutti pensieri. Ma non è per tutti così. Ho delle amiche ‘fresche’ in Alcolisti Anonimi che si sono ritrovate ad avere delle ricadute in questo periodo: sole, in casa con i genitori, sanno che possono aprire il frigo e trovare da bere. Per loro è dura”.
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Di giovani ed alcol Elena ne sa qualcosa. Entrata in Alcolisti Anonimi a 25 anni, è sobria da dieci. Ma non è stato un percorso facile per lei: l’ultima volta che ha bevuto ha ingoiato 7 litri di birra e nell’ultimo periodo prima di entrare nel gruppo era arrivata a non dormire la notte e a sentire delle voci. Il suo è l’esempio di una persona che ce l’ha fatta, che grazie al gruppo ha trovato il suo equilibrio. “Ai giovani che oggi si trovano ad affrontare un problema di dipendenza dall’alcol vorrei dire che uscirne si può e che, anzi, ci si può ricostruire totalmente. Prima di avere figli, prima di avere un lavoro stabile, è più facile mettersi in discussione, cambiare, rimettersi in carreggiata. Non è mai troppo tardi per ricominciare”.
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