Fiorenza Sarzanini e Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera”
Marzo e aprile sono stati mesi terribili, li ricordiamo con profondo dolore, ma anche con uno strano rimpianto per quel senso di solidarietà nazionale, per quella speranza che presto, tutti insieme, ne saremmo usciti. Invece siamo ancora nel tunnel, con le mascherine sul viso e la paura negli occhi. E la differenza è che siamo divisi, confusi, smarriti dentro una incertezza quotidiana che rende impossibile decifrare il futuro. Diciamolo chiaramente: il rischio di un nuovo lockdown è concreto, però si sta facendo troppo poco per evitarlo.
coronavirus
C' è la sensazione forte che per qualcuno - anche all' interno del governo - la chiusura totale sia la soluzione più facile, la strada più semplice da percorrere per arrestare la curva dei contagi e il numero delle vittime. Invece non bisogna arrendersi a questa eventualità, perché si deve essere consapevoli che le conseguenze per la vita dei cittadini e per l' economia sarebbero drammatiche, per alcuni settori addirittura devastanti.
Il premier Giuseppe Conte ripete da giorni che il governo lavora per evitare una chiusura totale, perché il Paese non può più permetterselo.
Parole sacrosante. Eppure mai come ora divisioni e ritardi ci fanno temere il peggio e sentire come una pallina che corre lungo un piano inclinato, destinata a finire in quella metaforica buca dove nessuno di noi vorrebbe entrare. I numeri dei contagiati, dei Pronto soccorso vicini al collasso, delle terapie intensive che si vanno riempiendo di vite appese a un filo, dei tamponi che è sempre più difficile fare, ci dicono che è tutta una questione di tempo. Due settimane, forse meno: giorni decisivi, che non possiamo sprecare.
fermata strapiena dell autobus 14 a roma casilina
La seconda ondata ci ha presi in pieno e nessuno può garantire che sarà l' ultima. Anche per questo dobbiamo utilizzare ogni minuto utile per mettere in sicurezza il sistema sanitario nazionale, fermare la salita di quella curva epidemiologica. Abbassiamo il tono della voce fino a spegnere il cacofonico concerto di polemiche, accuse e recriminazioni che rende impossibile distinguere le parole veramente importanti. E poi agiamo. Ci sono dieci cose che si possono e si devono fare subito perché la pallina del lockdown non finisca in buca.
1 - REGOLE
Si devono rispettare le regole e se non vogliono rischiare di rimanere prigionieri in casa anche gli scettici si devono adeguare. Soprattutto per le tre fondamentali: portare con sé una mascherina e usarla sempre, al chiuso e all' aperto, quando non è possibile mantenere la distanza di sicurezza; stare almeno a un metro dagli altri; lavarsi spesso le mani, cosa che, a quanto dicono gli scienziati del Cts, troppo spesso dimentichiamo di fare.
2 - TRASPORTI
Il rimpallo di responsabilità sul perché bus e vagoni della metropolitana continuino a viaggiare pieni zeppi, ben oltre ogni limite di buon senso e sicurezza, va avanti da settimane. Colpa del governo, o delle Regioni? Del ministero dei Trasporti, o di quello dell' Istruzione? Per processi e sentenze ci sarà tempo, ora la clessidra è agli sgoccioli e bisogna far presto.
BAMBINI ACCALCATI PER ENTRARE SULL AUTOBUS
Adesso si deve ridurre la capienza. L' alternativa è aumentare i mezzi ricorrendo al privato.
3 - SCUOLA
Si sono sprecate tonnellate di energie a discutere di banchi con o senza rotelle, ma non si è trovato il modo di scaglionare gli ingressi prima dell' ultimo Dpcm, che ha fissato alle 9 l' entrata dei ragazzi alle superiori. La scuola va tenuta aperta, ma deve essere organizzata meglio. È un diritto dei ragazzi seguire le lezioni in classe invece che da casa, se il timore è l' aumento ulteriore dei contagi, per le medie e le superiori si renda obbligatoria la mascherina al banco, anche quando c' è la distanza di sicurezza.
4 - ZONE ROSSE
Le aree dove è alto il livello di contagio e di sofferenza delle strutture ospedaliere vanno chiuse senza esitazioni. Quanto accaduto nel febbraio scorso in Val Seriana è il momento più nero di questa pandemia. Replicare quei comportamenti sarebbe da irresponsabili.
5 - CONTROLLI
C' è il ristoratore che chiude e protesta pacificamente, ma c' è anche quello che lascia aperto il locale. Ci sono migliaia di persone che cancellano comunioni e matrimoni e c' è chi non rinuncia al party con tanto di fuochi d' artificio. E non mancano gli hotel che regalano la notte pur di accaparrarsi clienti al ristorante.
tamponi drive in 1
La maggioranza dei cittadini sta facendo sacrifici enormi per sopravvivere, forze dell' ordine e polizia locale devono potenziare i controlli e stanare chi crede di essere più furbo.
6 - TAMPONI
Le code interminabili ai drive-in non sono degne di un Paese civile. Gli accordi siglati dai ministri Speranza e Boccia con i presidenti delle Regioni per coinvolgere medici di famiglia e pediatri di libera scelta, vanno resi operativi. E potenziati con l' impiego dei militari, dei volontari sanitari. Il tracciamento è fallito ma poiché individuare e isolare i positivi è una delle armi per combattere il Covid 19, non può essere spuntata.
7 - IL MES
tamponi drive in a roma
Il dibattito politico sembra aver accantonato il Mes, perché troppe divisioni ha provocato in seno alla maggioranza di governo. Ma quella parola di tre lettere che fa venire la pelle d' oca ai 5 Stelle vale 36 miliardi di aiuti europei per la sanità, dopo anni in cui a un settore cruciale per la vita delle persone sono stati progressivamente e inesorabilmente tolti fondi. I soldi servono e ne servono tanti. Solo scorrendo i titoli dei giornali si capisce quante cose ci sono ancora da fare per rafforzare la medicina territoriale, consentire a chi ha sintomi lievi di essere curato a casa, presidiare le Rsa. Quanto alle terapie intensive, sulla carta l' Italia può arrivare a 10.300 posti, ma non tutti sono attivi e se la curva del virus non si piega il rischio che i respiratori non bastino purtroppo esiste. Per questo il Mes deve essere preso.
8 - MEDICI
La carenza di camici bianchi è cronica e in questa crisi, che nella prima fase ha decimato medici e infermieri, si è rivelata fatale. Forse sarebbe il caso di rivedere la norma che, anche durante una simile emergenza, rende obbligatoria la pensione per i medici di base. Accettando la richiesta di chi vuole rimanere.
9 - COVID HOTEL
GIUSEPPE CONTE MES
Se ne parla da mesi, ma è ancora un miraggio la ricerca di hotel o appartamenti per consentire a tante famiglie che non hanno spazi adeguati di isolare i positivi durante il periodo di quarantena. Ci sono diversi immobili del demanio vuoti e gestori di strutture private disponibili a metterle a disposizione anche per fare fronte alla crisi economica. Bisogna siglare i contratti, proprio come si è fatto per sistemare gli sfollati dopo i terremoti.
10 - CONDIVISIONE
Solo a ottobre il presidente del Consiglio ha firmato tre Dpcm. Un modo di procedere a scatti, sull' onda di pressioni, accelerazioni e frenate, che contribuisce a generare allarmismi e rischia di indebolire la fiducia degli italiani verso chi ci governa. Il tasso di rivalità tra le istituzioni di certo non aiuta, mentre forse aiuterebbe allargare lo sguardo, aprire la stanza dei bottoni alle opposizioni e provare a condividere la strategia.