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    OGGI LA CONSULTA DECIDE SE LA POLITICA DI BILANCIO DI RENZI ESISTE ANCORA, OPPURE È TUTTA DA BUTTARE NEL CESSO. LA CORTE È CHIAMATA A STABILIRE SE SONO LEGITTIMI I BLOCCHI DEGLI STIPENDI PUBBLICI DECISI DAI GOVERNI BERLUSCONI, MONTI, LETTA E RENZI – UNA SCONFITTA, PER IL GOVERNO, VARREBBE 35 MILIARDI DI ARRETRATI DA PAGARE E 13 MILIARDI DI MAGGIORI SPESE A REGIME DAL 2016


     
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    1.OGGI RENZI RISCHIA UN BUCO DA 35 MILIARDI

    Francesco De Dominicis per “Libero quotidiano

     

    RENZI E PADOAN RENZI E PADOAN

    E due. Dopo lo schiaffone sulle pensioni, per il governo di Matteo Renzi un nuovo brivido. Stavolta in arrivo dal pubblico impiego. A creare preoccupazione al presidente del Consiglio è di nuovo la Corte costituzionale. Che oggi si pronuncia su un caso delicatissimo, specie per i risvolti sulle casse dello Stato. Il giudice delle leggi deve valutare la questione di legittimità costituzionale sul blocco della contrattazione nel pubblico impiego.

     

    Sotto esame una norma varata nel 2010 e poi corretta a luglio 2011 quando a palazzo Chigi c’era Silvio Berlusconi. Il blocco è partito nel 2011 con successive proroghe targate Mario Monti, Enrico Letta e Renzi. E oggi la decisione della Corte, dopo quella sulla rivalutazione delle pensioni dello scorso 30 aprile, potrebbe avere pesanti conseguenze sulle casse dello Stato.

     

    I calcoli non sono semplici. Secondo una memoria dell’Avvocatura dello Stato, presentata nelle scorse settimane a palazzo della Consulta, «l’onere» della «contrattazione di livello nazionale, per il periodo 2010-2015, relativo a tutto il personale pubblico, non potrebbe essere inferiore a 35 miliardi», con «effetto strutturale di circa 13 miliardi» annui dal 2016. Mentre la Corte costituzionale si pronuncerà sul blocco dei salari dei travet, il consiglio dei ministri darà il via libera a una serie di decreti fiscali.

    matteo renzi pier carlo padoan matteo renzi pier carlo padoan

     

    Si tratta dei provvedimenti attuativi della delega varata lo scorso anno e poi un po’ persa per strada. Tra i testi più attesi, quello sul catasto. La revisione dei vecchi estimi - si passa dai vani ai metri quadrati con le rendite adeguate ai valori di mercato - tiene in agitazione i proprietari di casa: il rischio è una nuova stangata fiscale, che il governo vorrebbe servire con un escamotage tecnico: l’ok oggi ai provvedimenti delegati lascia poco spazio al Parlamento perché i 60 giorni concessi per esprimere il parere incrociano il periodo estivo, in cui Camera e Senato lavorano a scartamento ridotto.

     

    ALESSANDRO CRISCUOLO ALESSANDRO CRISCUOLO

    Al cdm dovrebbe arrivar anche una prima tranche delle misure per il settore bancario. Misure che, intervenendo sulle procedure fallimentari, puntano a ridurre i tempi giudiziari per il recupero dei crediti dagli attuali 7-8 anni necessari in media in Italia ai 5 anni registrati nei paesi Ue. Non ci dovrebbero essere invece altri due regali attesi dai banchieri: la deducibilità fiscale in un solo anno, invece degli attuali cinque, delle svalutazioni sui crediti e la bad bank per favorire la cessione sul mercato delle sofferenze detenute dalle banche, che alla fine del 2014 ammontavano a quasi 200 miliardi.

     

    Tutto rinviato alla legge di stabilità per ragioni di copertura (circa 3 miliardi). All’ordine del giorno, poi, le norme su sanzioni tributarie, contenzioso, giochi, reddito d’impresa e fondo taglia-tasse in cui dovrebbero confluire gli incassi della lotta all’evasione e i risparmi ottenuti col riassetto delle agevolazioni. Nuovi stop e rinvii non sono da escludere. Anche il terreno tributario si sta rivelando, per Renzi, minato come altri. Il premier deve ancora risolvere questioni chiave sulle quali la maggioranza parlamentare è in fermento, dalla riforma della scuola alle norme sui diritti delle coppie gay.

     

    2. LE OTTO RAGIONI PER CUI LE PROCURE HANNO PUNTATO I MIRINI SUL GOVERNO RENZI

    Renzo Rosati per "il Foglio"

     

    Alessandro Criscuolo Napolitano Alessandro Criscuolo Napolitano

    Oggi la Coste costituzionale decide la legittimità del blocco degli stipendi pubblici: sono in palio 35 miliardi, due volte il costo del verdetto sulle pensioni, soldi che Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan non saprebbero dove prendere. E anche se l’esecutivo riuscisse a ridurre l’impatto come appunto per i pensionati, si aprirebbe la breccia al ritorno sulla punta delle baionette giudiziarie-sindacali dell’automatismo della paga: bye bye alla meritocrazia promessa dalla riforma della Pubblica amministrazione.

     

    Certo, la Consulta può rigettare i ricorsi o accoglierli senza effetti retroattivi, come per la Robin tax, invocando l’articolo 81 della Costituzione che impone il rispetto dell’equilibrio dei conti pubblici. Ma il presidente Alessandro Criscuolo dice che evitare il dissesto “è compito di altri organi dello stato”. Dunque tutto è possibile. Come se servissero ulteriori dimostrazioni di una magistratura che, ai suoi massimi livelli, stringe l’esecutivo per, diciamo, le parti basse.

    giuseppe pignatone giuseppe pignatone

     

    Con i giudici civili, penali e amministrativi, i fronti aperti sono molti; se ne possono individuare otto principali, dalla Consulta a Mafia Capitale, dagli effetti della scelta renziana di investire Raffaele Cantone quale zar della legalità, e da lì il proliferare del cantonismo in tutte le amministrazioni, alla stretta annunciata sulle intercettazioni; fino ai tentativi di Renzi di rottamare i privilegi della casta giudiziaria: il taglio ai 45 giorni di ferie, l’introduzione della responsabilità civile delle toghe, il divieto di incarichi extragiudiziari (arbitrati e simili), la pensione a 71 anni come per tutta l’élite dei civil servant.

     

    Norme, riforme e svolte, però, non sostenute finora con la tempra e le modalità anche esteriori che ci si aspetta, se sei il primo premier-segretario di sinistra che si dice garantista e affronti una questione epocale quale la giustizia in Italia. Neppure dal Renzi 1 che ora il Renzi 2 rimpiange.

     

    Si potevano forse liquidare via tuìt le extra-ferie. Ma la responsabilità civile – inattuata dal referendum del 1987, auto-applicata all’acqua di rose dal Consiglio superiore della magistratura – meritava un intervento forte in Parlamento, che riscrivesse decenni di errori e persecuzioni giudiziarie, magari non limitandosi alla memoria nobile di Enzo Tortora ma affondando nel vivo delle vicende De Magistris, Ingroia, Mastella (sì, anche Mastella).

     

    sergio mattarella e giuliano amato sergio mattarella e giuliano amato

     Così come meriterebbe qualcosa di più, rispetto a una comunicazione in sala stampa, la riforma delle intercettazioni telefoniche, qualcosa che spiegasse seriamente (sempre da sinistra) perché la gogna telefonica-mediatica è stata per numero, costi ed etica una grande anomalia dell’Italia nel contesto del mondo civile.

     

    Certo, per questo ci vuole visione circolare per chi ha appunto voluto Cantone e poi si è ritrovato il cantonismo a pioggia tra assessori – compresi quelli del Campidoglio sui quali imperversa Mafia Capitale – e codici etici che adesso deve smontare, tipo alla Cassa depositi e prestiti dove il candidato governativo a amministratore delegato, Fabio Gallia, è rinviato a giudizio dalla procura di Trani per questioni di derivati.

     

    PALAZZO DELLA CORTE COSTITUZIONALE PALAZZO DELLA CORTE COSTITUZIONALE

    Che si fa, si mettono toppe qua e là, o si dice dal banco del presidente del Consiglio “signori, ricollochiamo i poteri al loro giusto posto, con rispetto reciproco”? Se sulla questione giustizia il Renzi 2 non torna al Renzi 1, nella sostanza prima che nella forma, poi appunto la tenaglia si stringe a morsa come a Roma, dove il premier-segretario del Pd vuol liberarsi di Ignazio Marino parandosi dietro indimostrabili accuse di mafia, e non caso mai all’incapacità amministrativa. Forse a Renzi sarebbe tornato utile ricordare il precedente di Flavio Delbono, sindaco di Bologna quando lui era sindaco di Firenze.

     

    Indagato per peculato, abuso, truffa con tanto di “disegno corruttivo”, tra appalti e tabulati telefonici, condotto al patteggiamento, commissariato: infine tutto archiviato un anno fa. Ma il carrozzone del circo mediatico giudiziario, fatti i danni, era già passato oltre. Oggi staziona accanto al seggio del senatore di Ncd Antonio Azzollini, quel circo mediatico giudiziario, e lascia intendere che prima del voto per consentirne l’arresto non sia necessario nemmeno leggere le carte.

    la sala della corte costituzionale la sala della corte costituzionale

     

    Esempi insomma non mancano per corroborare una linea garantista di alto profilo, parlandone alla gente meglio che con le slides. Ma se non lo fai, la tenaglia che morde a Roma stringe in maniera più soft ma più subdola in Parlamento, dove il presidente della Corte dei conti va in commissione a contestare la riforma della responsabilità dei dirigenti pubblici “che non tutela l’autonomia dei giudici contabili” (cioè la sua).

     

    madia renzi madia renzi

    Dove il procuratore nazionale antimafia ha “messo in guardia sull’efficienza e la continuità delle attività intercettative” causa il taglio dei guadagni finora riconosciuti alle compagnie telefoniche (ovvero, meno business meno intercettazioni). Dove sarebbe già pronta una leggina per mantenere in servizio i magistrati – tutti, non solo nelle procure di frontiera – fino ai 73 o 74 anni. E’ evidente: o ti fai rispettare, oppure ti prendono le misure.

     

     

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