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    DEGRADO CAPITALE – BARACCHE E PARABOLE: ECCO L’ENNESIMA FAVELA SULL’ANIENE - DA QUI PARTONO OGNI MATTINA I CERCATORI DI METALLI NEI CASSONETTI DEI PARIOLI, TRIESTE-SALARIO E DELLA ZONA DI VILLA ADA. FRA LORO ANCHE MOLTI MINORENNI...


     
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    Rinaldo Frignani per il Corriere della Sera - Roma

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    Una bidonville fatta di lamiere e cartoni, con i fogli di cellophane al posto dei vetri delle finestre, galli e galline che beccano nella polvere, stendini con il bucato messo ad asciugare, che con il passare dei mesi da invisibile e diventata visibile: rovi e boscaglia che costeggiano l' Aniene, dai Prati Fiscali al circolo Parioli, non bastano più per mimetizzare quello che era un angolo di degrado e che adesso si è ingrandito a dismisura, diventando una succursale del campo nomadi che ancora sorge a ridosso di sfasci e ricambi auto verso Roma nord, a sua volta ciò che rimane del vecchio insediamento di via del Baiardo, a Tor di Quinto, sgomberato qualche anno fa.

     

    Era famoso per la maxi discarica dall' odore nauseabondo che ricopriva un' intera scarpata fino al Tevere.

     

    La storia che si ripete, anno dopo anno, nell' indifferenza di tutti, ma non degli abitanti del Trieste-Salario, della zona di Villa Ada e fino ai Parioli, appunto, che ogni giorno assistono al via vai di decine, se non centinaia, di uomini, donne, e anche bambini, che trascinando carrelli della spesa, trolley, borsoni con le ruote, si muovono in mattinata per tornare a casa all' ora di pranzo e ricominciare nel pomeriggio, per cercare nei cassonetti pezzi di ferro o di altri metalli.

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    Una catena di smontaggio che non conosce sosta, che si muove indisturbata su sentieri e rampe di sterrato battuti proprio da loro, dove è pericoloso inoltrarsi per la presenza di cani messi a guardia della favela. E lo sarebbe anche senza. Scrutando le immagini satellitari offerte da Google Map si scopre che quelle baracche sulle sponde del secondo fiume di Roma già stavano lì nel 2016, e di sicuro prima, anche se erano molte di meno. Da una parte e dall' altra del fiume che poche centinaia di metri più avanti si getta nel Tevere, sotto il viadotto dell' Olimpica.

     

    Si entra e si esce dal ponte dei Prati Fiscali, anche scavalcando la balaustra, dal parcheggio dell' autosalone Rosati, dagli svincoli dell' Olimpica vicino al Prato della Signora.

     

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    Dalla quantità di panni stesi fuori dalle baracche si intuisce che qui vivono decine di persone, quasi un centinaio, con molti minorenni. Ci sono furgoni, ma anche parabole sui tetti di compensato per captare i canali satellitari, si spera alimentate da gruppi elettrogeni e non da cabine elettriche pagate dai romani. Le condizioni igieniche sono quelle di un accampamento di fortuna, cioè precarie, tanto più che la favela è circondata da mini discariche che sembrano anche avere un senso: pentole da una parte, vecchi elettrodomestici dall' altra. Cumuli di rifiuti metallici in una sorta di raccolta differenziata della differenziata.

     

    Proviene infatti dai cassonetti dei Parioli e non si butta niente per la seconda volta, nemmeno ciò che resta dei passeggini per bambini. Anche questi sono ammucchiati sulle sponde dell' Aniene che pure nei pomeriggi d' inverno, con il sole che filtra fra gli alberi, riescono nonostante tutto ad avere un loro fascino. Basta non guardare giù.

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