DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
1 - NELLA PARTITA DELLE REGIONALI SCAMBIO SICILIA-LOMBARDIA L'ISOLA A SALVINI, PIRELLONE A FI
Estratto dell’articolo di Claudio Reale per “la Repubblica”
Nella strana estate della politica italiana spunta la pazza idea di uno "scambio" Forza Italia- Lega su Sicilia e Lombardia. La trattativa per scegliere il candidato da schierare nell'isola alle elezioni che dopo le dimissioni anticipate dell'uscente Nello Musumeci si terranno il 25 settembre si intreccia infatti con quella per le Regionali che la prossima primavera decideranno il nome del successore di Attilio Fontana.
In campo per la Sicilia ci sono lo stesso Musumeci, sostenuto da Fratelli d'Italia, il leghista Nino Minardo, la forzista Stefania Prestigiacomo e l'ex magistrato Massimo Russo, appoggiato dal Movimento per l'autonomia, ma dopo settimane di scontri i leader regionali del centrodestra hanno deciso di delegare la decisione a un tavolo nazionale.
matteo salvini e attilio fontana
Lì potrebbe andare in scena il ribaltamento: i berlusconiani potrebbero cedere il passo a Minardo nell'Isola, ottenendo in cambio il via libera per Letizia Moratti (o, con una mossa a sorpresa, per Licia Ronzulli) al Pirellone.
In questo schema Fdi si "consolerebbe" con una compensazione in Sicilia - l'ipotesi è la presidenza dell'Assemblea regionale - e con il diritto di schierare il candidato governatore nel Lazio, puntando probabilmente sul capogruppo alla Camera Francesco Lollobrigida. […]
2 - LE LITI SULLA SICILIA, GLI AZZURRI NON CEDONO
Felice Cavallaro per il “Corriere della Sera”
letizia moratti e silvio berlusconi
S’è fatto sentire Berlusconi in Sicilia, bocciando l’ipotesi di «trattativa» che assegnerebbe la presidenza della Regione alla Lega in cambio della stessa carica per Forza Italia in Lombardia e per Fratelli d’Italia nel Lazio.
Dicono che il Cavaliere sia «arrabbiato e scocciato», deciso a chiudere la partita: «La Sicilia non può che essere assegnata a noi». Decisiva una telefonata a Gianfranco Miccichè, nel suo studio di Palazzo dei Normanni: «Chiudi. Punto e basta. A costo di rompere con questi alleati che abbiamo». E il coordinatore azzurro nell’isola: «Lei mi fa un grande regalo».
STEFANIA PRESTIGIACOMO SULLA SEA WATCH
Saltato un ventilato vertice romano sulla complicata scelta del candidato unitario, proseguono quindi i colloqui fra Palermo e Catania dove echeggia la rivendicazione azzurra attribuita al Cavaliere, come ripetono Miccichè, da coordinatore regionale, ma anche Stefania Prestigiacomo che da aspirante candidata pur tace con i cronisti, parca perfino con i suoi più stretti collaboratori: «Devo stare zitta. Le mie quotazioni risalgono e non posso rispondere manco ai veleni di Ignazio...».
Ignazio è il plenipotenziario di Giorgia Meloni, il «siculo» La Russa che continua a difendere la riconferma di Nello Musumeci in una estenuante trattativa dove, è certo, «Berlusconi non può avere detto quel che gli fanno dire».
MATTEO SALVINI ANTONINO MINARDO
E cioè che, dopo 28 anni, la guida della Sicilia spetterebbe a FI, come si legge anche in un recente documento con richiamo esplicito a una carica mai avuta nemmeno ai tempi del clamoroso 61 a 0. Implacabile La Russa: «Se non l’ha avuta quando era il primo partito, perché adesso che non è il primo partito? Non è linguaggio suo. Né può dire che gli spetta. Se a qualcuno spet ta, allora c’è l’uscente, Nello Musumeci».
Allo psicodramma del centrodestra fa eco quello del centrosinistra dove il Pd insiste su Caterina Chinnici, in attesa di conferma reale del sostegno dei Cinque Stelle — divisi sull’alleanza dopo la rottura a Roma — che pongono nove condizioni per proseguire insieme.
Sperano a sinistra di capitalizzare le divisioni del fronte opposto dove si capirà forse oggi se davvero potrà tramontare la contestata autocandidatura di Musumeci a vantaggio di un colonnello di Matteo Salvini, il segretario siciliano della Lega, Nino Minardo, nome non molto noto anche se esponente di una famiglia con un impero fondato su una diffusa rete di stazioni di rifornimento e su una TV seguita, «Video Regione».
È stata questa candidatura a scatenare la reazione di Miccichè e poi di Prestigiacomo, indispettita da La Russa perché, riferiscono i suoi amici, «s’è messo a dispensare patenti, a scartare, a fare i raggi X...».
Non le è andato giù il richiamo alla Sea Watch, al blitz che lei fece con Davide Faraone, altri e Fratoianni nel 2019 a bordo della nave tenuta al largo di Siracusa con i migranti a bordo da Salvini ministro.
IGNAZIO LA RUSSA A MEZZORA IN PIU
E La Russa: «Io nemmeno me lo ricordavo, ma alla Lega non hanno dimenticato. Non c’è un mio veto, ma una preclusione politica della Lega». Ha buona memoria anche Stefania, la ribelle di allora, un asso nella manica: «Sì, su quella nave salì con noi pure Valeria Sudano del Pd, oggi moglie di un leader della Lega e transitata nel partito di Salvini che non può avere posto veti».
STEFANIA PRESTIGIACOMO, NICOLA FRATOIANNI E RICCARDO MAGI IN GOMMONE VERSO LA SEA WATCH
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