Giuseppina Manin per il “Corriere della Sera”
RIGOLETTO LIVERMORE 5
Quel suono strano che si sentirà all' inizio, Verdi non l' ha mai scritto e tanto meno ascoltato. Il sordo vibrare di una metropolitana, che domani sera risuonerà dentro il teatro del Maggio Musicale di Firenze, annuncio di un Rigoletto traslocato ai nostri tempi.
«Una storia in nero di potere e violenza, di umiliazione femminile, di deformità morale», avvisa Davide Livermore, regista del nuovo allestimento dell' opera verdiana, che si vedrà in streaming a marzo, primo titolo di ItsArt, la Netflix della Cultura promossa dal ministro Franceschini. Sul podio Riccardo Frizza, nel cast Luca Salsi nei panni del tragico buffone, Javier Camarena Duca di Mantova, mentre Gilda è la bella Enkeleda Kamani, soprano albanese, due anni fa applauditissima alla Scala in questo stesso ruolo.
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Il rumore del metrò evocherà una stazione sotterranea, desolata e squallida come tutte. «Un luogo di passaggio dove non ci si parla, non ci si guarda, e se succedono degli orrori si tira dritto» spiega Livermore, che come sempre si vale del suo team, Giò Forma per le scene, Gianluca Falaschi per i costumi, D-wok per i video. «In quello spazio delle tenebre perfetto per questa vicenda che, per crudeltà e cinismo, potremmo definire la Breaking Bad della lirica, accadono ogni tipo di nefandezze. Là sotto è il regno di Gilda, che lavora giorno e notte dentro una lavanderia, lava, stira e non vede mai il sole. Ragazza sfruttata, emblema di tante nuove schiave di oggi».
E sempre là sotto Monterone (Roman Lyulkin) scaglierà la sua maledizione.
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«Il vero tema dell' opera. Che in un primo tempo doveva intitolarsi proprio così. La farò apparire, nella sua spaventosa crudezza, proiettata su un muro, visibile solo con la luce di una lampada ultravioletta. Maledire qualcuno è quanto di più terribile, è profezia e adempimento. Ci credo, non si può sfuggire. Ricorderò sempre una zia che dal balcone lanciò, le braccia levate al cielo, il suo anatema a un parente. Finito poi malissimo».
Il bersaglio del maleficio qui è Rigoletto, colpito in quello che ha di più caro, la figlia.
«Gilda è il suo unico affetto, è legato a lei da un amore totale, di possesso e gelosia, che lascia intravvedere un desiderio inconfessabile. Difatti tutti pensano che lei sia l' amante di Rigoletto. E in Le roi s' amuse , la pièce di Victor Hugo da cui Francesco Maria Piave trasse il libretto, il sospetto di incesto è anche più palese. Ma a Verdi importava soprattutto evidenziare il rapporto con il potere».
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La ragione vera per cui la censura ha così tanto perseguitato sia Hugo che Verdi.
«Il colpo di genio del compositore fu di togliere di mezzo riferimenti a sovrani troppo vicini e inventarsi una casa reale dismessa, quella dei Gonzaga, che ormai non contavano più nulla. Solo così Rigoletto riuscì a vedere la luce nel 1851».
Ieri c' era la censura, adesso gli ostacoli a cui far fronte sono le ferree regole anticontagio.
«Difficile immaginare la scena del festino nel palazzo del Duca tenendo le debite distanze. A venirmi in aiuto anche stavolta è stato il cinema, la scena dell' orgia di Eyes Wide Shut dove Kubrick aveva fatto indossare la maschera ai partecipanti a sottolineare il carattere voyeuristico e clandestino di quel rito erotico.
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E adesso, che con il volto coperto siamo davvero tutti, ho pensato di trasformare quelle mascherine protettive in maschere teatrali, con su dipinti sorrisi beffardi, ghigni terribili, a celare l' ipocrisia e la bassezza dell' essere cortigiano».
Servi di un Duca la cui corte è lastricata d' oro, come le ville dove si organizzano turpi festini
«I riferimenti al presente sono facili, non occorre nemmeno fare nomi. Quello che mi vien da dire è che Rigoletto oggi sarebbe finito agli arresti domiciliari».
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